Le giravolte della premier

Annalisa Cuzzocrea La Stampa 13 gennaio 2023
Le giravolte della premier
Andare di corsa nei telegiornali delle 20, Tg1 e Tg5, per riscrivere per la terza volta in tre giorni la versione sul mancato taglio delle accise sulla benzina significa aver capito di aver sbagliato molto, in questa storia.

Forse tutto. Giorgia Meloni non ha solo paura della rivolta dei benzinai, che pure può considerare parte della sua base elettorale. Le preoccupazioni della presidente del Consiglio riguardano tutto l’elettorato, perché non c’è tema più trasversale del costo dei carburanti. Ne sa qualcosa Emmanuel Macron, che ha visto le città francesi messe a ferro e fuoco dai gilet gialli. Non è certo un grande amico della premier italiana, il presidente francese, ma ha vissuto l’incubo che lei preferirebbe evitare.

Solo che, neanche fosse Fonzie in Happy Days, Meloni non riesce a dire: avevamo fatto male i calcoli, ci siamo sbagliati. Prima adotta la tecnica populista per antonomasia: è colpa della speculazione! Qualcuno ci sta marciando, interessi oscuri rialzano il prezzo alla pompa. Parte la caccia ai “furbetti”, con tanto di convocazione a Palazzo Chigi del comandante della Guardia di Finanza e di strigliata – con conseguenti maggiori poteri di monitoraggio e sanzionatori – a mr Prezzi, nel nome della trasparenza.

Le dichiarazioni in questo senso si susseguono anche nelle ore in cui è il ministero dell’Ambiente e della sicurezza energetica a certificare che no, non c’è nessuna speculazione, il prezzo medio dei carburanti sale esattamente del costo dell’accisa reintrodotta. La versione cambia, siamo al taccuino della premier e al “bagno di realismo”. Riassumiamo: “Sapevamo che i prezzi sarebbero aumentati, ma il taglio delle accise è ingiusto, aiuta anche i miliardari, noi abbiamo deciso di concentrarci sui più bisognosi, e poi il video in cui parlavo della necessità del taglio era del 2019, nell’ultimo anno non mi sarei mai sognata di dirlo. Sono una persona seria, io”.
Ai quotidiani e alle residue forze di opposizione basta andare a pagina 26 del programma di Fratelli d’Italia per leggere la promessa di “sterilizzazione delle entrate dello stato da imposte su energia e carburanti” e di “automatica riduzione di Iva e accise”. Ai tg, la premier la spiega così: “Non si parla di taglio, ma di sterilizzazione. Vuol dire che se il prezzo sale oltre una determinata soglia, quello che lo Stato incassa in più di Iva verrà utilizzato per abbassare il prezzo. Che è quello che si sta facendo anche con questo decreto”. Peccato che per farlo, il decreto sia stato modificato dal Consiglio dei ministri di ieri sera. È stata riesumata una vecchia norma del 2007 e pare saltato pure il tetto ai prezzi del carburante in autostrada.

La retromarcia non è completa, per farla servirebbero molti miliardi di euro e il governo non li ha. Ma c’è la consapevolezza di aver fatto male i conti, quanto meno con l’umore – e le sofferenze – del Paese. Perché se pensiamo alla crisi energetica e ambientale è certo che i consumi dei carburanti vanno ridotti, ma serve un’Italia che funzioni diversamente, dove la maggior parte del trasporto merci non sia su gomma, con l’inevitabile ricaduta dei rincari sui consumatori, già provati dall’inflazione.

Ci sono 33 milioni di pendolari nel nostro Paese: non tutti possono andare in treno e non tutti girano in Ferrari. Poi certo, il “ministero della Verità” la spiegherà diversamente. Avremo capito male noi, non ci sono state divisioni nella maggioranza e la caccia agli speculatori è un’invenzione dei giornalisti cattivi. In “1984”, George Orwell immaginò addetti alla riscrittura dei libri di storia. Se si vuole continuare a negare l’evidenza, ne servirebbe almeno qualcuno per i lanci di agenzia.

 

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