Marco Carta La Repubblica 13 gennaio 2023
Chi comanda gli ultrà sugli spalti della Sud tra Fedayn e fascisti
La mappa della curva romanista
Onore, tradizione e coerenza. Ma anche vendetta: contro le guardie, i napoletani e chi manca di rispetto. Gruppi che nascono e muoiono insieme alle sventure dei propri leader, minati da inchieste e Daspo. E gruppi storici che resistono da 50 anni. Dalla morte di Gabriele Sandri, all’introduzione della tessera del tifoso, il tifo organizzato giallorosso ha trovato una stabilità solo negli ultimi due anni. Merito anche della vittoria in Conference League, che ha rotto un digiuno di vittorie durato oltre dieci anni.
La politica, soprattutto l’estrema destra, non conta più come nel passato. Rappresenta una parte importante della vita di alcuni dei protagonisti, ma viene tenuta separata dagli spalti. Guardando la curva Sud dal campo, l’impressione è quella di un Tetris composto da pezzi irregolari che a ogni partita si incastrano perfettamente.
In alto a sinistra ci sono gli ultras di Romanismo, sul cui stemma compare la maschera di Guy Fawkes, il simbolo di V per Vendetta. Accanto a loro c’è il gruppo “ egemone”, i Fedayn, nati nel 72. Un tempo considerati di sinistra, si definiscono apolitici. Fra tutti i gruppi è quello che conserva la sua natura popolare, radicata attorno al quartiere Quadraro. La zona è la stessa dell’ex ultrà laziale Diabolik, assassinato nel 2019. Dei Fedayn fa parte Filippo Lombardi, uno dei due tifosi fermati e rilasciati dal giudice di Roma. Non sono i capi della Sud, ma contano più degli altri. “Decidono loro se contestare un giocatore, sono loro che coordinano gli scontri. Tirarsi indietro significa essere marchiato come un coniglio”, racconta un tifoso che vuole restare anonimo.
A destra dei Fedayn, sul ballatoio al lato del tabellone, campeggiano gli striscioni di Royalist e Roma Violenta. Sono per lo più ex esponenti dei Boys over 50, vicini alla destra. Sul loro “ muretto” è stato visto anche l’ex leader di Forza Nuova Giuliano Castellino. Nella parte in bassa della curva, invece, ci sono le nuove leve che scalpitano per prendere il controllo. Si parte da sinistra dove, fra tanti striscioni, c’è quello della Brigata De Falchi, gruppo “ d’azione” che prende il nome dal tifoso romanista assassinato da alcuni ultras del Milan nel 1989. Della Brigata fa parte Emiliano Bigi, idraulico, l’altro tifoso giallorosso fermato dalla polizia e rilasciato dal giudice.
Più al centro c’è il Gruppo Roma, un tempo Padroni di casa, storicamente legato a Casa Pound e autore delle maglie e delle bandiere “Roma marcia ancora” viste anche sugli spalti di Tirana per la finale di Conference League.
Sono loro a gestire i rapporti con la società As Roma per le coreografie. Li chiamano “borghesi” perché evitano gli scontri: domenica alcuni di loro si sarebbero recati a Milano in treno per aggirare gli incidenti con i tifosi napoletani. Più volte hanno cercato di contendere la leadership ai Fedayn. Come nel 2019, quando per dirimere una lite su uno striscione, si fiondarono in un pub di Centocelle, frequentato dai Fedayn. Volevano vendicarsi, ma sono stati malmenati ancora.
Verso destra c’è lo striscione di Offensiva, il gruppo di Martino Di Tosto, lo chef ferito a una gamba, che è stato arrestato all’ospedale di Arezzo dopo gli scontri di domenica. Quelli di Offensiva sono legati all’estrema destra. Ma soprattutto sono violenti: nel novembre 2022, quattro di loro — non Di Tosto — vengono fermati dalla polizia prima di un possibile assalto ai tifosi laziali. Con loro avevano una mazza da baseball, un martello e un coltello. Di Tosto, però, è stato protagonista di un singolare episodio che risale al gennaio del 2005.
La partita è quella di coppa Italia tra Siena e Roma. La Roma, che gioca in trasferta, sta vincendo, in campo vengono gettati diversi fumogeni che impediscono di giocare. Francesco Totti si reca sotto la curva chiedendo ai tifosi di smettere. E qualcuno del gruppo As Roma Ultras, di cui fa parte Di Tosto all’epoca, lancia una bottiglietta contro il capitano. La cosa crea una spaccatura col resto della tifoseria. In prima fila ci sono proprio i Fedayn. La soluzione scelta è rusticana. Nessuna rissa, un duello alla vecchia maniera uno, uno: il prescelto è Di Tosto che si confronta con un capo dei Fedayn, prendendole di santa ragione. Verso la Monte Mario ci sono i “puristi” diNel nome di Roma, tifosi storici della Sud, che si battono contro chi lucra sul tifo. Sui muri di Roma c’è anche la loro solidarietà ai protagonisti degli scontri: “ nessuno resta solo… daje Martino”.