Tavolo di maggioranza per «discutere e risolvere in tempi brevi»

Monica Guerzoni Corriere della Sera 15 gennaio 2023
Meloni e il tavolo di maggioranza per «discutere dei problemi e risolverli in tempi brevi»
Convocare un tavolo con la premier e i «big» di Fratelli d’Italia darebbe l’impressione di un governo in difficoltà, che ha bisogno di richiamare gli alleati all’ordine e che prova a serrare i ranghi.

Per cui, salvo ripensamenti, domani non ci sarà una riunione del partito di Giorgia Meloni che possa far pensare a un gabinetto di guerra. In Fratelli d’Italia si fa «abitualmente» il punto, ma a sentire Palazzo Chigi «non c’è nulla di calendarizzato o convocato».

Al vertice dell’esecutivo si pensa piuttosto a un tavolo di maggioranza, «che si incontri in maniera abbastanza continua per discutere dei problemi e risolverli in tempi brevi». Così lo descrive Francesco Lollobrigida, il ministro che ha denunciato la prima crepa nei rapporti con gli alleati e che ieri si è mosso per mediare, smorzare, placare.

I «pompieri» hanno lavorato tutto il giorno per gettare acqua sulle scintille con Forza Italia, innescate dal decreto sul prezzo della benzina. E a sera, dalla convention milanese di Fratelli d’Italia, è stata la presidente del Consiglio a stemperare le fibrillazioni ma, al tempo stesso, a lanciare moniti e avvisi ai compagni di viaggio. La premier si è detta certa che il governo durerà cinque anni, «nonostante i tentativi dell’opposizione, e non solamente dell’opposizione, di metterci i bastoni tra le ruote».

Quel «non solo» conferma che sotto la cenere qualche piccolo tizzone ancora brucia, tanto che Meloni ha ammesso che «serve un sacco di pazienza delle volte». La stessa pazienza «e serietà» che dovrebbero avere i partiti, perché governare «è una maratona, non una corsa di 100 metri». E perché gli italiani hanno scelto la destra e sarebbe folle vanificare una possibilità storica: «Chi pensa che di fronte a una occasione come questa si possa mettere sé stesso di fronte al destino di tutti, non si rende conto della realtà che vive».

Un severo richiamo all’unità, alla coesione e all’urgenza di «mantenere gli impegni presi», che sembra rivolto non solo a quei berlusconiani che hanno esternato in dissenso rispetto alla linea ufficiale, ma a quei ministri (anche di FdI) troppo smaniosi di esternare e a quei leghisti ansiosi di salire sulle barricate contro la ratifica del Mes. Rievocando l’antico adagio attribuito a Garibaldi («Qui si fa l’Italia o si muore»), Meloni ha alzato l’asticella e ha spronato l’intera maggioranza a non ostacolare le riforme, per un autolesionismo che lei ritiene incomprensibile. «Nei gruppi parlamentari — ecco l’aspetto di cui la premier vuole discutere con i leader — a volte pare che alcuni non comprendano il momento difficile e insieme la grande responsabilità che abbiamo».

Eppure chi ieri ha parlato con la presidente l’ha trovata «tranquilla, per nulla nervosa» e decisa a lasciarsi alle spalle dissapori e incomprensioni. «Si va avanti insieme — è la sua parola d’ordine — Non bisogna ingigantire, problemi veri non ce ne sono. Il governo procede velocemente e questo è da sempre il meteo sulla compattezza delle maggioranze». Con Silvio Berlusconi non risultano telefonate chiarificatrici. Ma se ad Arcore serpeggia la sensazione che la premier si sia «innervosita» per la turbolenza su benzina e accise e abbia «scaricato su Forza Italia il problema», Meloni ritiene che i rapporti con Berlusconi siano «ottimi, è sempre disponibile e utile».

La diplomazia della pace è passata per altre vie. Antonio Tajani, ministro degli Esteri, vicepremier e coordinatore di Forza Italia, si è speso per smentire che il suo partito abbia mai fatto venire meno la lealtà nei confronti del governo. La presidente dei senatori azzurri Licia Ronzulli, che tra i meloniani è vista un po’ come la leader di una sorta di opposizione interna, ha seminato dichiarazioni rassicuranti: «Maggioranza coesa, nessuna frizione. FI non rinnega le sue idee ma è leale al governo, di cui è parte determinante». E dopo un silenzio ostentato, anche Matteo Salvini ha fatto la sua parte per assicurare che «non ci sono divisioni né litigi». Insomma, le regionali si avvicinano e i ministri buttano la polvere sotto al tappeto. «C’è grande serenità», esagera Lollobrigida. E Daniela Santanché assicura che «l’alleanza è salda», anche se «non siamo un partito unico e forse non lo saremo mai».

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