Carri armati a Kiev l’America spinge ma gli alleati frenano

Paolo Mastrolilli La Repubblica 21 gennaio 2023
Carri armati a Kiev l’America spinge ma gli alleati frenano
A Ramstein decise nuove forniture, per Zelensky “non basta”. No tedesco all’invio dei Leopard Il Capo di Stato maggiore Usa: “L’Ucraina potrà contrattaccare, ma non caccerà i russi nel 2023”

«Centinaia di ringraziamenti non sono centinaia di carri armati », ha detto il presidente ucraino Zelensky, ricorrendo a un gioco di parole fra “thank you e tank” per manifestare la sua delusione al Gruppo di contatto riunito ieri a Ramstein: «Tutti noi possiamo usare migliaia di parole nelle discussioni, ma io non posso usare le parole invece delle armi».

Alla fine anche lui ha cercato di guardare al bicchiere mezzo pieno delle forniture militari comunque offerte dagli alleati, che includono decine di blindati Stryker e Bradley. Però la resistenza della Germania a concedere i suoi Leopard 2 potrebbe risultare fatale, se davvero la Russia sta preparando una grande offensiva di terra su tre fronti per la primavera, lanciata invece con i suoi carri armati.

Al vertice del Gruppo di contatto per l’Ucraina hanno partecipato oltre quaranta paesi, e questo conferma il segnale politico della mobilitazione in difesa di Kiev. Gli Usa hanno annunciato forniture per 2,5 miliardi di dollari, fra cui 90 Stryker e 59 Bradley. La Gran Bretagna ha confermato l’invio di una dozzina di carri armati Challenger 2, e anche il ministro della Difesa italiano Crosetto ha ribadito l’impegno ad aiutare Kiev.

La Germania ha promesso forniture per un miliardo di euro, ma non ha sbloccato i Leopard 2. Il nuovo responsabile della Difesa Pistorius ha detto che non c’è ancora l’accordo, e ha negato che sia solo il suo paese a mettersi di mezzo, anche se molti sospettano che le ragioni elettorali interne rappresentino il vero ostacolo per Berlino, mascherato dalla richiesta che anche gli Usa concedano i loro M1 Abrams. Il collega polacco Blaszczak ha detto che non ha ancora deciso di mandare 14 Leopard senza il permesso tedesco, perché conta di trovare un accordo, e il capo del Pentagono Austin alla fine del vertice ha fatto buon viso a cattivo gioco, affermando che «la Germania resta un grande alleato» e «non rallenteremo ora, ma continueremo a spingere».

Poi ha rivendicato che le armi inviate rappresentano comunque «un pacchetto molto solido », che secondo il capo degli Stati Maggiori Riuniti Milley metterà gli ucraini in condizione di «andare all’offensiva e liberare territori occupati ». Austin però ha detto che «non ho notizie da dare sugli Abrams». Washington non vuole inviarli perché consumano troppo, usano carburante per aerei e hanno bisogno di una manutenzione che ne renderebbe poco pratico l’ impiego.

A giudicare dalla reazione di Mosca, gli aiuti mobilitati sono importanti: «Consideriamo tutto questo ha detto la portavoce Maria Zakharova – come un’istigazione aperta eprovocatoria da parte dell’Occidente e un aumento della posta in gioco nel conflitto, che porterà inevitabilmente a maggiori vittime e a una pericolosa escalation». Però è anche vero che potrebbero non bastare, se il Cremlino attaccasse da Bielorussia, Donbass e Crimea, con i carri armati e le migliaia di reclute appena arruolate. È vero infatti che i blindati Stryker e Bradley consentono agli ucraini di penetrare con più protezione le linee difensive fortificate dagli occupanti, ma se ci fosse uno scontro aperto con i carri armati sulle pianure ucraine non avere i Leopard 2 perfronteggiare i T72 e altro sarebbe letale. Milley infatti ha ammesso che «nel 2023 è difficile che l’Ucraina possa cacciare tutte le forze russe. Non dico sia impossibile, ma credo realisticamente che si potrà stabilizzare il fronte, e montare operazioni tattiche per liberare il massimo territorio possibile». Poi non ha risposto alla domanda se gli Usa siano pronti a fornire i droni Gray Eagle e i missili Atacms, che servirebbero a Kiev per attaccare la Crimea e mettere Putin ancora più sulla difensiva.

Un altro problema sarà la durata del sostegno. Il direttore della CiaBurns è appena andato da Zelensky per rassicurarlo, ma ha dovuto ammettere che quando finiranno i 45 miliardi di dollari stanziati dal Congresso alla fine del 2022, convincere la Camera a maggioranza repubblicana a darne altri non sarà facile. Non sarà una situazione paragonabile all’imbarazzante elezione dello Speaker McCarthy, perché i democratici saranno compatti nel sostenere gli aiuti e basterà una dozzina di responsabili del Gop per approvarli. Ma è la conferma che il tempo stringe e bisogna fare in fretta per fermare Putin.

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