Carlo Bonini La Repubblica 11 gennaio 2023
Scontri in A1, se i travet della guerriglia ultrà per il giudice non sono pericolosi
Negata la convalida dell’arresto di due romanisti che, domenica, hanno partecipato alla battaglia autoconvocata con i napoletani
Un giudice a Roma, ieri, ha negato la convalida dell’arresto in flagranza differita di due ultrà romanisti che, domenica, hanno partecipato alla battaglia autoconvocata con i napoletani, a colpi di mazze, lame, bottiglie, fumogeni sull’autostrada A1. Il giudice ha ritenuto che non vi siano dubbi sulla partecipazione dei due agli scontri, né che vi siano incertezze sul loro riconoscimento. Ha tuttavia eccepito che non vi sarebbero stati né i presupposti dell’urgenza, né quelli della necessità, utili a procedere ad un “arresto differito”. Che i due, insomma, non rappresentassero e non rappresentino più una minaccia tale da giustificare un arresto e una conseguente misura cautelare a distanza dai fatti di cui sono accusati. Quale che sia la misura. Non necessariamente il carcere, anche solo gli arresti domiciliari.
Due ‘signori’ noti alle forze dell’ordine
E tuttavia, e purtroppo, i due signori, a stare agli archivi di polizia e al casellario giudiziale, non sono esattamente di primo pelo. Il primo, 25 anni, già sottoposto a Daspo con obbligo di firma si era già distinto a Liverpool negli scontri che, nel 2018, misero in fin di vita il pacifico tifoso dei reds Sean Cox (lesioni cerebrali gravissime superate dopo due anni di terapie neurologiche). Il secondo, pregiudicato come il primo per reati specifici, al momento dell’arresto aveva un coltello in tasca. Una circostanza, a suo dire, “normale” perché di mestiere fa l’idraulico e, come tutti sanno, gli idraulici girano regolarmente con una lama appresso. Di più: il primo, che era già sottoposto all’obbligo di firma presso il commissariato del quartiere Romanina, domenica scorsa, dopo essere andato a combattere ad Arezzo in autostrada se ne era tornato a casa proprio per andare a firmare in commissariato. Un ordinato e disciplinato travet della rissa, insomma.
Una umiliante impotenza
Oggi, a Napoli, un altro e diverso giudice deciderà della convalida o meno di un altro arresto in flagranza differita. Per la stessa battaglia, ma effettuato tra i ranghi opposti, quelli degli ultrà napoletani. E vedremo se il criterio sarà lo stesso. Ma una cosa è certa. Quando la giustizia smarrisce il senso della logica nell’interpretazione dei sacrosanti principi a presidio della libertà individuale (quella di chi è accusato di un reato, ma anche quella di chi ne è stato vittima) si ha un solo drammatico effetto. Quello di consegnare l’opinione pubblica e le stesse forze di Polizia a un senso di disarmante e umiliante impotenza. Che, normalmente, è incubatore di paura, o, peggio, precursore di risentimento e rabbia. Nessuno evidentemente pretende una giustizia “populista”, ma neanche una giustizia così indifferente e drammaticamente separata dal corpo vivo del Paese.