Francesco Messineo: “Nessun depistaggio su Messina Denaro”

Giuseppe Legato La Stampa 22 gennaio 2023
Francesco Messineo: “Nessun ostacolo all’indagine su Messina Denaro, l’ha stabilito anche il Csm”
L’ex procuratore di Palermo replica all’intervista dell’ex aggiunta Principato: «Arrivare al boss con Sutera era un’ipotesi, ma la cattura non era vicina»


Francesco Messineo, ex procuratore di Palermo, 44 anni in magistratura conclusi nel 2014
Ostacoli all’indagine sulla cattura di Matteo Messina Denaro? «Nessuno, anche il Csm che ha esaminato tutta questa vicenda ha concluso ribadendo la correttezza del mio operato». Ed ecco l’ex procuratore di Palermo Francesco Messineo, 44 anni in magistratura, conclusi con la reggenza – dal 2006 al 2014 – dell’ufficio giudiziario del capoluogo siciliano. Sotto la sua gestione furono arrestati 5 dei 6 principali latitanti di Cosa Nostra, tranne Matteo Messina Denaro. E proprio su questa cattura non realizzata l’ex procuratore aggiunto di quegli anni, Teresa Principato, ha parlato di «indagine sulla cattura stoppata, pur di fronte a promettenti scenari, quando Leo Sutera, boss che aveva ricevuto pizzini da Messina Denaro, personaggio indispensabile alle mie indagini, venne arrestato nonostante avessimo chiesto di aspettare per non vanificare gli sforzi».

Dunque, dottor Messineo, facciamo chiarezza su questa vicenda. Come sono andati i fatti?
«Sull’arresto di Sutera, che era un mafioso di elevato lignaggio dell’area agrigentina, chiarisco subito che l’indagine condotta nei suoi confronti per la ricerca di Messina Denaro realizzava soltanto la possibilità di sviluppare successive attività. Non c’era nulla di definitivo, nessuna acquisizione certa sulla sua presenza e nessuna prospettiva di imminente localizzazione».

Una speranza troppo ottimistica di un suo magistrato?
«No, non sarei così riduttivo, era un’ipotesi da sviluppare come era stato fatto con altre piste».

Ma arrestando Sutera non si sarebbe potuta sviluppare. O no?
«Contemporaneamente la polizia di Stato aveva svolto un’indagine nella quale era emersa la responsabilità concreta, e quindi non una semplice pista investigativa, di una cinquantina di soggetti dell’Agrigentino, fra i quali lo stesso Sutera, per reati tipici dell’organizzazione mafiosa».

E dunque?
«Questa indagine era una vera e propria acquisizione di responsabilità e coinvolgeva anche Sutera».

Sta dicendo che andava arrestato per forza?
«La polizia aveva evidenziato la necessità di misure cautelari a carico dei mafiosi indagati, incluso Sutera. A questo punto l’unico modo per poter proseguire la ricerca del latitante sarebbe stato di non procedere agli arresti dei mafiosi denunciati».

Perché sarebbe stato necessario aspettare?
«Indubbiamente l’arresto avrebbe potuto incidere sulla ricerca in corso».

Ma la pista per arrestare Messina Denaro seguendo Sutera era fondata o no?
«Si trattava di un’ipotesi promettente, ma non assolutamente decisiva, né di imminente esito, perché altrimenti sarebbe stato impensabile trascurarla».

Un’ipotesi dunque.
«Come ce n’erano altre».

Vi erano ulteriori motivi per cui non si sarebbe potuto attendere oltre prima di eseguire quegli arresti?
«No, perché per i reati di mafia non è previsto in alcun modo il ritardato arresto e quindi, in presenza delle condizioni che rendono obbligatoria l’emissione di misure cautelari, non è consentita alcuna scelta. Per altri reati, per esempio in materia di droga, si può attendere in vista di ulteriori risultati investigativi».

Ricapitolando?
«Non esistevano due opzioni. Ce n’era una sola”.

Chi decise sul punto?
«Queste decisioni le prende, e le prese, il Procuratore della Repubblica».

Ovvero lei…
«Ma lo feci anche in base al confronto con i magistrati della Dda che si occupavano dell’Agrigentino. Si decise di temporeggiare quanto era possibile, ma naturalmente non si poteva andare al di là di un certo lasso di tempo».

La dottoressa Principato sostiene che le fu detto: «Al massimo possiamo aspettare una settimana poi li dobbiamo prendere». Come la mettiamo?
«Non credo si sia trattato solo di una settimana, il periodo è stato più ampio, ma non si poteva più aspettare: sarebbe stato un ritardo indebito tale da configurare una responsabilità penale. Questo, sia chiaro, era ben noto alla dottoressa Principato».

In definitiva: se la sente di dire che non arrestando Sutera si sarebbe potuto prendere Messina Denaro con un’alta percentuale?
«Non sono in grado di calcolarlo. Si presenta la vicenda come se Messina Denaro fosse pronto per essere catturato. Ma la pista, che pur esisteva, era stata già percorsa per vari mesi senza esiti decisivi. Detto ciò non è esatto che il Csm non sia intervenuto».

Ecco come è finita questa storia al Csm?
«Ha esaminato attentamente la vicenda ed ha concluso che la mia era stata una decisione pienamente legittima».

 

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