Il boom di “The white lotus”, più che il thriller è il sesso la chiave del successo

Enrico Magrelli La Repubblica 19 dicembre 2022
Il boom di “The white lotus”, più che il thriller è il sesso la chiave del successo
Acclamata negli Usa la commedia-thriller girata a Taormina: Sabrina Impacciatore è la star e l’eros il protagonista


La vacanza, con il morto, appena cominciata e già finita. Da ieri è disponibile su Sky Atlantic e su Now la settima e ultima puntata della seconda stagione di The White Lotus, la miniserie rivelazione che ha sbancato, con la prima stagione, gli Emmy, strappando dieci statuette ai concorrenti. Creata, scritta e diretta da Mike White (un veterano della serialità: Dawson’s Creek, Enlightened – Le nuove me e altre moderne storie a puntate), prodotta da Hbo, con questo settimo episodio ha inchiodato davanti agli schermi quattro milioni di spettatori negli Stati Uniti, svelando chi è il cadavere che galleggia a filo d’acqua dalla prima puntata e chi è — o potrebbe essere — l’assassino.
Seguendo i sette giorni di relax e monotone chiacchiere della brigata in trasferta (del cast della prima stagione ritroviamo solo la prorompente e lievemente depressa Jennifer Coolidge) l’azione si sposta dalle Hawai a Taormina. La cornice e il palcoscenico sono di nuovo un lussuoso albergo — che dà il nome alla serie — per turisti facoltosi e l’impianto narrativo è quello di un coro da subito dissonante. Oltre ai trolley e alle pesanti valigie ognuno trascina con sé rancori, diffidenze, rivincite non consumate, dipendenze, catastrofi familiari. Ad accogliere i vari personaggi (interpretati, tra gli altri, da F. Murray Abraham, Michael Imperioli, Meghann Fahy, Aubrey Plaza) c’è un nutrito e tipizzato staff italiano, da ricordare le due simpatiche e seducenti predatrici, Simona Tabasco e Beatrice Grannò, e soprattutto Sabrina Impacciatore che dirige il traffico dei clienti, cerca di proteggere il decoro del resort pluristellato e dissimula più di un desiderio. Impacciatore, grazie alla serie, sta vivendo una effervescente fase di popolarità Oltreoceano, coronata dal divertente passaggio al Jimmy Kimmel show. Come nella prima stagione, la leggerezza nasconde una vena sinistra. D’altra parte, la presenza dell’Etna non può che preannunciare una violenta eruzione dell’intreccio, una svolta eclatante. E il finale non deluderà.
The White Lotus, al di là degli entusiasmi, dei presunti shock dei telespettatori statunitensi e dei possibili premi futuri (anche ai Golden Globe si contano alcune nomination), non è un capolavoro e non è una miniserie imprescindibile. La bravura di quasi tutti gli interpreti e la suggestiva colonna sonora da juke-box vintage nella quale si passa da Mina a Modugno, da Lauzi a Bindi, da De André a Battiato, da Rosa Balistreri a Robertino (probabilmente poco familiari a un pubblico non italiano), non bastano. L’abilità con cui Mike White mescola spunti di commedia e dramma, l’immagine stereotipata di un altrove esotico (la Sicilia come le Hawaii per una platea internazionale?), l’effetto cartolina di luoghi magnifici come Noto, il pellegrinaggio sui set dove Coppola ha ambientato Il Padrino, gli ambienti da rivista di arredamento, gli intrighi sentimentali da soap opera con una modica dose di pochade, l’ineluttabile commozione di fronte alla messa in scena della Butterfly sono tra i motivi del successo.
Ma più potenti di tutto questo e del gancio thriller sono, senza dubbio, le forti pulsioni sessuali che scorrono, più impetuose dei noiosi dialoghi, puntata dopo puntata. Eros mercenario, eterosessuale e non, coniugale, online, clandestino, vagheggiato o solo ricordato. Per la prossima stagione è pronto un biglietto alla volta dell’Asia.

 

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