Il Congresso Usa ‘s’incarta’. Ancora nessun accordo sul nuovo speaker della Camera

AGI 6 gennaio 2023
Il Congresso Usa ‘s’incarta’. Ancora nessun accordo sul nuovo speaker della Camera
Undici fumate nere prima del nuovo aggiornamento del voto. È dal 1859 che non c’è stata una elezione così lunga. Ancora tante difficoltà per Kevin McCarthy nella successione per il posto chiave delle istituzioni americane che fu di Nancy Pelosi.

 

 

L’accordo tra maggioranza Gop e fazione repubblicana dissidente non c’è ma il candidato non demorde: “Vincerò”
Dopo più di otto ore e cinque infruttuose votazioni, la Camera dei rappresentanti Usa ha approvato una mozione con cui ha aggiornato il voto l’elezione del suo nuovo Speaker a mezzogiorno dell’Epifania (le 18 in Italia).
Un nuovo schiaffo per il candidato ufficiale della maggioranza repubblicana, il 57enne Kevin McCarthy, che nemmeno nell’11ma e ultima votazione è riuscito a scalfire il muro dei ribelli del Grand Old Party e si è fermato a 200 voti. Il leader della minoranza democratica, Hakeem Jeffries, ha fatto il pieno dei ‘suoi’ 212 voti, sette voti sono andati a Kevin Hern, sostenuto dai ribelli Gop, uno a Donald Trump e altri 12 a vari candidati.
I negoziati andranno avanti per il quarto giorno per cercare di arrivare finalmente a una fumata bianca per la guida della Camera bassa riconquistata a fatica dal Grand Old Party nel voto di Midterm: l’ultima volta che si era arrivati a un numero così alto di votazioni per lo Speaker risale al 1859, alla vigilia di secessione americana.

Se non altro la mozione sull’aggiornamento è stata proposta e approvata dal Grand Old Party compatto con 219 voti su 221 (due non hanno votato), contrari tutti i 212 dem. Resta l’imbarazzo per questa faida nel partito in mondovisione: lo stallo che impedisce ai deputati di giurare (con i famigliari da giorni a Washington per la cerimonia) e alla Camera di iniziare a lavorare. “Va bene se ci vorrà un po’ più tempo”, ha commentato McCarthy al termine di un’altra giornata ad alta tensione.
Il rischio per il deputato della Calfornia è che, per venire incontro ai dissidenti dell’estrema destra, possa perdere i voti di qualche repubblicano moderato. Di offerte ai ribelli ne sono già state fatte molte (tra cui permettere a un singolo deputato di chiedere un voto di sfiducia per lo Speaker e un terzo dei membri della potente Commissione che istruisce le leggi), ma nemmeno Donald Trump riesce a controllare questa pattuglia.

L’ex presidente è stato persino provocatoriamente candidato alla carica di Speaker da uno dei ribelli, Matt Gaetz, che poi è stato presumibilmente l’unico a votarlo. Da parte sua l’ex presidente non è apparso scosso, al punto da postare sul social Truth un fotomontaggio che lo ritrae nei panni di Speaker mentre fa le boccacce alle spalle del presidente Joe Biden.
L’impressione è che nelle prossime ore si possa trovare un accordo con i ribelli, sia pure a costo di rendere McCarthy uno Speaker debolissimo. L’alternativa sarebbe un nuovo candidato di mediazione come il vice di McCarthy, l’italo-americano Steve Scalise, più a destra di lui.

Protagonista di queste giornate convulse di votazioni è stata la ‘clerk’ della Camera, Cheryl Johnson, che ha presieduto le operazioni e letto i risultati: l’aula le ha anche dedicato un applauso di gratitudine.

 

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