Augias: “Dante non voleva né papa né impero e Gramsci in cella leggeva la Commedia”

Niccolò Carratelli La Stampa 15 gennaio 2023
Augias: “Dante non voleva né papa né impero e Gramsci in cella leggeva la Commedia”
Il giornalista: «Sangiuliano dice cose senza senso. Le visite a sorpresa nei musei? Una cosa molto fascista»


«Una cosa senza senso». Il primo giudizio di Corrado Augias sul “Dante di destra” del ministro Gennaro Sangiuliano è piuttosto secco. «Dovrebbe scrivere almeno due paginette per spiegare bene il suo pensiero – dice il giornalista e scrittore, appassionato studioso del Sommo Poeta – stringere così tanti contenuti n poche parole genera solo confusione».

Quindi, Dante non è «il fondatore del pensiero di destra e conservatore italiano»?
«Allora, i concetti di destra e sinistra nascono con la Rivoluzione francese, alla fine del Settecento. Mentre Dante, come il ministro sa bene, è vissuto alcuni secoli prima. Tirarlo in ballo, in questo modo, è quanto di più sbagliato si possa fare».

Ma Dante era, in effetti, un personaggio molto politico…
«Certo, ma ragionava nei termini della cultura politica a lui propria, su cui aveva grande peso la filosofia scolastica, le lotte tra papato e impero, la corruzione della Chiesa, la commistione tra potere temporale e spirituale, un suo grande cruccio. Basta ricordare la famosa invettiva: “Ahi, Costantin, di quanto mal fu matre, non la tua conversion, ma quella dote che da te prese il primo ricco patre! ”».

Non c’è proprio niente di destra?
«Dante è inclassificabile sulla base di categorie come destra e sinistra. Era un guelfo bianco, non voleva né il papato né l’impero, sosteneva la libertà comunale, che per noi non ha molto senso, perché non si può equiparare con le libertà individuali del cittadino, sancite appunto dalla Rivoluzione francese».

Ma, come dice Sangiuliano, «la destra ha cultura, deve solo affermarla», o no?
«Senza dubbio esiste una cultura di destra, sia l’Ottocento che il Novecento sono stati percorsi da una robusta cultura di destra. Poi, nel dopoguerra, dopo la fine del fascismo, quella cultura non ha avuto voce per molti anni, almeno fino agli anni ’90 e ai governi di Berlusconi».

Surclassata dalla cultura «gramsciana di sinistra», anche qui cito il ministro….
«Altra affermazione che ha poco senso. Gramsci era teorico della classe operaia e del pensiero di Marx ed Engels, ma anche un profondo conoscitore ed estimatore di Dante. Lo sa quale fu la prima cosa che chiese di farsi mandare in cella, dopo essere stato arrestato dai fascisti? Una copia della “Divina commedia”».

Tornando alla questione dell’egemonia culturale di sinistra?
«Molto semplice: se nel dopoguerra c’è stata un’innegabile egemonia culturale della sinistra, è solo per un fatto empirico: buona parte di chi svolgeva professioni culturali, dal teatro al cinema all’editoria, stava da quella parte. Proprio perché la cultura di destra era uscita sconfitta dal fascismo».

Sangiuliano dice di non puntare a una egemonia culturale di destra in sostituzione di quella di sinistra, ma a creare una cultura «libera e della nostra nazione». Che vuol dire?
«Non so interpretare, mi addolora profondamente che il ministro della Cultura parli per slogan e non sviluppi concetti più ampi: dovrebbe essere più attento all’uso delle parole. La cultura, dal dopoguerra in poi è sempre stata libera, non come sotto il fascismo, quando per le proprie idee si finiva al confino o in galera, proprio come accaduto a Gramsci».

È d’accordo almeno sul fatto che dobbiamo ridurre l’uso di anglicismi e parole mutuate da altre lingue?
«Su questo sì, bisogna riscoprire l’italiano, ma con ragionevolezza. A parte il linguaggio della computeristica, molto legato all’inglese, sul resto si può lavorare: si possono dire tante cose usando l’italiano, noto una certa pigrizia. Come quelle riunioni tra finanzieri, dove spesso si cade nel ridicolo per l’uso esagerato dell’inglese».

Le trovo un’altra cosa su cui forse siete d’accordo: la cultura va pagata, altrimenti si svilisce il nostro patrimonio artistico?
«Sì, penso sia giusto pagare per accedere a un museo. Con prezzi ragionevoli, alcune agevolazioni, sconti per studenti e altre categorie, come già previsto, giornate gratuite. Ma, se i ragazzi spendono dieci euro per una pizza, possono spenderli anche per un museo».

Il ministro è pronto a visite a sorpresa nei musei per vedere come vanno le cose, per prima cosa «se i bagni sono puliti»…
«Questa è una cosa molto fascista, credo lo facesse anche Mussolini. Poi ci sono novelle orientali in cui il sultano si maschera per andare in mezzo alla gente a sentire cosa pensa di lui. Diciamo che sarebbe una strategia inusuale, anche se il controllo dei bagni mi pare un compito importante, magari non adatto a un ministro»

 

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