Tommaso Ciriaco La Repubblica 24 gennaio 2023
Descalzi: “L’Italia non perda l’occasione di diventare l’hub energetico europeo”
Il manager ad Algeri invita ad accelerare sulle infrastrutture e sui “colli di bottiglia”
In un Paese in cui è sempre difficile realizzare infrastrutture importanti, a causa di opposizioni locali e divisioni strategiche, come è possibile realizzare un progetto fondamentale come un hub energetico che serva a tutta l’Europa?
Il più interessato a rispondere è Claudio Descalzi, amministratore delegato di Eni, ieri in vista ad Algeri per accompagnare la premier Giorgia Meloni chiamata a ratificare parte di quegli accordi che permetteranno la costruzione dell’hub.
«Qualsiasi progetto complesso va affrontato con garbo. Spiegandolo ai cittadini, illustrando che c’è sempre un guadagno per tutti gli attori della collettività. Occorre che l’Italia ragioni in termini sistemici. Come fa da sempre la Francia, dove destra e sinistra possono litigare su tutto, ma su alcuni temi di interesse nazionale si uniscono ed esiste prima il Paese. E occorre continuità politica sui progetti strategici».
La premier Giorgia Meloni con il presidente algerino Abdelmadjid Tebboune
Nel palazzo presidenziale di Algeri è il momento di firmare i memorandum. Non è certo la prima visita di Descalzi ad Algeri. Stavolta accompagna Meloni, aveva fatto lo stesso con Mario Draghi nell’aprile del 2022. La missione diventa l’occasione per ragionare di tutto, non solo del memorandum tra Eni e l’algerina Sonatrach per ridurre le emissioni di gas serra e incrementare le esportazioni di energia verso l’Italia, anche attraverso un nuovo gasdotto per l’idrogeno.
Guardando agli ultimi mesi, ad esempio, il manager riflette su come il continente europeo, con lo scoppio della guerra, abbia scoperto alcune vulnerabilità.
«Con il conflitto in Ucraina hanno tutti aperto gli occhi sul fatto che in Europa non avevamo un piano di sicurezza energetica. Siamo un enorme mercato, ma a differenza di Cina, Stati Uniti e Russia l’Unione europea non ha mai avuto la possibilità di estrarre materia prima sufficiente per alimentare la sua industria. Come avere una Ferrari e scoprire di essere senza benzina. Che fai in quel caso? La lasci in garage».
Il passo successivo – e obbligato – è stato quindi quello di cercare fonti di approvvigionamento alternative, in giro per il mondo. Eni lo fa da sempre, seguendo progetti a lungo termine, hanno iniziato a farlo anche i governi Ue.
L’Algeria si è trasformata nel principale fornitore, avvicinando Roma all’obiettivo strategico numero uno: liberarsi dalla dipendenza dal metano russo. «Le previsioni per azzerare le forniture di gas russo all’Italia? Sono positivo – dice Descalzi – nell’inverno 2024/2025. Continuando così le cose andranno nel verso giusto».
Prima di raggiungere il palazzo istituzionale, l’ad visita assieme alla premier il giardino dedicato ad Enrico Mattei nel cuore di Algeri. È ovvio che il concetto di hub italiano per l’Europa torni spesso nei ragionamenti e nelle previsioni. Il governo ne parla da mesi, insistendo sul concetto.
«Questo piano – insiste Meloni – è il nostro orizzonte di legislatura». Descalzi invita tutti a procedere per gradi e a dare il massimo per avvicinare quest’orizzonte, superando gli ostacoli. Che non mancano.
«Se tutto il gas viene dal Sud e abbiamo un collo di bottiglia tra Campania, Abruzzo e Molise, il concetto di hub resta potenziale. È un grande potenziale che non si esprime». E ancora: «Dal Sud possono arrivare al massimo 126 milioni di metri cubi al giorno, questo è il collo di bottiglia e siamo quasi al limite». E comunque, «Snam ha già lanciato un piano di espansione che deve essere approvato da Arera, c’è una consultazione in corso. È una cosa necessaria».
Si procede ovviamente per gradi. E dunque, il primo passo è quello di affrancarsi dall’energia di Mosca, poi aumentare l’approvvigionamento per fare transitare una quantità sufficiente di gas che possa garantire anche una quota per partner come Austria e Germania. «Pensiamo ad un hub energetico relativamente al gas, ma per avere prezzi bassi serve sovraofferta. Il primo punto è dare sicurezza energetica a costi bassi, poi la centralità viene da sé».
Ora, comunque, è tempo di concentrarsi sull’Algeria. Esiste un gasdotto con una capacità di 36 miliardi di metri cubi di gas con il Paese, sottoutilizzata. Una di 12-14 miliardi con la Libia, che può salire. E poi ci sono Egitto, Nigeria, Mozambico e Angola. E ancora, i tubi dal Tarvisio. Il gas che arriva dalla Norvegia. Il Tap, che l’Azerbaigian «pensa di poter ampliare in qualche anno».
Infine, «i tre rigassificatori di gas naturale liquefatto, che spero presto possano diventare quattro con Piombino e cinque con Ravenna». Ce n’è abbastanza per capire perché è necessaria una continuità “alla francese” sul fronte dei progetti. Un’unità d’intenti del sistema Paese.