Balneari, sulla premier il pressing incrociato di alleati e Unione europea

Andrea Colombo il Manifesto 24 gennaio 2023
Balneari, sulla premier il pressing incrociato di alleati e Unione europea
Bruxelles chiede le gare. Presto incontro di maggioranza e con gli operatori

Come se non bastassero i benzinai, che non sono una categoria qualsiasi ma parte dello zoccolo duro della destra, sulla testa del governo piomba anche la tegola dei balneari, che della base della destra sono una componente persino più stabile. Qui il guaio rischia di essere anche peggiore, perché si tira dietro la possibile divisione della maggioranza e lo spettro dello scontro con Bruxelles.

Proprio per evitare quello scontro la premier Giorgia Meloni aveva evitato di inserire tra gli emendamenti al Milleproroghe “segnalati” quello che cancella la scadenza delle attuali concessioni balneari il prossimo 31 dicembre. Non è un ritiro formale ma il risultato è identico. Però gli emendamenti sono tre e gli altri due, quello presentato dai leghisti e quello firmato dai forzisti, rimangono tra i “segnalati”, cioè quelli che devono essere discussi.

È un problema serio, e un altro problema è che la premier non può continuare a ingranare una marcia indietro dopo l’altra senza perdere la faccia oggi e i consensi domani. Così, da Algeri, Meloni cerca di coprirsi su entrambi i fronti. «Non ho cambiato idea sulla difesa dei balneari da una direttiva che non andava applicata», giura. Però, aggiunge, «si tratta di capire qual è la situazione più strutturale. Io immagino una soluzione non temporanea». Insomma, non si tratterebbe di una resa ma di un rilancio per modificare definitivamente la direttiva Bolkenstein. Di questo la presidente del consiglio si impegna a discutere con i balneari, le cui associazioni, annuncia, «saranno convocate prima del voto» sugli emendamenti. E prima ancora, spiega ancora la premier, «stiamo convocando i partiti di maggioranza».

Messa così la formula sembrerebbe inoppugnabile, se non fosse che l’inquilina di palazzo Chigi ha fatto i conti senza la Commissione europea. Bruxelles si era già fatta sentire in mattinata, segnalando di essere «in contatto con le autorità italiane» in vista «dell’attuazione dei loro impegni». Il segnale era già chiaro ma dopo l’uscita algerina della premier la Commissione rincara: «Il diritto Ue richiede che le norme nazionali assicurino la parità degli operatori senza alcun vantaggio, diretto o indiretto, per nessuno». Dunque nessuna proroga, pena la procedura di infrazione.

È evidente che la presidente del consiglio era già stata messa al corrente dal ministro degli Affari europei Raffaele Fitto, che gestisce la trattativa, dell’assoluta indisponibilità dell’Unione europea alla proroga. Per questo Meloni cerca di sgombrare il campo da un’ipotesi per Bruxelles irricevibile. Ma le possibilità di modificare la Bolkenstein in pochi giorni sono pari a zero, per questo circola l’ipotesi di un decreto in estate, che lascerebbe il tempo necessario per cercare l’intesa. Sempre che gli alleati di maggioranza accettino di fare un passo indietro ritirando i loro emendamenti e per il momento non sembra.

La Commissione europea ha infatti chiarito anche che la messa a gara delle concessioni balneari non fa formalmente parte del Pnrr e Maurizio Gasparri, per Forza Italia, non si lascia sfuggire l’appiglio: «Ciò dimostra quanto sia percorribile la strada di una proroga, anche per chiarire le cose». Per ora l’emendamento azzurro resta segnalato. Marco Centinaio, per la Lega, è anche più drastico: «Su una soluzione strutturale la premier con noi sfonda una porta aperta. Ma se è per portare le concessioni a gara diciamo: No, grazie».

 

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