Lagarde gela i mercati: “Tassi ancora su”

Fabrizio Goria La Stampa 20 gennaio 2023
Lagarde gela i mercati: “Tassi ancora su”
A Davos l’ora dei falchi. La presidente Bce: «La priorità è la lotta all’inflazione». L’olandese Rutte: «Troppo debito in Italia». Giù Milano e le altre Borse


Christine Lagarde ribadisce la linea ferma sui rialzi dei tassi d’interesse, che continueranno, e i mercati crollano: Milano cade e Parigi va anche peggio. Smentendo alcune voci della vigilia, la presidente della Banca centrale europea si è dimostrata inflessibile alla platea del World economic forum. A febbraio, salvo sorprese, Francoforte alzerà il costo del denaro di 50 punti base. E così potrebbe essere anche a marzo. La priorità attuale è contrastare l’inflazione e questo non piace agli investitori. Come se non bastasse, riscoppia la polemica sui conti pubblici alimentata dai Paesi cosiddetti “frugali”. Torna in campo il premier olandese Mark Rutte: «Italia e Francia facciano attenzione al debito pubblico, che è alto e frena la crescita».

La mattinata di Davos era iniziata con tutt’altro segno. All’unisono con il commissario europeo all’Economia Paolo Gentiloni, la banchiera centrale francese ha lasciato intendere che la recessione nell’eurozona sarà molto più lieve delle stime. Per Lagarde «il 2023 non sarà brillante ma risulterà comunque molto meglio di quanto si temesse». In particolare, ha fatto notare, «il mercato del lavoro è vivace in tutta l’area euro». Tempo pochi istanti e il senso delle parole di Lagarde muta. Ben presto la platea del Wef comprende che le migliori condizioni economiche permettono a Francoforte di mantenere un approccio più aggressivo sui tassi per almeno tutto il primo trimestre dell’anno.

L’assist al fronte del Nord, guidato da Germania, Paesi Bassi e Baltici, è servito.Via libera a nuovi incrementi del costo del denaro. Linea che è condivisa in pieno da Lagarde. La quale a Davos ha ribadito quanto ripetuto nelle ultime settimane, ovvero che la priorità è la stabilità dei prezzi. A fronte di un’inflazione dell’eurozona al 9,2%, e una componente di fondo in continua crescita, Francoforte è determinata a mantenere «la barra dritta fino a quando saremo entrati in territorio restrittivo abbastanza a lungo per riportare l’inflazione al 2%». Concetto che ha spiegato anche nella cena dei leader europei di mercoledì. E che ha depresso i mercati finanziari, che vedevano un rallentamento progressivo del restringimento della politica monetaria della Bce. Così non sarà, ha lasciato intendere Lagarde, almeno per buona parte dell’anno.

A peggiorare l’umore degli investitori ha pensato Mark Rutte, il premier olandese, che è intervenuto in modo duro verso alcuni Stati membri, mettendoli in guardia sul consolidamento di bilancio. Per Rutte l’indebitamento pubblico «è ancora troppo alto in Italia, in Francia ed altri Paesi e appesantisce la crescita». Per questo, avverte, occorre agire in fretta: «Dobbiamo fare riforme strutturali, in particolare delle pensioni. Se si guarda all’Italia, alla Francia e altri spendono dal 10 al 15% del Pil nelle pensioni». Spesa che, fa notare, sta togliendo risorse che potrebbero aiutare le famiglie contro l’inflazione. Atteggiamento non dissimile da quello spesso ripetuto da Berlino e Vienna, secondo cui la priorità non è fronteggiare la recessione bensì il livello generale dei prezzi al consumo.

Il combinato disposto fra le direttrici di Lagarde sui tassi e la posizione del fronte del Nord ha innervosito le Borse. Il tonfo è stato severo, con Milano che ha lasciato sul terreno l’1,75%, Francoforte in declino dell’1,72% e Parigi dell’1,86 per cento. La linea dura sui tassi ha pesato ben più di uno scenario in evoluzione favorevole per l’area euro.

 

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