Il candidato leghista e quello dem, corsa a due per il Csm

Liana Milella La Repubblica 25 gennaio 2023
Il candidato leghista e quello dem, corsa a due per il Csm
Oggi il voto. Romboli per il Pd contro Pinelli del Carroccio. Sfuma la prima donna vice

 

È sfida a due per la vice presidenza del Csm. Roberto Romboli versus Andrea Pinelli. Il costituzionalista della sinistra contro l’avvocato della Lega. Perché al Csm, quando è sera, e la Commissione per la verifica dei titoli chiude i lavori della prima giornata di insediamento, si sciolgono i dubbi che il centrodestra ha tentato di ingigantire contro il professore di Pisa allievo di Alessandro Pizzorusso, scelto dal Pd come laico per palazzo dei Marescialli. È in pensione certo, ma i suoi 15 anni da professore li ha fatti tutti, e molti di più. E poi nomi altisonanti nellastoria del Csm — da Virginio Rognomi a Luigi Berlinguer ad Annibale Marini — erano in pensione, o ci sono andati nel corso del mandato, ma rispettavano il dettato della Costituzione sui 15 anni, anche nella versione Cartabia, “di esercizio effettivo”.

Chi vincerà? Stando ai boatos della sera, sembra sfumare la candidatura di una donna, che sarebbe stata la prima vice presidente. Ma il nome di Daniela Bianchini, avvocata civilista esperta in diritto di famiglia, nonché docente alla Lumsa, sponsorizzata perfino da Alfredo Mantovano, potente sottosegretario della Meloni a palazzo Chigi, non convince, com’era sembrato potesse essere, le toghe di Magistratura indipendente. Che su ben sette posti, contano su quattro donne, a cominciare dall’ex segretaria della corrente di destra Paola D’Ovidio.

Uno smacco per FdI che al pari della Meloni a palazzo Chigi voleva l’assist di una donna anche al Csm, soprattutto perché, su quattro laici pretesi in Parlamento, tre sono donne. E Bianchini sembrava quella giusta per diventare la vice di Mattarella. Invece, per i togati, per battere Romboli, serve un candidato più forte, come Andrea Pinelli, l’avvocato di Padova che nel suo portafoglio clienti vanta nomi leghisti di rango come Zaia, Siri e Morisi. Pinelli gode dell’apprezzamento di Luciano Violante, visto che è con lui nella Fondazione Leonardo. Uomo di relazioni, di cui ha disegnato un ritratto entusiasta, addirittura già a dicembre, il ben “noto” Luigi Bisignani.

Pinelli piacerebbe alle toghe di Mi, la corrente che fu di Cosimo Maria Ferri, anche se loro non vogliono sentirselo dire. Lo voterebbero assieme ai sette laici del centrodestra e ad Ernesto Carbone di Italia viva, quello del “ciaone”, che ieri ha superato la tagliola della verifica titoli proprio come Bianchini. Per entrambi varrebbe l’autocertificazione.

Ai voti Pinelli ne conterebbe 15 sicuri, i sette laici del centrodestra, Carbone, e i sette di Mi. Ma l’asse della bilancia sarebbe Unicost, con i suoi quattro consiglieri, che virerebbero a sinistra su Romboli. Il quale potrebbe aggiudicarsi 17 voti, oltre al suo e a quelli di Unicost, i sei togati della sinistra di Area, la Miele di Magistratura democratica, gli indipendenti Fontana e Mirenda, il professore laico di M5S Papa, nonché i due capi della Cassazione, Curzio e Salvato, rispettivamente Md e Unicost. Partita chiusa con un 17 a 15. Mattarella, che presiede, non vota.

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