Urge un lavoro per Marco Rizzo, in minoranza nel Pc

Claudio Bozza Corriere della Sera 25 gennaio 2023
Marco Rizzo non è più segretario del Pc, la rivoluzione dei compagni: «Io epurato? Macché». La parabola: da Fidel ai complottisti
Il «comitato centrale» del Partito comunista vara la svolta. Il leader uscente, la linea del «no» a tutto e le alleanze atipiche da desta a sinistra: «Dopo 13 anni era ora di cambiare»

 

Dopo aver detto «no» a tutto, alla fine il suo partito ha detto «no» a lui. Che, però, non condivide tale lettura. Il «compagno» Marco Rizzo, per anni segretario del Pc — uno dei due partiti comunisti esistenti in Italia (l’altro è il Pci guidato da Mauro Alboresi e guai a confonderli) — è stato sostituito da Alberto Lombardo, docente all’Università di Palermo.

Rizzo — una storica missione a Cuba al cospetto di Fidel Castro, deputato per tre legislature dal 1994 al 2004, europarlamentare dal 2004 al 2009 — aveva rifondato il Pc nel 2009 e da allora ne era stato leader. Alle ultime elezioni, dopo una campagna elettorale antisistema (No Draghi, No Tav, No vaccini, No Nato, No Ue, No sanzioni alla Russia), la coalizione capitanata da Rizzo (Italia sovrana e popolare) aveva conquistato 348.074 voti (1,24%).

La notizia della svolta alla guida del Pc è stata resa nota da uno stringato comunicato in cui si annuncia la decisione avallata «a grandissima maggioranza dal Comitato Centrale» del partito. Nella lettera inviata dal nuovo segretario Lombardo a tutti gli iscritti e militanti si comunica anche che il «compagno» Rizzo ricoprirà la carica di presidente onorario.

«Io epurato dai compagni? Macché, non scherziamo, questa svolta l’ho voluta io — spiega Marco Rizzo al Corriere —. Sono stato segretario per 13 anni, sennò poi diventa il “partito di Rizzo”. C’era quindi bisogno di energie fresche. Noi siamo impegnati su due fronti: quello della formazione e dell’ideologia e quello della concretezza e dell’azione unitaria».

Cacciato o invitato all’uscita? Di certo le tensioni, all’interno di uno dei due partiti comunisti, erano da tempo esasperate. Tanto è vero che nel luglio scorso, in piena campagna elettorale, Rizzo fu «espulso» simbolicamente dal partito con un’uscita della Federazione di Milano, che accusava il leader di aver preso decisioni non autorizzate dal «Comitato centrale», da sempre organo supremo dei comunisti. Il leader si era prima schierato contro green pass e obbligatorietà dei vaccini: «Il ministro Speranza ha fatto un esperimento di controllo sociale con i vaccini, e contro il Covid ha diminuito i medici», disse in una delle tante uscite in tv. Ma come non citare il suo commento per la morte di Gorbaciov: «Era dal 1991 che aspettavo di brindare».

Poi Rizzo aveva siglato accordi politici alquanto atipici, abbracciando sia la destra complottista di esponenti come l’ex eurodeputata leghista Francesca Donato, sia la sinistra radicale di Azione civile di Ingroia. Per non parlare poi di un accordo, in Sardegna, siglato addirittura con Il popolo della famiglia di Mario Adinolfi. Un potpourri politico che alla fine ha fatto saltare il banco.

E adesso? Il segretario uscente si vede come padre nobile di «Democrazia sovrana e popolare, coalizione che parte dell’esperienza del 25 settembre». E poi ribadisce: «C’è un tema di ricambio della classe dirigente, ora spazio ai giovani. La cosa migliore l’ha detto un nostro iscritto: Rizzo non va in pensione!”. La nostra è una direzione collettiva, prepariamo le cose assieme». C’è però il tempo di registrare un ultimo scivolone: «In Slovenia la benzina verde costa 1,242. L’Unione Europea per l’Italia è solo matrigna», ha scritto Rizzo sui social postando appunto la foto di un benzinaio in Slovenia. Che, però, fa parte della Ue dal 2004.

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