Cambiare il calcio da dentro la nuova Juve inverte la rotta

Matteo Pinci La Repubblica 25 gennaio 2023
Cambiare il calcio da dentro la nuova Juve inverte la rotta
La linea di Elkann in discontinuità con la grande guerra di Andrea al sistema

 

L’intervista con cui John Elkann ha rilanciato i suoi piani per il futuro della Juventus «e del calcio nel nostro Paese» l’hanno letta tutti. Il ministro per lo sport Abodi, il presidente della Federcalcio Gravina, i vertici della Serie A e quelli delle squadre. Ma il sentimento generale è principalmente uno: attesa.

Almeno fino a domani, quando si riunirà l’assemblea della Lega Serie A. Andrea Agnelli, dallo strappo Superlega, aveva partecipato a una sola riunione ufficiale delle società, dando un segnale che molti avevano colto come un sostanziale disinteresse per l’evoluzione del campionato italiano.

Chi rappresenterà ora la Juventus? E che posizioni assumerà nello scacchiere dei club, divisi nel conflitto silente tra Gravina e Lotito?

Il presidente della Federcalcio ha già ricevuto la visita dell’ad Scanavino, che ha voluto presentarsi subito dopo la sua nomina nel club. Ma da quel momento molto è cambiato, a cominciare dalla sentenza della Corte d’Appello che ha ridisegnato la classifica del campionato e offerto una prima misura degli effetti dell’inchiesta sui conti del club bianconero.

Ora la Figc attende il primo contatto col neo presidente bianconero Ferrero, che potrebbe avvenire però verosimilmente soltanto dopo la pubblicazione delle sentenze (sono attese entro lunedì, ma potrebbero anticipare a venerdì): in questi giorni, il club e la Figc hanno evitato colloqui che sarebbero parsi inopportuni, con un processo aperto e in un clima torrido dopo la decisione del giudice Torsello.

Chissà se di quella sentenza che ha definito «ingiusta» sono figlie le parole di John Elkann a Repubblica e La Stampa.

L’ad di Exor, società che controlla la Juventus — e presidente di Gedi, società editrice di questo giornale — ha usato parole che sembrano un segnale di discontinuità rispetto al passato. «Insieme alle altre squadre e al governo possiamo cambiare il calcio nel nostro Paese», ha detto, evocando collettività, istituzioni, sistema Italia.

E riforme che tengano in considerazione «sostenibilità e ambizione» non della Juve ma del pallone italiano, «che sta diventando marginale e irrilevante». Si coglie una sostanziale differenza rispetto all’idea di Superlega, che parla all’élite del calcio, puntando alla creazione di un sistema europeo alternativo a quello europeo e italiano.

Inversione di rotta utile anche nella dialettica con la Uefa, che oggi raduna l’ esecutivo: la Juve rischia una sanzione durissima, l’esclusione di almeno un anno dalle coppe europee per irregolarità contabili (il precedente del Milan, fuori per un anno, non lascia spazio alla fantasia).

Ma i precedenti bianconeri invitano tutti i dirigenti alla cautela: la strambata nel 2021 della Juventus, che in poche ore cancellò i suoi impegni nell’Eca e il sostegno agli investimenti dei Fondi nella Serie A, è ancora troppo fresca perché gli interlocutori la dimentichino.

 

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