Massimo Gaggi Corriere della Sera 9 gennaio 2023
Ian Bremmer: «Bolsonaro è il Trump dei Tropici. Finirà per rafforzare Lula»
Il politologo Ian Bremmer: «L’attacco è più massiccio di quello al Campidoglio del 2021, ma è avvenuto di domenica. Polizia ed esercito sono leali al nuovo presidente»
Assalto al Parlamento e al palazzo presidenziale di Brasilia due anni dopo quello contro il Congresso di Washington. Donald Trump ha fatto scuola? «Certo, ho appena pubblicato su Twitter un post nel quale definisco Jair Bolsonaro il Trump dei Tropici», risponde il politologo Ian Bremmer, fondatore e capo del centro di analisi dei rischi internazionali Eurasia. «Senza l’attacco di due anni fa nella capitale americana oggi non avremo assistito a questa insurrezione. Ma i ribelli falliranno a Brasilia come hanno fallito a Washington».
Però sono migliaia, apparentemente più numerosi di quelli di Capitol Hill. E l’attacco contemporaneo su tre fronti — oltre a Parlamento e alla presidenza, hanno attaccato anche la Corte Suprema — dà l’idea di un’operazione ben pianificata con obiettivi ambiziosi.
«È vero, l’attacco è stato più massiccio, ma è avvenuto di domenica, quando tutti quei palazzi erano vuoti. Questo ha reso probabilmente più facile reclutare ribelli disposti ad esporsi nell’assalto. Ma ha anche reso meno letale la sommossa».
Nella capitale i fan di Bolsonaro si erano mobilitati da tempo attorno ai palazzi del governo. Non c’è il rischio di un’occupazione permanente, destinata a portare a un golpe o, comunque, a rendere impossibile, per Lula, governare?
«No: polizia ed esercito sono totalmente leali al nuovo presidente, ne riconoscono la legittimità. I militari non vogliono un colpo di Stato e tutti i partiti brasiliani hanno subito condannato questa aggressione. Tutto ciò, almeno nell’immediato, rafforzerà Lula: fin qui ha evitato di reagire con durezza alle proteste e agli accenni di rivolta. Se ora chiederà ai militari di intervenire, certamente lo faranno per difendere la legalità. Mi aspetto anche una crescita della sua popolarità. Attualmente Lula ha un indice di gradimento tra il 50 e il 60 per cento. Consistente, ma un leader appena eletto dovrebbe poter contare su numeri molto migliori, godere della tradizionale luna di miele: mi aspetto che la ribellione e il ripristino dell’ordine facciano salire, almeno per un po’, l’apprezzamento per il neopresidente oltre il 60 e probabilmente oltre il 70 per cento».
Perché parla di un progresso solo momentaneo per Lula?
«Il presidente appena insediato dovrà affrontare una situazione economica molto difficile nel suo Paese. Se non riuscirà a migliorare le prospettive nel lungo periodo riemergeranno i rischi di destabilizzazione in un Paese profondamente polarizzato e con un’opposizione nella quale già ora vediamo all’opera frange violente, pronte a tutto».
Come a Washington due anni fa, la rivolta sembra anche il prodotto del ruolo devastante delle reti sociali: Bolsonaro e i suoi tantissimi parlamentari eletti di recente hanno usato come trampolino YouTube.
«Certo, è un altro frutto avvelenato uscito dalle reti sociali».
Cosa farà Bolsonaro?
«È negli Stati Uniti per riprendersi dalla sconfitta elettorale. A Capodanno era con Trump a Mar-a-Lago. Come lui non ha concesso la vittoria, lasciando che fossero i suoi collaboratori a farlo. Ma è stato attento a non spalleggiare pubblicamente i rivoltosi, anche se sono suoi fan. Vuole ricandidarsi alle elezioni e sa che rischia di essere dichiarato ineleggibile se fomenta la ribellione».
Messa così, per adesso sembra che non gli rimanga di meglio da fare che giocare a golf con The Donald.
«Beh, non mi sorprenderebbe se anche lui, come Trump, lanciasse una sua collezione di Nft. Come le 45 mila carte dell’ex presidente».