Andrea Sereni Corriere della Sera 18 gennaio 2023
Calcio, doping e malattie: dai casi di tumore e Sla alle parole di Dino Baggio. Cosa sappiamo
Dal processo contro la Juventus ai casi dei calciatori morti per sclerosi laterale amiotrofica: possono i farmaci somministrati dai medici dei club negli anni 80 e 90 aver provocato problemi di salute?
«Bisognerebbe investigare sulle sostanze che abbiamo preso in quel periodo. Il doping c’è sempre stato. Bisogna capire se certi integratori col tempo hanno fatto male. Ho paura anch’io, sta succedendo a troppi calciatori». Dino Baggio, 51 anni e un passato tra Parma, Juventus, Inter e non solo, va dritto al punto e si chiede: c’è un collegamento tra i giocatori che si ammalano e le sostanze che tra anni 80 e 90 venivano loro date? Ricorda Gianluca Vialli, «un uomo spogliatoio attento ai giovani», scomparso il 6 gennaio per un tumore al pancreas, ma sottolinea come «sta succedendo a troppi calciatori. Quando giocavo io prendevi robe normali, ma poi bisogna vedere se col tempo riesci a buttarle fuori o restano dentro. Tanti hanno parlato dell’erba dei campi e dei prodotti che utilizzavano, che davano dei problemi…». Evidenzia, insomma, una paura che più volte tra gli ex calciatori è diventata quasi una forma di psicosi, non supportata però da nessun dato scientifico. Supposizioni. Vediamo da dove nascono.
Il processo per doping alla Juventus
La presunta somministrazione di farmaci illeciti tra il 1994 e il 1998 ai calciatori della Juventus è al centro del processo per doping contro il club bianconero e il dottor Riccardo Agricola (il medico sociale tra il 1985 e il 2009). Tra le sostanze contestate, anche l’Eritropoietina (Epo), farmaco che agisce sul sangue. Un’inchiesta aperta dal p.m. Guariniello che parte nel 1998 dopo le dichiarazioni di Zdenek Zeman all’Espresso, in cui l’allora allenatore della Roma sosteneva che il calcio italiano doveva «uscire dalle farmacie». Nel 2002 l’ex responsabile sanitario della società bianconera è stato condannato in primo grado a un anno e dieci mesi per «somministrazione di Epo e specialità medicinali per qualità diverse da quelle dichiarate», mentre l’allora amministratore delegato, Antonio Giraudo, è stato assolto. Nel 2005 l’appello ribalta questa sentenza con l’assoluzione di Agricola. La Cassazione poi annulla l’assoluzione sostenendo che le accuse di somministrazione eccessiva di farmaci potessero comunque essere considerate come violazioni della legge del 1989 sulla frode sportiva, ma il reato nel frattempo era caduto in prescrizione.
La Sla nel calcio
A fine anni 90 si inizia a parlare di Sla (Sclerosi laterale amiotrofica) — la malattia neurodegenerativa progressiva, gravemente invalidante e mortale, che colpisce prevalentemente il primo e il secondo neurone di moto, quelli che ci permettono di muoverci — legata al calcio, soprattutto quando ad esserne colpiti sono Gianluca Signorini (scomparso nel 2002 a 42 anni) e Stefano Borgonovo (morto nel 2013). Non solo loro. Nel 2019 muore per la Sla Giovanni Bertini (ex difensore tra le altre di Roma e Fiorentina). Una sorta di psicosi collettiva, che nel 2005 aveva portato Cannavaro a dire: «Tassiamo i nostri stipendi per la ricerca», Montolivo parlava invece di «malessere: non possiamo più far finta di niente».
Lo studio sulla Sla nel calcio
Uno studio recente completato dall’Istituto Mario Negri di Milano, pubblicato sulla rivista scientifica specializzata Amyotrophic Lateral Sclerosis & Fronto Temporal Disease, conferma che i calciatori si ammalerebbero di più e prima di Sla rispetto ad altre categorie professionali . Questo lavoro certifica che i casi accertati di Sla nel calcio italiano sono 32: «Sono i casi di calciatori morti di Sla che abbiamo riscontrato consultando tutte le collezioni degli album Panini, dalla stagione 1959-’60 a quella del 1999-2000, arrivando fino al 2018 con un follow-up sulla popolazione calcistica allargato rispetto ai due studi epidemiologici precedenti che si fermavano al 2005». Tra le possibili cause di questa incidenza maggiore sui calciatori: 1) i traumi agli arti e alla testa: i giocatori spesso sviluppano la forma bulbare di Sla, con danni al blocco facciale, difatti sono più colpiti i centrocampisti (che prendono più colpi nei contrasti) rispetto ai portieri; 2) il contatto con pesticidi e diserbanti dei campi, i prodotti per curare il verde (al riguardo non sono emerse evidenze significative); 3) il doping, eccessivi livelli di androgeni nel sangue; 4) abuso di farmaci non vietati.
Lotito: «Troppe malattie tra i calciatori»
Di recente, dopo la morte di Sinisa Mihajlovic per leucemia, il presidente della Lazio, Claudio Lotito, ha detto che «bisogna approfondire alcune malattie che potrebbero essere legate al tipo di stress e di cure che venivano fatte all’epoca per i calciatori. Non c’è nessun discorso scientifico, certo ci dobbiamo porre l’interrogativo sul perché accadono queste cose in modo ricorrente». Raffaele Guariniello, il p.m. a capo dell’inchiesta doping sulla Juventus poi confluita sull’abuso di farmaci nel calcio, ha spiegato che «prima di parlare serve cautela, in questo momento sarebbe indelicato e completamente inutile fermarsi al caso singolo — le sue parole al Fatto Quotidiano —. Il fenomeno va studiato nel complesso a livello epidemiologico. Sul doping siamo tornati indietro di 30 anni».
Sabatini: «Giocatori malati? Sospetti giustificabili»
E ancora Walter Sabatini, una vita nel pallone, prima in campo poi come direttore sportivo di varie squadre, commenta così le parole di Dino Baggio: «C’è stata una moria di giocatori lunghissima per cui i sospetti sono consistenti e anche giustificabili , legati anche a metodi adottati una volta e che non erano probabilmente legati ad un sistema di doping ma un sistema di sostegno integrativo che portato a dosi eccessive può aver condotto a qualche problematica importante nel futuro». Poi l’ex d.s. della Salernitana rincara la dose: «Ci sono passato anche io quando avevo 18 o 20 anni, passavano i medici ti facevano punture e non sapevo quello che ti iniettavano. E il rischio è insistito per tutti, a parte qualcuno che voleva le informative. Io mi facevo puntualmente due punture prima della partita senza mai fare una domanda, mi fidavo dei medici. Per adesso sono stato fortunato e non ho al momento un ritorno così negativo. Diciamo che era la prassi».