Meloni: trasformare l’Italia nell’hub energetico dal Nord Africa all’Europa

Italia Oggi 23 gennaio 2023
Meloni: trasformare l’Italia nell’hub energetico dal Nord Africa all’Europa. Tajani: Egitto strategico
I motivi della visita della premier in Algeria. L’obiettivo resta quello di arrivare entro due anni al totale sganciamento dal gas russo

 

La premier Giorgia Meloni, sbarcata ieri pomeriggio ad Algeri, punta a trasformare l’Italia nell’hub energetico dell’intera Europa. Un ruolo che darebbe al nostro Paese un “peso strategico importante”. È il “piano Mattei per l’Africa”, scrive il “Messaggero”, con investimenti europei non ancora definiti, ma che qualche settimana fa il vicepremier e ministro degli Esteri, Antonio Tajani, ha quantificato in 10 miliardi di euro. Gli obiettivi sono quelli di migliorare le condizioni economiche e sociali del continente africano, per “fermare all’origine” l’ondata migratoria, e frenare l’espansionismo della Cina e della Russia in Algeria. Meloni, secondo il “Corriere della Sera”, ne ha discusso con il capo dello Stato Sergio Mattarella nel corso dell’ultimo Consiglio supremo di Difesa.

L’obiettivo, sul fronte energetico, resta quello di arrivare entro due anni al totale sganciamento dal gas russo, per poi crescere progressivamente come hub di distribuzione di energia dal Nord Africa al cuore dell’Unione europea. Le stime del governo dicono che fra cinque anni l’Italia potrebbe cominciare a smistare al resto dei partner della Ue sino 60 miliardi di metri cubi di gas, se non oltre. In testa Germania, Austria e Ungheria. La visita in Algeria di Giorgia Meloni si muove lungo questo orizzonte.

E nella cornice di un modello che l’Eni (ieri sera l’ad Claudio De Scalzi partecipava alla cena fra il nostro capo del governo e il primo ministro algerino) porta avanti con diversi Paesi, e ovviamente anche qui, con accordi multipli che coinvolgono la compagnia statale Sonatrach. Da un lato trasformare il nostro Paese in un hub di energia significa aumentare notevolmente il flusso di gas da tutti gli Stati produttori e collegati alla Penisola, dall’Egitto al Mozambico, dall’Azerbajan alla Libia (secondo le stime del nostro esecutivo un Paese stabilizzato potrebbe veder salire il suo export verso Roma da 2 miliardi di metri cubi a 9 miliardi). Dall’altro significa investire massicciamente nella transizione energetica degli Stati produttori: oggi in Europa arriva il loro gas, domani, ovviamente nel lungo periodo, per noi e per loro, verrà smistata energia pulita.

Gli accordi che oggi l’Eni firmerá con la compagnia statale algerina si muovono su questo solco, fornire ai propri clienti energia sostenibile e sicura, accelerando al tempo stesso il percorso di decarbonizzazione. Energie rinnovabili, idrogeno, cattura di Co2, bio-raffinazione, sono solo alcuni dei settori degli accordi siglati con Algeri sin qui e che oggi vedranno aggiungersi un nuovo contratto. Intese che domani garantiranno un dividendo energetico non solo al Paese ospitante: il progetto Elmed ad esempio, che collegherá la Tunisia all’Italia ù finanziato al 40% da Bruxelles, che coinvolge Terna e l’omologa tunisina Steg ù consentirà il passaggio di energia elettrica, con una capacitá di 600 Mw, verso la Penisola, ma non solo di energia prodotta negli stabilimenti industriali tunisini. Di fatto sará il primo passo concreto di una forte integrazione elettrica fra Europa e Nordafrica.

Su questo fronte si muove anche un altro pezzo importante di questo governo. Il ministro degli Esteri è stato infatti al Cairo per tessere un’altra tela della ragnatela energetica. “L’Egitto è un protagonista decisivo con il quale confrontarci per trovare risultati giusti e positivi. l’Egitto ha iniziato ad esportare gas anche verso l’Italia. Grazie alle scoperte dell’Eni, il Cairo prima ha raggiunto l’autosufficienza e poi è diventato Paese esportatore. Per l’Italia è una sicurezza strategica avere piú fornitori, con vari canali di approvvigionamento”, ha detto il ministro degli Esteri, Antonio Tajani, in un’intervista al “Messaggero”, precisando che dal Cairo “già nel 2022 è arrivato un miliardo di metri cubi” di gas, “nel 2023 dovrebbero essere oltre 3 miliardi” e “solo questo conferma quanto loro siano importanti per noi, e viceversa”. L’obiettivo di queste missioni nel Mediterraneo, ha spiegato il ministro, “è innanzitutto rispondere alla crisi energetica e affrontare il tema delle migrazioni irregolari.

Per questo vogliamo riprendere contatti diretti con
tutti i governi dell’area e un coordinamento su temi cruciali”. “La stabilizzazione della Libia è decisiva, per rallentare l’immigrazione irregolare e fronteggiare una minaccia terroristica che dal Sahel sale verso il Mediterraneo – ha poi sottolineato Tajani -. Paesi come Algeria, Turchia ed Egitto hanno influenza su alcuni dei protagonisti della vita politica e militare in Libia. Dobbiamo parlare fra di noi, limitare i contrasti e creare un’agenda positiva e favorire elezioni presidenziali e politiche che legittimino nuovi dirigenti politici in Libia”.

 

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