Corruzione in Ucraina, le epurazioni di Zelensky per placare gli alleati

Paolo Brera La Repubblica 25 gennaio 2023
Corruzione in Ucraina Le epurazioni di Zelensky per placare gli alleati
Tra arresti e dimissioni escono di scena sei viceministri, cinque governatori e il vice procuratore generale Traballa anche la poltrona del premier


Tra arresti e licenziamenti, dimissioni e fughe all’estero, l’inchiesta che ha raggiunto i vertici del governo sta provocando un terremoto che ridisegna l’architettura del potere in Ucraina: ieri se ne sono andati sei viceministri, cinque governatori e il vice procuratore generale.

Altre poltrone eccellenti, tra cui quelle del primo ministro Denys Shmyhal e del capo dell’amministrazione presidenziale Andri Yermak, traballano.

 

È una purga comminata dal presidente Zelensky a suon di decreti, dopo una lunga serie di scandali di cui non si conoscono i confini: dalle tangenti sui generatori, indispensabili con i black out imposti dai missili russi, alla cresta sulla gavetta dei soldati. Le inchieste, e la ghigliottina politica, sono solo all’inizio. Zelensky ha bisogno di rinsaldare le fila alla vigilia della probabile avanzata russa e della controffensiva; ma deve rispondere alle pressioni internazionali. Più di metà del bilancio sono aiuti di Usa e Ue, non più disposte ad accettare la risposta standard di via Bankova di fronte alle accuse di corruzione: che siano false, orchestrate da Cremlino e filorussi per destabilizzare.

Il fenomeno è ben oltre i livelli di guardia: il ministro della Giustizia, Denis Malyuska, ha pubblicato una foto con il presidente della Verkhovna Rada, Ruslan Stefanchuk, in una cella superlusso a pagamento: «Ci preparavamo da un pezzo», scrive riferendosi agli arresti in arrivo. Le celle vip a pagamento esistono in tutta l’Ucraina: a Kiev si pagano duemila grivne al giorno, 12mila con sconto mensile.

Ieri mattina sono arrivate le dimissioni del vice capo dell’ufficio presidenziale, Kyrylo Timoshenko; quelle del viceministro della Difesa, Vyacheslav Shapovalov, e poi quelle del vice procuratore generale Alexei Simonenko. «Questa settimana sarà un momento di decisioni importanti», ha detto Zelensky annunciando il rimpasto dell’apparato statale scosso dagli scandali. Tymoshenko, pizzicato alla guida di uno dei Suv Chevrolet Tahoe che General Motors ha donato per missioni umanitarie nelle zone di guerra, aveva rimediato sostituendola con una Porsche Taycan 4S da centomila dollari. E si era trasferito nel quartiere più lussuoso della capitale, in una villa tra gli oligarchi: uno stile di vita ingombrante, in un Paese coperto di macerie.

La Porsche su cui ha scorrazzato per mesi appartiene a Novem Logistik, società di Kiev nella cui sede si riuniva la fazione di “Servitore del popolo”, il partito di Zelensky. Il proprietario è Vemir Davityan, un faccendiere attivo a Zaporizhzhia e amico del capo del partito presidenziale in parlamento, David Arakhamia. E la villa di 1.200 metri quadrati nel quartiere top di Kiev appartiene a Igor Nikonov: uno dei cento più ricchi d’Ucraina, grande costruttore edile e capo consigliere del sindaco di Kiev. Guarda caso, Timoshenko è responsabile delle ricostruzioni nei territori distrutti, e supervisiore del programma presidenziale “Grandicostruzioni”.

Un peccato simile ha costretto alle dimissioni l’ex vicepresidente di “Servitore del popolo”, Pavlo Khalimon: in guerra ha acquistato una villa da 10 milioni di grivne. Timoshenko dovrebbe ora diventare governatore militare di Kherson, un ruolo di fiducia ma in cui non potrà vivere la vita spumeggiante di Kiev. Il secondo dei dimessi illustri è il vice ministro della Difesa, Vyacheslav Shapovalov: paga lo scandalo per le forniture gonfiate delle razioni di cibo per i soldati, una figuraccia che ha coinvolto la Difesa fino a lambire il ministro Reznikov, che respinge le accuse. Un’inchiesta ha rivelato che la Difesa acquista a prezzi doppi e tripli rispetto a un supermercato di Kiev: un appalto da 13 miliardi di grivne firmato il 23 dicembre, alla vigilia di Natale.

«Analizzeremo ogni situazione in dettaglio. Energia e appalti, rapporti tra governo e regioni e forniture per i militari», dice Zelensky. Poche ore dopo ecco le dimissioni di cinque governatori tra cui quello di Dnipro, Valentin Reznichenko, imputato per un appalto da 1,5 miliardi di grivne vinto da un suo amico per la manutenzione delle strade della regione. Tra i dimissionari c’è anche quello di Kiev, Alexey Kuleba, ma è una promozione: dovrebbe prendere il posto di Timoshenko come vice capodell’Ufficio presidenziale.

Non è finita. Si sono dimessi il viceministro delle Infrastrutture Ivan Lukerya e quello dello Sviluppo delle Comunità e dei Territori, Vyacheslav Negoda. Addii che seguono l’arresto di Vasily Lozinsky, ex vice ministro accusato di avere intascato una mazzetta da 400mila dollari su un appalto da 1,8 miliardi di grivne per i generatori. Tra le poltrone traballanti c’è quella del primo ministro Denys Shmyhal, mentore di Lozinsky: spettava a lui il controllo della distribuzione dei fondi. E ci sono voci insistenti sulle prossime dimissioni di altri tre ministri: dell’energia, Galushchenk; dello sport, Vadim Gutsait, e delle industrie strategiche, Pavel Ryabikin. Gli scandali arrivano a lambire perfino il braccio destro del presidente, Yermak.

A settembre laNabu, l’Ufficio anti corruzione, lo ha accusato con Tymoshenko e Arakhamia per la rivendita a catene di negozi degli aiuti umanitari destinati a Zaporizhzhia. E un’inchiesta di Bigus sostiene che Yermak sarebbe entrato nel settore delle costruzioni nel 2019 insieme al “tradiore” Viktor Medvedchuk.
Balla, infine, la poltrona di Oleg Tatarov, vicepresidente dell’ufficio presidenziale accusato di avere ostacolato gli uffici che indagavano su di lui. Tale è il livello degli scandali che Zelensky ha vietato ai pubblici ufficiali di lasciare il Paese se non per servizio e con verifica dei Servizi: il vice procuratore generale Simonenko è stato costretto a dimettersi per un Capodanno con famiglia a Marbella, in Spagna: dieci giorni al volante dell’auto della moglie di un oligarca, scoperto per un selfie di sua moglie.

 

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