Rampelli fuori gioco si ribella agli ex amici Mal di correnti in FdI

Concetto Vecchio La Repubblica 26 gennaio 2023
Rampelli fuori gioco si ribella agli ex amici Mal di correnti in FdI
La fronda aperta dal vicepresidente della Camera è una faida familiare per il predominio dei voti. Ma Meloni non tollera ribellioni interne

 

È una storia di cognati e di mogli che tifano. È dentro la famiglia, quella biologica e quella politica – a lungo le due cose negli ex missini sono coincise – che va trovata la risposta alla domanda che in tanti si fanno nel piccolo mondo politico romano: ma cosa è successo tra Fabio Rampelli e Giorgia Meloni, visto che Rampelli è l’unico della vecchia guardia che non ha avuto una promozione? Vicepresidente della Camera era e vice è rimasto. Proprio lui che passa per lo scopritore di “Giorgia”. Adesso il suo uomo a Roma, Massimo Milani, è stato defenestrato. E Rampelli, accusato di correntismo, si ritrova a capeggiare la prima rivolta interna.
«Non me va de parlà , non è aria», alle dieci del mattino è di cattivo umore. Ha 62 anni, architetto, figlio di un imprenditore, bravo nuotatore, uno abituato ai mari in tempesta, ma il commissariamento del suo fedelissimo è come un’onda troppo grande.

Messo all’indice per avere organizzato una riunione di fazione, con mille persone, al teatro Brancaccio per un candidato, Fabio Ghera, con tanto di comico, Maurizio Battista. Infatti – dicono dentro FdI – lo scontro riguarda la lotta per il predominio dei voti a Roma. Rampelli contro il ministro Francesco Lollobrigida. Rampelli vuol dimostrare che ne ha di più. Meloni però non tollera correnti. E se qualcuno deve primeggiare, quello è il cognato, il marito della sorella Arianna.

Tra il mentore e la famiglia, non da ora, la premier ha scelto la seconda. Era il 1992 quando Giorgia Meloni cominciò a bazzicare i Gabbiani (il nome è un omaggio al libro di Richard Bach),a Colle Oppio, la comunità ideata da Rampelli, dove ciascuno veniva battezzato con un soprannome, Calimera (Meloni), Mollica (Federico Mollicone), Peo (Andrea De Priamo) e si pubblicava un giornale satirico, Morbillo , il Cuore nero. Ma sono tempi lontani e Meloni non vuole più esservi ricondotta.

Perfidamente nel suo discorso alla Camera, il giorno dell’insediamento della premier, il 25 ottobre scorso, Rampelli le ha invece elencato le comuni battaglie giovanili: contro il nucleare, l’antiglobalismo, le marce con monsignor di Liegro, ha citato Giovanni Papini, invitandola a non recidere le radici, il passato di gabbiano: «Le sue ali sono lunghe, non le ritragga mai».

Dicono che non vanno più d’accordo su niente. Nelle riunioni Meloni è decisionista, Rampelli problematico. Soprattutto Rampelli è accusato di ostacolare il governo, per esempio ha criticato la riforma sull’autonomia. Eppure finora, mentre i più giovani diventavano ministri, era sempre stato ubbidiente come un soldato prussiano.

Tutti i treni (Campidoglio, governo, Regione) gli passavano davanti e lui taceva. Mai una parola contro Giorgia. A un certo punto però ha cominciato a mandare messaggi la moglie, Gloria Sabatini. Su Facebook ha criticato Meloni per la mancata candidatura in regione del marito («la credevo più intelligente »), post poi rimosso; e a dicembre ha postato le foto del solstizio d’inverno, una festa d’ispirazione evoliana. Dicono che «Giorgia» non abbia gradito.

Ma ora pure Rampelli è sbottato. Si è ribellato al commissariamento, invitando la leader a ripensarci. Qualcosa che assomiglia a un’insubordinazione. L’inaudito in un partito leninista, abituato a suonare la fanfara per “Giorgia”. «Rampelli?» il deputato di provincia di FdI con cui fino a quel momento ieri stavamo chiacchierando amabilmente in Transatlantico, cambia improvvisamente tono di voce, come se avesse preso la scossa. Meglio mutar discorso.
Su quante divisioni può contare Rampelli? In Parlamento Massimo Milani, Lavinia Mennuni, Andrea De Priamo, Federico Mollicone, Marco Scurria, il cognato di Rampelli. Tutti qua tengono famiglia. Telefoniamo a Scurria, lui c’era al Brancaccio: «Non mi faccia dichiarare, la prego». L’impressione è che la fronda sarà una cosa lunga. A sera Donzelli-Epurator dice infatti all’ Adnkronos : «Rampelli? Ma è un amico!».

 

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