Principato: “La massoneria lo ha protetto in tutto il mondo”

Dario del Porto La Repubblica 18 gennaio 2023
Principato: “La massoneria lo ha protetto in tutto il mondo”
Secondo l’ex magistrata Messina Denaro sarebbe riuscito a viaggiare in Venezuela, Spagna e Inghilterra grazie ad una rete di contatti: “Attraverso le rogatorie abbiamo trovato tracce della sua presenza, putroppo non lui”

Ero veramente convinta che non si sarebbe mai fatto prendere. Ora sono molto contenta, perché la cattura di Matteo Messina Denaro è un risultato ottenuto da persone con le quali ho lavorato, come il procuratore aggiunto Paolo Guido, e perché oggi la Procura di Palermo è guidata da una persona che stimo come Maurizio De Lucia. Ma al tempo stesso mi sento turbata”, dice Teresa Principato, magistrata oggi in pensione che, quando era a Palermo, ha indagato a lungo sulla latitanza dell’ultimo stragista di Cosa nostra. Durante la sua fuga, afferma Principato, il padrino di Castelvetrano ha potuto contare “su una rete di copertura di carattere massonico che lo ha protetto in tutto il mondo”.
Perché è “turbata” dall’arresto del boss, dottoressa Principato?
“Da quello che ho potuto verificare con le mie indagini, arrivate fino al 2017, Messina Denaro era proprio inafferrabile. Non stiamo parlando di una persona nascosta in un casolare, che mangiava pane e ricotta come Bernardo Provenzano. Tutt’altro. Oltre ad essere abbastanza colto, amava la bella vita, era un maniaco del lusso. E non rimaneva troppo a lungo fermo nello stesso luogo. Ha viaggiato molto, anche all’estero”.

Dove?
“Dalla Sicilia al Venezuela, dall’Inghilterra alla Spagna. Attraverso le rogatorie abbiamo trovato tracce della sua presenza, putroppo non lui”.

Come faceva a non essere mai scoperto?
“In Venezuela, ad esempio, c’è una larghissima, intricata, realtà massonica e sicuramente gli ambienti frequentati da Messina Denaro, siciliani trapiantati che gestivano un negozio di mobili molto fiorente, erano massonici. In Inghilterra, la massoneria è addirittura uno status. In Spagna invece ho qualche dubbio sul carattere massonico dei rapporti intrecciati da Messina Denaro con coloro che lo hanno ospitato. Ma c’è dell’altro”.

Che cosa?
“Un collaboratore di giustizia massone ha parlato di una loggia coperta costituita proprio da Messina Denaro che si chiamava “La Sicilia”. Ci sono altri esempi di logge coperte, come la “Scontrino”, di cui facevano parte persone di ogni livello sociale. Lo stesso si può dire per “La Sicilia”. Questi suoi rapporti, ne sono convinta, lo hanno messo al riparo dal pericolo di essere rintracciato”.

Dunque, se si vuole scoprire chi ha protetto la latitanza di Messina Denaro bisogna scavare nella massoneria coperta?
“Da quel che ho potuto desumere dalle mie indagini sì, è così. Ho sempre pensato che una rete di carattere massonico lo proteggesse in tutto il mondo. Ma devo anche dire che il procuratore dell’epoca non era affatto convinto di questa pista massonica”.

Perché?
“Il collaboratore non era ritenuto credibile. Non lo era su molti versanti, ma la sua qualita di massone, il fatto che fosse stato cooptato in una delle logge di Castelvetrano mi fa ritenere più che attendibili le sue dichiarazioni su questo aspetto”.

L’attuale procuratore di Palermo, Maurizio De Lucia, ipotizza che a proteggere il latitante sia stata la “borghesia mafiosa”.
“Posso parlare solo di quello che ho verificato nelle mie inchieste. Può darsi che abbiano acquisito ulteriori elementi nel corso di questi anni. Naturalmente la protezione non può essere stata esclusivamente massonica, anche perché Messina Denaro, per il territorio, rappresentava una gallina dalle uova d’oro: i suoi affari andavano dalla grande distribuzione alle pale eoliche”.

Ci sono stati momenti nei quali siete stati a un passo dal prendere il padrino?
“Quando sono state, di fatto, stoppate le mie indagini. È una vicenda che ho già riferito al Csm e alla commissione parlamentare Antimafia. Tra il 2016 e il 2017, Messina Denaro aveva ripreso i suoi rapporti con un vecchio sodale, Leo Sutera, condannato per associazione mafiosa, che era stato scarcerato. Sentivamo di essere a poca distanza dal risultato finale, ma il procuratore ritenne di far arrestare Sutera in un’altra indagine”.

Alla fine, l’inafferrabile si curava in una clinica nel centro di Palermo.
“L’aggravarsi delle sue condizioni di salute ne ha certamente rallentato l’azione. Ma per fare una scelta del genere, evidentemente, doveva avere le sue certezze e le sue conoscenze”.

Cosa nostra ha già scelto il successore?
“No. Uomini della caratura e dello spessore criminale dei corleonesi non se ne sono più visti. Credo che si sia chiusa un epoca”.

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