Sandro Bonvissuto La Stampa 9 gennaio 2023
Scontri in autostrada, il Far West degli ultrà
Il calcio è cambiato molto negli anni, tanto da diventare qualcosa che si fa fatica a riconoscere come lo stesso fenomeno di prima; i prezzi dei biglietti aumentati allo sproposito, i presidenti padroni legati al territorio (che fosse la città o la provincia) si sono estinti, sostituiti da fondi d’investimento, banche, emiri, imprenditori americani o russi.
Gli stadi li hanno prima ingranditi e poi ristretti. Una volta erano scoperti e coi gradini rustici in cemento, seggiolini e bar. I posti tutti numerati, e si entra con i documenti alla mano. Durante la partita stai seduto, e questa è una delle variazioni più clamorose, almeno per me. E il numero degli arbitri è lievitato in modo impressionante, tanto che oggi, al momento delle foto di rito, il direttore di gare e i suoi collaboratori sembrano una squadra di calcetto a parte, oltre le due che si affrontano. L’arbitro non ha la divisa nera, e i giocatori indossano scarpini colorati come le scarpette per i bambini. O bambine. Non si gioca più la schedina ma si scommette nelle agenzie o sulle piattaforme. E poi le televisioni comandano tutto, calendari, giorni, orari. Forse anche i risultati.
E infine non si parla più di calcio nei bar, o almeno non più solo nei bar, ma si discute sui social e nei gruppi Wa. L’unica cosa che sembra non aver risentito del trascorrere del tempo è la violenza fra ultras. Ieri autostrada bloccata per gli scontri avvenuti presso un’area di sosta, tra i tifosi del Napoli e quelli della Roma, che in grossa minoranza numerica, si sono fermati, per sfidare sull’asfalto della A1, i partenopei in trasferta. Per la cronaca anche i romanisti erano in trasferta verso Milano. Non è successo nulla di grave, credo un mezzo ferito, ma niente di rilevante, oltre, certo, a importanti rallentamenti per la circolazione autostradale. I tafferugli fra ultras si sono fatti abbastanza rari dalle nostre parti, soprattutto a Roma, dove lo stadio Olimpico è diventato laboratorio di esperimenti per le forze dell’ordine e credo pure per la Nato, ma lontano dalle città l’odio fra tifosi esiste ancora ed è in grado di bloccare le autostrade. Come dimostrano i fatti di ieri.
Ora io non voglio invitarvi a smettere, anche perché non sono Padre Pio o Nelson Mandela, anzi ritengo di essere l’ultimo al mondo che può parlare, però vi dico che di tanta violenza in giro, che pure sopporto con una certa presenza di spirito, quella fra i tifosi di Roma e Napoli è quella che più mi ferisce e mi addolora. Forse perché, come tutti gli anziani un po’ romantici, sono ancora legato ai bei tempi del gemellaggio fra le due città, i giorni in cui ero ragazzino, e quando entrambe le squadre vincevano scudetti spezzando un dominio del Nord che sembrava non dover crollare mai. Quindi, in conclusione, preso atto di questi gloriosi precedenti, e visto pure che il calcio nel frattempo è tanto cambiato, evolvendosi anche lui con idee più moderne, perché ora non vi adeguate pure voi due tifoserie, e cominciate magari a picchiarvi invece che per strada su Facebook?