Più trumpiani di Trump: i figli del Tea Party tengono in ostaggio il Gop

Paolo Mastrolilli La Repubblica 6 gennaio 2023
Più trumpiani di Trump: i figli del Tea Party tengono in ostaggio il Gop
I venti deputati che bloccano il corso della politica americana non avrebbero posto nel parito di Reagan

Una volta il deputato repubblicano dell’Arizona Paul Gosar, oggi tra gli oppositori più contrari all’elezione del collega Kevin McCarthy come Speaker della Camera, aveva pubblicato un video ispirato alla serie giapponese “Attack on Titan” in cui lui tagliava la testa al presidente Biden e alla collega liberal Alexandria Ocasio Cortez. Potrebbe bastare a liquidare i ribelli del Gop come una banda di pericolosi lunatici, e non sarebbe molto lontano dalla realtà. Però non basta per capire le origini di un movimento che affonda le radici nel “Contract with America” di Gingrich, il Tea Party, e ora il Freedom Caucus, e minaccia il futuro della democrazia americana.

Partiamo dai nomi dei venti ribelli, in ordine alfabetico: Andy Biggs dell’Arizona, Dan Bishop del North Carolina, Lauren Boebert del Colorado, Michael Cloud del Texas, Andrew Clyde della Georgia, Matt Gaetz della Florida, Bob Good della Virginia, Paul Gosar dell’Arizona, Andy Harris del Maryland, Mary Miller dell’Illinois, Ralph Norman del South Carolina, Scott Perry della Pennsylvania, Matt Rosendale del Montana, Chip Roy del Texas, Byron Ronalds della Florida, Josh Brecheen dell’Oklahoma, Eli Crane dell’Arizona, Andy Ogles del Tennessee, Anna Luna della Florida e Keith Self del Texas. Chi sono e cosa vogliono?

Secondo un calcolo del New York Times, 15 sono deputati in carica rieletti a novembre e 5 nuovi. Di loro 12 hanno negato il risultato delle presidenziali del 2020, allineandosi quindi con gli assalitori del Congresso, e 14 tra i riconfermati avevano votato per rovesciare il verdetto del Collegio Elettorale. Quasi tutti, 19, sono membri del Freedom Caucus, il gruppo più a destra del Gop, fondato nel 2015 e guidato all’inizio da Jim Jordan, che però adesso appoggia McCarthy perché spera di diventare capo della commissione Giustizia da cui lanciare le inchieste contro Biden sul modello di Bengasi contro Hillary Clinton, per affossare la sua presidenza e la ricandidatura nel 2024. Ben 17 sono stati appoggiati da Trump alle scorse midterm, ma ora non ascoltano i suoi appelli a votare McCarthy, un po’ perché non ritengono che sia sincero, e un po’ perché l’antipatia per Kevin è troppo forte. Molti vengono da Texas, Arizona e Florida, per capire anche la collocazione geografica della rivolta.

Le motivazioni della ribellione vanno dai grandi principi al mercato delle vacche. Tutti vogliono ridurre il ruolo del governo federale, e accusano McCarthy di essere troppo incline al compromesso. Molti ambiscono a poltrone nelle commissioni della Camera, che il presunto Speaker non vuole concedere. In gioco però c’è soprattutto la direzione che il Partito repubblicano deve prendere, dopo aver perso le midterm del 2018, le presidenziali del 2020, e ora (in sostanza) anche le midterm del 2022. I sani di mente, come il leader al Senato McConnell, ritengono che il Gop debba tornare a moderazione e responsabilità che lo caratterizzavano prima di Trump; i ribelli pretendono di scivolare ancora di più verso l’estremismo. Non temono conseguenze, perché vengono da distretti estremisti, tranne forse l’amante delle armi Boebert che a novembre ha rischiato di perdere. Gaetz, altro capo della fronda, è stato investigato per abuso sessuale di una minorenne, e magari teme di avere i giorni politici contati.

Questa deriva dei repubblicani risale almeno al 1994, quando dopo la fine del reaganismo e la delusione di Bush padre, Gingrich aveva ripreso la maggioranza al Congresso virando nettamente a destra. La metà dei deputati che aveva fatto eleggere non aveva mai avuto il passaporto, e questa è quanto meno un’indicazione del loro isolazionismo. Anche Bush figlio però aveva deluso gli irriducibili, confluiti nel 2009 nel Tea Party, e poi nel 2015 nel Freedom Caucus. Trump ha incoraggiato questa corsa verso l’estremismo, ma ormai non la controlla più. Sono persone e idee che forse non avrebbero trovato alcuno spazio nel Gop di Reagan, però adesso lo tengono in ostaggio. Con una visione che il 6 gennaio 2021 ha dimostrato di disprezzare i valori fondanti della democrazia più antica del mondo moderno

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