La tagliola di Nordio sulle intercettazioni “Non vacilleremo”

Conchita Sannino La Repubblica 19 gennaio 2023
La tagliola di Nordio sulle intercettazioni “Non vacilleremo”
Il ministro: ascolti solo per mafia e terrorismo, mai per reati contro la pubblica amministrazione L’attacco: “Nessun boss ammette i suoi delitti al telefono”. Poi però si corregge

 

La parola chiave è “abuso”. La brandisce di nuovo il ministro Carlo Nordio, che ieri – a tre giorni dalla cattura di Matteo Messina Denaro, lo stragista di Cosa Nostra che forse più ha goduto di coperture eccellenti – aprendo in Senato la sua prima relazione sullo stato della Giustizia in Italia, torna a picchiare duro sul sistema delle intercettazioni: che egli intende conservare solo «per reati gravissimi, di mafia e di terrorismo».

Via, quindi, per tutti quegli illeciti, dalle frodi alle corruzione, che da apparenti rivoli d’indagine portano direttamente ai colletti bianchi delle cosche? Nordio va avanti, stringe la sua bandiera, tra gli applausi (solo in apparenza, compatti) della maggioranza. «Non vacilleremo, non esiteremo: la rivoluzione copernicana su questa forma di abuso delle intercettazioni che fa finire sui giornali conversazioni di persone totalmente estranee alle indagini, magari selezionate e manipolate, è un punto fermo del nostro programma », riafferma il Guardasigilli. Non è affatto detto che la premier Meloni aderisca totalmente, già in passato tra i due ci sono state frizioni risolte nelle ovattate stanze di Chigi.

Ed è un fatto che Nordio ingaggi la battaglia proprio mentre Giovanni Melillo, il procuratore che guida la Direzione nazionale antimafia e antiterrorismo, intervistato ieri da Repubblica , abbia apprezzato «il gesto della presidente del Consiglio di volare a Palermo», ma sottolineando con fermezza che le intercettazioni «restano fondamentali, anche per i reati spia». In particolare, «sottrarre alla corruzione lo strumento delle captazioni», per Melillo, significa «arrecare un danno serio alla lotta antimafia».

Attenzione: «anche nella modalità più invasiva», dice il vertice della Dna. Cioè: il ricorso al trojan, vera e propria bestia nera della destra formato Nordio. Che ieri cita proprio quello strumento come primo bersaglio: «Perché la possibilità di manipolare i colloqui c’è sempre stata, ma con il trojan ancora peggio».

Ripete allora il ministro: «Non sarà mai abbastanza ribadito che non ci saranno riforme che toccheranno le intercettazioni su mafia e terrorismo», e «non sarà mai chiarita abbastanza la differenza che passa tra le intercettazioni che mirano alla ricerca della prova rispetto a quelle che diventano esse stesse una prova ». Clamoroso poi un passaggio sui boss e i cellulari: «Crediamo veramente che la mafia parli al telefono?

Un mafioso vero non parla né al telefono, né al cellulare, perché sa che c’è il trojan, né in aperta campagna perché ci sono i direzionali». Scenario smentito dal ritrovamento di due cellulari nella cattura di Messina Denaro. Frasi che spingono in serata l’ex procuratore GiancarloCaselli a commentare: «Quello che dice Nordio non sta né in cielo né in terra, e poi dimentica che esistono le captazioni ambientali», mentre il Guardasigilli corregge precipitosamente le sue parole.

Nordio era partito comunque dalla “gioia” per l’arresto di Messina Denaro”, e affronta molti nodi: l’abuso d’ufficio, i suicidi in carcere, i concorsi dei magistrati che vanno a rilento e selezionano meno toghe di quante servirebbero, «i problemi sono due: o le Università non sono capaci di formarli, oppure le commissioni dei concorsi sono troppo severe ». La relazione è approvata infine con 95 sì, 55 no e 7 astenuti. L’opposizione si spacca. Lodi dal Terzo Polo, che dice: eccoci, ci siamo, con Calenda che promuove l’intervento del ministro e dà «per attuabile la collaborazione».

Pd e M5S sulle barricate. Per il vicepresidente dem al Senato, Franco Mirabelli, «siamo di fronte a una maggioranza schizofrenica: che da un lato introduce nuove reati come quelli sui Rave o per gli scontri tra tifosi, dall’altra continua ad allentare le maglie sulla corruzione, togliendola dal novero di quelli ostativi». Mentre il deputato 5S ed ex pm di Palermo Roberto Scarpinato spara a zero contro il Guardasigilli: «Lei ha collegato le spese per le intercettazioni alla mancanza di fondi per il carcere e all’aumento dei suicidi. Signor ministro, è immorale».

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