Csm, il voto per il vicepresidente è un altro derby tra Salvini e Meloni

Andrea Fabozzi il Manifesto 24 gennaio 2023
Csm, il voto per il vicepresidente è un altro derby tra Salvini e Meloni
Il laico Romboli ha più titoli, ma è stato scelto dal Pd. Al nome della Lega, FdI risponde con l’avvocata in quota Mantovano. Si profila una conta all’ultimo voto, ma l’avvocato Pinelli, voluto da Salvini, spera di spezzare gli schieramenti

 

«Mercoledì sarà una giornata lunga», dice uno dei nuovi consiglieri togati del Csm. Eletti già a settembre, ma per quattro mesi in attesa dei dieci laici scelti dal parlamento, i consiglieri dovranno fare adesso tutto di corsa. Stamattina cerimonia al Quirinale per il passaggio di consegne, domani già si vota per eleggere il vicepresidente.

Va scelto tra i laici ed è una partita complicata dal fatto che il partito egemone, Fratelli d’Italia, è riuscito a conquistare ben quattro consiglieri sui sette del centrodestra, ma ha perso proprio quello che intendeva candidare alla vicepresidenza, Peppino Valentino, sacrificato alla notizia che è indagato da Gratteri.

Per cui i consiglieri del Csm che neanche sono riusciti a incontrarsi e soprattutto a conoscere i laici neoeletti si trovano davanti a un’elezione complicata con tre soluzioni possibili e la probabilità di un testa a testa all’ultimo voto. Il nodo va sciolto domani, una giornata lunga.

Servono diciassette voti nelle prime due votazioni, la maggioranza assoluta, successivamente basta la maggioranza semplice. In queste ore di pretattica i togati di tutte le correnti assicurano che sceglieranno solo in base al profilo e alle competenze.

Fosse davvero così non ci sarebbe partita, tra gli eletti c’è infatti un costituzionalista autorevole, Roberto Romboli, professore emerito della scuola di Pisa, tra l’altro il più votato nello scrutinio segreto del parlamento. Ma è stato indicato dal Pd, quindi è in nettissima minoranza tra i laici.

Mentre la corrente più rappresentata dalle toghe, che anche in questo caso è quella di destra, Magistratura indipendente, sta spiegando ai colleghi che serve un vicepresidente «forte». Fuori di metafora: in sintonia con la maggioranza di governo.

In questo campo i papabili sono due. Fabio Pinelli, avvocato padovano indicato da Salvini (ha difeso diversi dirigenti leghisti), può contare su apprezzamenti e relazioni politiche trasversali. Tra l’altro, come abbiamo raccontato all’indomani dell’elezione, ha recentemente espresso delle idee sulla giustizia disallineate rispetto a Nordio. Ha scritto infatti (sulla rivista della corrente di sinistra delle toghe, Md) che su obbligatorietà dell’azione penale, intercettazioni e separazione delle carriere non c’è alcun bisogno di affannarsi in nuove riforme: meglio applicare quelle già fatte. Ma l’elezione di Pinelli segnerebbe una sconfitta di Fratelli d’Italia, che avrebbe così inutilmente preteso la fetta più grande dei consiglieri.

Contro Pinelli, il partito di Meloni spinge Daniela Bianchini, avvocata romana specializzata in diritto di famiglia e diritto canonico, assai più giovane tanto che sono in corso verifiche sul fatto che abbia il requisito richiesto di quindici anni di concreto esercizio della professione (è iscritta all’ordine da 16 anni ma è anche docente alla Lumsa). Bianchini ha però uno sponsor importante nel sottosegretario a palazzo Chigi Alfredo Mantovano che a sua volta ha un ascendente sulla corrente di Magistratura indipendente. Se eletta sarebbe la prima donna in quella carica.

Si fanno dunque i conti e le attenzioni si concentrano sulla corrente di centro delle toghe, Unità per la costituzione. Con quattro consiglieri rappresenta l’ago della bilancia. Se andasse per intero su Romboli, il costituzionalista – che secondo i suoi sostenitori ha il profilo istituzionale più alto e può farsi garante dei valori costituzionali di autonomia e indipendenza – raccoglierebbe di certo i sei voti di Area, il voto della consigliere di Magistratura democratica e quello dell’indipendente (ma vicino alla sinistra di Md) Fontana. Più il voto del laico dei 5 Stelle e i voti dei due membri di diritto, primo presidente e procuratore generale della Cassazione. In totale 16. Se votasse per lui anche il consigliere laico indicato da Renzi ecco raggiunta la soglia della maggioranza assoluta. Ma il renziano Carbone può scegliere anche il centrodestra, in omaggio alla linea sulla giustizia del partito che lo ha eletto. In questo caso Bianchini, con anche i 7 voti dei laici di centrodestra, i 7 di Mi e il voto del giudice eletto dalla “non corrente” Altra Proposta, arriverebbe a 16 voti. Non sufficienti, almeno in prima battuta. Mentre Pinelli spera di spezzare i due fronti.

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