«Eredi della Shoah», il valore della memoria e il rischio dell’oblio

Aldo Grasso Corriere della Sera 28 gennaio 2023
«Eredi della Shoah», il valore della memoria e il rischio dell’oblio
Il problema della trasmissione della memoria è visto con uno sguardo di rapinosa lucidità e di affettuosa partecipazione nel documentario ideato e scritto da Roly Kornblit e Gianfranco Scancarello e diretto da Francesco Fei

«Eredi della Shoah», il valore della memoria e il rischio dell’oblio
Alla vigilia del «Giorno della memoria», la senatrice Liliana Segre ha lanciato un monito: «Il pericolo dell’oblio c’è sempre e sono convinta di quello che dico. E cioè che tra un po’ ci sarà una riga su un libro di storia e poi non ci sarà più neanche quella… La gente già da anni dice, “basta con questi ebrei, che cosa noiosa”».

Dimenticare non è solo una strategia politica, è anche un problema antropologico, come scrive Milan Kundera: «La maggior parte della gente si inganna con una duplice fede errata: crede nella memoria eterna (delle persone, delle cose, delle azioni, dei popoli) e nella riparabilità (di azioni, errori, peccati, ingiustizie). Sono entrambi fedi false». Il problema dell’oblio, o meglio, della trasmissione della memoria è visto con uno sguardo di rapinosa lucidità e di affettuosa partecipazione da «Eredi della Shoah», un documentario ideato e scritto da Roly Kornblit e Gianfranco Scancarello e diretto da Francesco Fei (Sky Documentaries).

A guidare la narrazione è Kornblit, che con la sua storia personale e familiare parte da Tel Aviv, città in cui è nato e cresciuto, alla ricerca di sei «nipoti della Shoah» che vivono in Italia, suo paese di adozione. Eredi di un passato che li accomuna. Quando i sopravvissuti sono tornati a casa, per anni non hanno voluto parlare della loro terribile esperienza, come se l’orrore fosse troppo grande per essere raccontato.

Poi, poco per volta, sono diventati testimoni dell’atrocità e dell’abisso in cui l’uomo a volte è capace di precipitare; adesso se ne stanno andando. Chi manterrà viva la memoria? C’è una cerimonia molto toccante: ogni superstite dei campi di sterminio sceglie un nipote cui affidare il compito di raccontare ancora quei terribili eventi e gli consegna una «candela della memoria» da tenere idealmente sempre accesa. Sei nipoti raccontano sei storie perché il ruolo della riparazione non venga assunto dall’oblio.

 

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