La premier furiosa. Sospetti sulle mosse di Forza Italia e Terzo polo

Tommaso Ciriaco La Repubblica 23 gennaio 2023
La premier furiosa chiede disciplina. Sospetti sulle mosse di Forza Italia e Terzo polo
Pronta a frenare il Guardasigilli su ascolti e carriere dei giudici. Da Algeri rilancia l’idea dell’Italia hub del gas

Il vento gelido frusta il ponte della fregata “Carabiniere”. A bordo delle nave della Marina ancorata nel porto di Algeri Giorgia Meloni dimentica per qualche ora tutto il fastidio, tutti i sospetti e la delusione per il pasticcio sulla giustizia. Ha appena dichiarato che al suo rientro in Italia vedrà Carlo Nordio. Ha deciso di farlo perché il dossier è sfuggito di mano a tutti, nessuno escluso: partiti di maggioranza, ministri, fedelissimi. E, cosa più grave, è fuori controllo prima ancora di mettere mano alla materia più esplosiva dell’agenda di governo. “Non possiamo permettercelo”, ha intimato ai suoi. “Bisogna fare, non annunciare”.

Vuole, anzi pretende ordine. Coordinamento. Intende evitare una riedizione del caos, dopo l’incidente sulle accise. Ne fa anche una questione di metodo, perché considera autolesionistico annunciare riforme prima ancora di vararle. L’effetto è due volte negativo, pensa Meloni: animare liti tra alleati prima del tempo, rompere con la magistratura brandendo slogan che tra l’altro non diventeranno mai realtà. Non, almeno, con le modalità che in queste ore hanno acceso lo scontro con le toghe, perché Meloni non ha alcuna intenzione di aprire questo fronte. “Non possiamo permettercelo e non ha senso”. Stilerà dunque un cronoprogramma sulla giustizia, ma evitando strappi.

Non è solo un problema che riguarda Nordio. Riguarda la gestione dei rapporti tra Fratelli d’Italia e il titolare della Giustizia, tra il sottosegretario meloniano Andrea Delmastro e il suo ministro. Attiene alla relazione complessa, sempre più complessa tra Nordio e il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Alfredo Mantovano, pure lui magistrato e attestato su posizioni diverse. Riguarda infine il rischio di trasformare la giustizia in un incubatore di strani esperimenti, che oggi restano confinati alla filosofia del diritto e domani possono diventare modello per maggioranze alternative.

I sospetti di Palazzo Chigi sono concentrati sul rapporto tra il Terzo Polo e Forza Italia, a braccetto in nome del garantismo. Prova ne è il fatto che un esperto di giustizia come il calendiano Enrico Costa lavori sulle contraddizioni della maggioranza e si prepari a presentare proposte in grado di mettere in crisi la componente giustizialista di Fratelli d’Italia. Non c’è bisogno di regalare agli alleati più insoddisfatti – soprattutto a Silvio Berlusconi – un grimaldello in grado di indebolire la presidente del Consiglio.

A Nordio, Meloni ha chiesto di anticipare i tempi di un faccia a faccia che si sarebbe dovuto tenere a inizio febbraio, a cavallo dell’inaugurazione dell’anno giudiziario. E consiglierà al ministro di limitare alcune uscite pubbliche, dosando con cura le parole. Quelle sull’antimafia, ad esempio, hanno rischiato di rovinare il successo dell’arresto di Matteo Messina Denaro. Ma siccome il confronto con il Guardasigilli è rodato e resta costante – è lei ad averlo scelto, anche perché piace (per adesso) alla galassia elettorale della destra – Meloni dirà a lui quello che ha già detto al suo partito e ai due vicepremier: “Dobbiamo parlare con i fatti”. E dunque ci sarà un cronoprogramma, ma si tradurrà in un approccio moderato al nodo della giustizia: meno di quanto promesso sulle intercettazioni, nulla – almeno nell’immediato – sulla separazione delle carriere.
Un capitolo a parte vale invece per Matteo Salvini. La sortita del vicepremier a favore dei magistrati e contro Nordio ha alimentato la confusione e spinto Meloni a intervenire. Il realtà, il leghista potrebbe aver semplicemente sfruttato la querelle per inviare un messaggio alla magistratura, in vista di un passaggio imminente: l’elezione del vicepresidente del Csm. In corsa, c’è anche Fabio Pinelli, scelto dal Carroccio pochi giorni fa come uno dei membri laici del Consiglio.

La scelta di convocare Nordio si spiega infine con la volontà di non lasciare che troppi problemi si accumulino, generando stallo. Non è neanche detto, ad esempio, che la riforma dell’autonomia arrivi in Consiglio dei ministri questa settimana, come annunciato da Roberto Calderoli. La premier, forse, chiederà un’altra settimana di riflessione. Queste ore, intanto, serviranno a rafforzare l’approvvigionamento di gas dall’Algeria.

E a porre le basi per un progetto politico che può sintetizzarsi così: rendere l’Italia l’hub europeo del gas. “Nel Mediterraneo – sostiene la premier – viaggia la stragrande maggioranza dei nostri interessi strategici”. L’ambizione è far transitare entro la fine della legislatura dall’Italia alcune decine di milioni di metri cubi di metano – oltre a quelli del fabbisogno italiano – e contribuire a garantire così anche l’autonomia energetica della Germania e degli altri partner continentali. Di questo parlerà il prossimo 3 febbraio con Olaf Scholz a Berlino, se il bilaterale a cui lavorano i diplomatici diventerà realtà.

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