Bce e tassi alti, la cura contro l’inflazione sarà dolorosa ma è molto necessaria

Stefano Feltri Domani 15 gennaio 202
Bce e tassi alti, la cura contro l’inflazione sarà dolorosa ma è molto necessaria
La priorità è fermare l’inflazione: soltanto con prezzi stabili è pensabile avere una crescita sostenibile e duratura, come abbiamo imparato nel trentennio tra la fine degli anni Settanta e la Grande crisi finanziaria del 2008.

 

Fermare l’inflazione richiede tre cose: una diagnosi condivisa del problema, una banca centrale credibile e governi capaci di fare le cose giuste.

La diagnosi non è ancora condivisa: in Europa e soprattutto in Italia si continua a dire che il problema è soltanto temporaneo ed è tutta colpa dei prezzi dell’energia.

Non è così: l’inflazione core, cioè al netto delle componenti volatili di cibo ed energia, nell’area euro è stata del 6,3 per cento nel 2022 e rimarrà molto alta anche nel 2023, dice la Bce nel bollettino mensile.
Ci sono molti fattori strutturali dietro l’aumento dei prezzi: strozzature dal lato dell’offerta, una riconfigurazione dell’energia che almeno nel medio periodo rende strutturalmente più alti i costi per le aziende, geopolitica e Covid stanno ridisegnando le catene del valore globali che saranno più corte, più affidabili e dunque più costose.

Inoltre, i salari cresceranno: in termini reali sono più bassi di prima del Covid, ovviamente, e la Bce si aspetta una spinta al rialzo consistente.

Se i metalmeccanici tedeschi hanno ottenuto aumenti dell’8 per cento, gli altri lavoratori dell’eurozona saranno da meno?

E tutto questo avviene mentre la crescita si ferma, ma con una disoccupazione che nell’eurozona è ai minimi, al 6,5 per cento. Condizioni che favoriscono la rincorsa dei salari rispetto ai prezzi.
La fine dei sussidi temporanei all’energia – vedi caso accise in Italia – spingerà poi al rialzo anche i prezzi finali dell’energia, neutralizzando l’effetto benefico del calo della materia prima di queste settimane.

Tutto questo avviene con una Bce in piena crisi di credibilità: ha sbagliato tutte le previsioni, ha abbandonato la sua strategia di avere obiettivi chiari per muoversi di riunione in riunione.

Per evitare che l’inflazione decolli a causa di aspettative future fuori controllo, la Bce deve continuare ad alzare con decisione i tassi di interesse, e parecchio, il mezzo punto di dicembre è soltanto l’inizio. Non sarà piacevole, ma più convinta sarà la cura meno dovrà durare. Ogni incertezza la pagheremo con inflazione e recessione più dolorosa.

I governi devono accompagnare questo processo con attenzione, cioè usare la politica economica per raggiungere in fretta l’obiettivo, non per opporsi agli effetti della politica monetaria.

Aiutare quindi i più deboli, ma senza ostacolare l’aggiustamento dell’economia attraverso il meccanismo dei prezzi.

Bonus, sussidi, interventi fiscali iniqui sono sempre stati negativi, ma in questo contesto diventano pericolosi perché non solo aumentano la disuguaglianza ma prolungano l’inflazione e rischiano di rendere più dolorosa una recessione che continua a incombere.

 

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