Paolo Valentino Corriere della Sera 21 gennaio 2023
Carri armati all’Ucraina, perché i tedeschi hanno detto di no. Scholz teme un allargamento della guerra
La Germania teme che i Leopard aumenterebbero la capacità offensiva di Kiev scatenando così una forte reazione russa
Sulla fornitura all’Ucraina dei Leopard 2, le Rolls Royce dei carri armati, la Germania non vuol decidere sotto pressione. È il messaggio ultimo che viene dal vertice di Ramstein, dove il nuovo ministro della Difesa tedesco, Boris Pistorius, ha annunciato una verifica interna ed esterna di tutti i pro e i contro di una eventuale decisione.
La verità è che il governo federale si è un po’ incartato sul tema dei Leopard, vero gioiello della tecnologia militare tedesca, sistema offensivo per definizione e soprattutto presente in grandi quantità in Europa, dove figura negli arsenali di ben 12 Paesi oltre la Germania.
Fino a giovedì infatti la narrazione ufficiale, come nei mesi precedenti, era che Berlino non volesse agire da sola: troppo pesante la zavorra della sua Storia per poter fare la prima della classe, tanto più in un conflitto nel quale è coinvolta la Russia. Così, nelle forniture militari a Kiev, Scholz ha sempre chiesto una copertura politica, cioè una decisione preventiva o contemporanea di altri alleati a fornire lo stesso tipo di armi, fossero i sistemi di difesa antiaerea, i carri leggeri Marder o, da ultimo, i missili Patriot.
Nel caso dei Leopard, secondo il cancelliere, dovevano essere gli americani Abrams a fare da apripista. Ma sui loro carri di ultima generazione, gli Stati Uniti, comunque di gran lunga i maggiori fornitori di armi all’Ucraina, sono stati inflessibili nel loro motivato rifiuto: hanno un motore a propulsione jet e necessitano di carburante speciale, una manutenzione complicata, tempi di addestramento troppo lunghi e non ultimo i pezzi di ricambio non sono disponibili sul posto, come invece accadrebbe per i Leopard.
Ieri Pistorius ha liquidato l’argomento, dicendo che non c’è legame tra un’eventuale decisione tedesca sui Leopard e una americana sugli Abrams. Un linkage fra l’altro imbarazzante, osserva Christoph von Marschall, analista del Tagesspiegel , poiché isolava la Germania dagli altri partner europei, quasi tutti decisi a dire di sì alla cessione dei loro Leopard, che deve essere autorizzata da Berlino, facendo invece dipendere tutto dalla scelta di Washington. Con buona pace dell’ambizione (o finzione) europea di decidere in autonomia.
Dove sta allora la ragione profonda della cautela tedesca? Probabilmente nel fatto che i Leopard segnerebbero un salto di qualità nell’aiuto a Kiev, aumentandone la capacità offensiva e quindi rischiando una forte reazione russa e un ampliamento del conflitto. Si può essere d’accordo o no con l’argomento. Ma è legittimo e avrebbe fatto meglio il cancelliere a dirlo esplicitamente. Detto questo, l’impressione è che anche questa volta, Berlino finirà per fare la cosa giusta.