Natalia Aspesi La Repubblica 17 gennaio 2023
Gina Lollobrigida: dopo la guerra con lei imparammo a sentirci belle
La signorina con grandi occhi neri e corpo a clessidra si rivelò pure intelligente e brava in anni ancora fascisti nel giudizio sulle donne
Eravamo tutte brutte per la fame e malvestite per la guerra, ma Miss Italia scoprì che esistevano ragazze bellissime come forse non ce ne sarebbero state più. E nel 1947, seconda edizione, le concorrenti mal truccate, in brutti costumini spiegazzati, di bellezza ce ne era così tanta che non si sapeva chi premiare: si optò per la semplicità di Lucia Bosè, seguita dalla classe di Gianna Maria Canale, anche se la più italianamente bella era Gina Lollobrigida, arrivata terza: ma a far decidere la giuria, maschi seri con i baffi, di non incoronare lei Miss fu, dico io, quel seno candido e rigoglioso, per niente democristiano e neppure comunista, quando si era tutti moralisti e guai a pensare alle brutte cose.
Chiedo scusa se della diva italiana, che con Sophia Loren divide la massima celebrità nel mondo, ricordo quell’inizio oscuro e folgorante ma per noi bruttine d’epoca fu un necessario, vitale avvertimento: non credere alla mamma che ti dice ti vorranno tutti perché hai studiato dalle suore, al confessore che ti rassicura, l’importante è che resti pura, perché se non ti dai da fare con queste rivali in giro, avrai una vita grigia. Erano decenni primitivi, ancora fascisti nel giudizio sulle donne: o eri bella e scema o eri intelligente e brutta, la Lollo da un parte e la Pica dall’altra. E se eri bella e nei film si voleva il lieto fine, non dovevi darla, aspettare col seno in vista il marito timido e un po’ pirla. Era un cinema in bianco e nero, per bene, che sapeva raccontare la nostra vita; oggi se si potesse rivedere sarebbe meraviglioso e la bellissima signorina Lollobrigida, grandi occhi neri, sorriso esplosivo, carnagione di perla, corpo a clessidra come era indispensabile allora, si rivelò pure intelligente e brava. Il che però non andava rilevato perché le donne erano o questo o quello; ma intanto la volevano i nostri registi più geniali in film che hanno fatto la storia del cinema.
Per me sono indimenticabili Pane amore e fantasia e Pane amore e gelosia di Comencini, La provinciale di Soldati, La romana di Zampa e, rivisto ieri sul benemerito TikTok, Il processo di Frine, uno degli episodi di Altri tempi, con il furibondo avvocato De Sica che come prova a discolpa dell’imputata porta la sua strepitosa bellezza, quel visino innocente e quel corpo di massimo peccato. La Lollobrigida percorre gli anni 50, quando anche Hollywood la scopre, l’affida a registi come Huston, Siodmak, Vidor, Dassin che le fanno fare film irrilevanti.
Allora c’erano due soli ruoli femminili per il cinema popolare, la molto giovane e la molto vecchia, non c’era posto, come adesso, per la donna matura, che se mai c’era come personaggio del film, era interpretata da una ventenne coi capelli bianchi. Lei, sempre bella, ha continuato a fare film e serie, a ricevere premi, a essere intervistata, a cercare in altre arti, la fotografia, la scultura, il rispetto e la fama. Ma le dive ormai erano altre, come altra era, è, la bellezza femminile, oggi omologata: donne tutte uguali, capelli lunghi e lisci, corpo senza curve e, purtroppo, un terrore ancora più forte del passare degli anni. Anche la Lollo si era rassegnata al limite che le veniva dall’esser sempre meno giovane, cercando strade diverse dal cinema. Oggi non è più così, l’obbligo della giovinezza è indispensabile per chi non vuole rassegnarsi alla maturità, i social si riempiono di settantenni che dovrebbero dimostrare vent’anni, bellezze costrette e non finire mai nella fatica quotidiana dello specchio, un formato unico (moglie e compagna di Totti sono uguali) con quelle bocche immense che potrebbero divorarti.
Intanto la mitologica diva, chiusa nella sua villa bunker, scivolava inesorabilmente nella vecchiaia, quando nulla è più rimediabile; una vita privata difficile, sbagliata, come capita a tante donne rese diffidenti dalla celebrità, forse sola a difendersi da persone rapaci e crudeli. Quegli occhi neri, belli sino all’ultimo, a esprimere sconfitta, dolore. Verità.