Francesco Olivo La Stampa 27 gennaio 2023
Governo in armi, crepe nella maggioranza
Fronda di Lega e Forza Italia sull’invio di missili a Kiev. Salvini va all’attacco del leader ucraino: «Ha tempo da perdere»
Che Matteo Salvini non voglia vedere il Festival di Sanremo per intero, di per sé, potrebbe essere una notizia trascurabile. Ma se la parte che il leader della Lega vuole evitare deliberatamente è l’intervento del presidente ucraino al quale il suo governo sta inviando le armi, allora la questione canora prende una piega necessariamente politica e anche a Palazzo Chigi se la stanno ponendo.
La partecipazione di Volodymyr Zelensky in collegamento all’Ariston ha distratto per una volta Salvini dai cantieri e dalle opere pubbliche sulle quali, da ministro delle Infrastrutture, si mostra concentratissimo: «Se Zelensky ha il tempo di andare agli Oscar o al Festival di Sanremo, lo sa lui – ha detto il leader della Lega ospite di Otto e mezzo su La 7 -. Ogni contesto merita serietà, anche Sanremo. Mi chiedo quanto sia opportuno che il festival della canzone italiana abbia un momento con la guerra e le morti in corso, non mi sembra che le cose vadano d’accordo». Toni sprezzanti verso il leader ucraino dal quale Meloni si recherà in visita nei prossimi giorni.
Già la decisione di accettare l’invito di Lilli Gruber, in una trasmissione percepita come ostile nella Lega, dà la misura del cambio di passo nella comunicazione di Salvini. Il motivo è chiaro: fra due settimane si vota in Lazio e soprattutto in Lombardia, dove il vicepremier si gioca tanto del suo destino politico.
La fibrillazione dei soci di minoranza era stata messa ampiamente nel conto a palazzo Chigi, ma l’aspetto che preoccupa è che la Lega abbia scelto anche la guerra in Ucraina come tema per smarcarsi. E se lo ha fatto c’è un motivo: i sondaggi. Tutte le analisi concordano sul fatto che gli italiani sono sempre più angosciati dal conflitto, soprattutto per le conseguenze sull’economia: «Cresce il rischio che ci sia qualcuno che dia la colpa all’Ucraina, spaccando i nostri Paesi – ha detto ieri Guido Crosetto, a La Stampa – È quello su cui punta Putin».
Per la Lega tentare di cavalcare questo malessere significa anche provare a recuperare consensi rispetto a Fratelli d’Italia. L’Ucraina, infatti, è per il momento l’unico grande tema sul quale la presidente del Consiglio, che non ha mai messo in discussione l’appoggio all’Ucraina, non intercetta appieno gli umori della maggioranza del proprio elettorato, e quindi per il Carroccio da questo punto di vista c’è margine di crescita. I social media manager di ministri ed esponenti del centrodestra se ne sono accorti da tempo: ogni post pubblicato sulla guerra genera centinaia di commenti con critiche o insulti.
E non è un caso che persino sulle pagine social di Meloni siano pressoché scomparsi i riferimenti al conflitto, specie se collegati all’invio di armi all’Ucraina. Salvini in tv è stato attento a non dare l’idea dell’alleato indisciplinato e ha difeso l’operato del governo, «abbiamo sempre sostenuto la difesa dell’Ucraina aggredita, è quello che stiamo continuando a fare in Europa e in Italia, né più né meno».
Ma con forza è tornato a chiedere «l’apertura di dialogo di pace» auspicando che Zelensky e Putin «si parlino» e allontanare da sé il passato apertamente putiniano: «Non c’è nessun accordo in corso con chi ha scatenato una guerra contro un popolo in pace». Molto più netto, invece, è il suo capogruppo al Senato Massimiliano Romeo, che fuori da Montecitorio ha criticato il governo, «bisognerebbe parlare un po’ meno di armi, l’Italia dovrebbe fare di più sulla pace», sostenendo che la stessa Meloni avrebbe dovuto essere più incisiva nell’invitare gli Stati Uniti ad aprire una via negoziale della guerra e poi ha aggiunto «sarebbe meglio meno atlantismo assoluto e più atlantismo ponderato».
Una presa di distanza piuttosto chiara dalla politica estera del governo era arrivata dallo stesso Romeo durante il dibattito in Senato sul decreto Ucraina: «È un’ipocrisia dire che l’Ucraina può vincere», chiedendo di «non umiliare Putin». La Lega anche in quell’occasione ha votato sì al provvedimento, ma nel governo l’atteggiamento non è piaciuto, «anche perché – dice un esponente dell’esecutivo – se gli americani avessero voluto davvero umiliare la Russia lo avrebbero fatto da tempo, quindi quella della Lega è una posizione pretestuosa».
La linea di Forza Italia è meno critica, ma qui e là emergono dissensi. Quello di Silvio Berlusconi è ormai arcinoto: «La nostra solidarietà non è in discussione, ma sono angosciato dal fatto che nessuno, se non il Papa, sembra avere soluzioni che vadano verso una soluzione pacifica di un conflitto per il quale stiamo pagando un prezzo intollerabile». Come per la Lega c’è un senatore più esplicito del leader, in questo caso Maurizio Gasparri: «L’escalation degli Stati Uniti e della Germania è preoccupante», considerazione fatta prima di passare ad attaccare la partecipazione di Zelensky a Sanremo.