Stefano Cappellini La Repubblica 21 gennaio 2023
Santoro, dalla tv alla nuova Unità. Romeo gli offre di dirigere il sito. Lui: “A 72 anni solo progetti miei”
Quando è uscito in edicola l’ultimo numero dell’ Unità il presidente del Consiglio era Paolo Gentiloni. Ne è passato di tempo.
Se a un liceale citi il governo Facta, potrebbe apparirgli più vicino, quanto meno ne ha appena letto sul libro di storia. In questi anni di assenza il giornale fondato da Antonio Gramsci ha toccato tutte le tappe della via crucis verso il fallimento, compreso il ritorno in edicola una volta all’anno per non perdere il diritto di testata.
In una di queste occasioni l’editore Pessina, sopraggiunto in era renziana, chiese di firmare il numero come direttore responsabile a Maurizio Belpietro. «Lo faccio solo in nome della libertà di stampa», disse Belpietro, e fu di parola: in quell’edizione straordinaria non c’erano articoli né sulla sostituzione etnica né sui Protocolli dei Savi di Sion e nemmeno sul grafene nei vaccini (va detto, però, che era il 2019, la pandemia non era ancora scoppiata).
Nel novembre scorso la testata sopravvissuta anche grazie al soccorso di Belpietro è andata all’asta dopo il definitivo fallimento dell’editore. Se l’è aggiudicatal’imprenditore Alfredo Romeo, che qualche anno fa a aveva già riportato in edicola Il Riformista ,affidato alla direzione di Piero Sansonetti. Romeo è stato recentemente assolto, “perché il fatto non sussiste”, nel processo per gli appalti Consip (a novembre, in un altro filone processuale, è stato condannato in primo grado a 2 anni e 6 mesi).
Il ritorno dell’ Unità in edicola, previsto per gennaio, è slittato a fine febbraio. Il direttore responsabile dell’Unità di carta sarà sempre Sansonetti, già condirettore del giornale alla fine dei Novanta (dove fu autore di uno dei titoli più celebri della storia del quotidiano, “Scusaci principessa”, alla morte di Lady D), poi alla guida di Liberazione , il fu quotidiano di Rifondazione comunista, quindi di una lunga serie di giornali di taglio garantista e libertario. Sansonetti è diventato anche un opinionista dei talk di Rete4, dove è spesso l’antagonista di sinistra di Daniele Capezzone, non necessariamente su posizioni contrapposte. Ma a chi affidare la direzione della parte digitale, ormai decisiva in qualunque progetto editoriale? Romeo punta in alto: Michele Santoro.
Un’offerta al conduttore di Samarcanda e Annozero è già stata recapitata. Santoro conferma, ma per ora la risposta è no: «A 72anni non ho voglia di finire sotto un editore», dice Santoro. Che però non chiude la porta a Romeo: «Sono contento che riporti in vita l ’Unità , è un fatto positivo se aumentano i luoghi dove è possibile tornare a dare voce a chi non ce l’ha. Ma è questo l’obiettivo? Non lo so, perché nessuno mi ha chiesto cosa farei io. Quello che posso escludere è fare il direttore di un progetto non mio».
Anche perché Santoro, nel frattempo, un progetto suo ce l’ha, sempre legato all’idea di dare rappresentanza politica alla sinistra senza partito: uno spazio digitale a cavallo tra un sito di informazione e una piattaforma di scambio di opinioni, proposte e iniziative. Li vogliamo chiamare i meet up di Santoro, come quelli alle origini del Movimento 5 Stelle? «Ci sarà più informazione e più tecnologia », spiega Santoro, che negli ultimi mesi è tornato spesso ospite in tv a parlare di guerra in Ucraina. Lui la chiama “la guerra di Biden”. E questo è un titolo di giornale che, Unità o no, Belpietro certamente non cambierebbe.