“Tregua per il Natale ortodosso”, ma Putin non vale neanche 36 ore

Rosalba Castelletti La Repubblica 6 gennaio 2023
“Tregua per il Natale ortodosso” Putin ferma le truppe per 36 ore
Il presidente russo ordina lo stop ai combattimenti da mezzogiorno di oggi alla mezzanotte di domani La proposta lanciata da Kirill era stata concordata con il Cremlino per togliere a Erdogan la titolarità dell’iniziativa

 

Per 36 ore le armi russe taceranno in Ucraina. Il leader del Cremlino Vladimir Putin ha ordinato al suo esercito di osservare un cessate- il-fuoco unilaterale in vista del Natale ortodosso che cade domani. Si tratta della prima tregua su larga scala in quasi un anno di offensiva che risponde a un appello del patriarca di Mosca e di tutte le Russie Kirill, ma appare più come un’operazione propagandistica di facciata che come un preludio di negoziati. Tanto che sia Kiev sia i suoi alleati occidentali la hanno liquidata come mero tentativo «ipocrita» di Mosca di dare «ossigeno» alle sue truppe, ma senza apportare «nessuna libertà o sicurezza» alla popolazione ucraina.

Il primo a parlare di «cessate- il-fuoco unilaterale» che sostenesse «gli appelli alla pace e i negoziati tra Mosca e Kiev» era stato ieri in mattinata, in una telefonata con lo stesso Putin, seguita da un’altra con il suo omologo ucraino Volodymyr Zelensky, il presidente turco Recep Tayyip Erdogan che ancora una volta è tornato a proporsi come mediatore. Il leader del Cremlino aveva risposto denunciando nuovamente il «ruolo distruttivo dei Paesi occidentali», e in particolare la consegna di armi a Kiev, e ribadendo che la Russia sarebbe pronta a un «dialogo serio» a condizione che Kiev si piegasse alle sue «note richieste » e riconoscesse le «nuove realtà territoriali», vale a dire le quattro regioni ucraine annesse unilateralmente da Mosca lo scorso settembre, benché controllate soltanto parzialmente dal suo esercito. Condizioni «inaccettabili» per Kiev che insiste per un ritiro totale delle forze russe dal suo Paese prima di qualsiasi dialogo. Non i migliori auspici per la tregua natalizia.

Poco dopo è arrivato l’insolito appello del patriarca russo ortodosso Kirill, braccio destro religioso di Putin e strenuo sostenitore dell’“operazione militare” russa in Ucraina. «Mi rivolgo a tutte le parti coinvolte nel conflitto fratricida per invitarle a stabilire un cessate il fuoco e suggellare una tregua natalizia» e così consentire agli ortodossi di «partecipare alle funzioni della vigilia e del giorno di Natale», ha scritto.

Dichiarazione a cui è seguito l’ordine di Putin al ministro della Difesa Serghej Shojgu di cessare le attività belliche lungo la linea di contatto per 36 ore, nonché l’invito a Kiev a rispettare la tregua. Benché l’Ucraina lo abbia subito respinto, la Difesa russa ha fatto sapere che rispetterà le istruzioni del presidente dalle 12 di oggi alle 24 di domani.

Nient’altro che uno «spot pubblico di nobiltà», secondo la politologa russa Tatiana Stanovaja, a capo delthink tank R. Politik, per scongiurare che a Natale si ripeta una strage come nella caserma di Makiivka a Capodanno, ma soprattutto per dimostrare che «la Russia agisce dal lato giusto della storia, nella sua ottica ovviamente». In questo conflitto, scrive Stanovaja, «Putin si sente il “bravo ragazzo”, che fa una buona azione non solo per se stesso e per i“popoli fratelli” di Russia e Ucraina, ma per il mondo, liberandolo dall’egemonia americana».

In questo «gioco pubblicitario», anche Kirill fa la sua parte. Non solo, come riferito da fonti religiose russe, col suo appello di fatto concordato col Cremlino ha tolto l’iniziativa della tregua a un attore non ortodosso né cristiano come Erdogan. Ma, dopo aver aggravato la spaccatura tra le comunità religiose dei due Paesi portando a maggio la Chiesa ortodossa ucraina filorussa a rompere con Mosca, con l’appello a Putin si è fatto garante della tregua di Natale per tutti i fedeli ortodossi, per di più nel giorno in cui la Cattedrale dell’Assunzione e la Chiesa del Tabernacolo, nel territorio del Monastero delle Grotte di Kiev, sono diventate proprietà dello Stato.

Che però Kirill non abbia cambiato posizione lo si evince anche dall’uso nel suo appello del termine mezhdousobnyj konflikt , che in epoca medievale si usava per descrivere i «conflitti intestini». Per Kirill, come per Putin, non esiste uno Stato ucraino indipendente da Mosca. E perciò, a dispetto della tregua natalizia, il Cremlino, e lo stesso patriarca, sembrano intenzionati a portare avanti nonostante tutto la loro “crociata” contro Kiev.

 

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