Ghisleri, l’Italia non vuole la guerra: “Basta con l’invio di armi”

Alessandra Ghisleri La Stampa 28 gennaio 2023
L’Italia non vuole la guerra: “Basta con l’invio di armi”
Sondaggio Euromedia: la maggioranza contro nuovi aiuti militari e intervento Nato

 

Il Festival di Sanremo è sempre stato, per gli italiani, lo spettacolo nazional-popolare per eccellenza. È bastato l’annuncio del possibile – per non dire certo – intervento del Presidente ucraino Zelensky, per mettere in secondo piano gli altri filoni informativi della guerra. Il dibattito di questi giorni si è riunito sulle diverse possibilità di questo importante evento mediatico – e politico – tornando a scatenare le rispettive fazioni legate al conflitto che per qualche mese si erano eclissate, complici le proteste dei benzinai e il ritorno del dibattito nel campo di esistenza delle intercettazioni.

Pacifisti anni 90, filo-putiniani, intellettuali “reazionari”, atlantisti, governisti, polemisti… Sono in molti a dibattere sul tema proprio perché la kermesse ha sempre avuto un’audience veramente importante. In sostanza, come esprimono i sondaggi realizzati per “Porta a Porta”, gli italiani in maggioranza sentono il conflitto russo-ucraino lontano (78,2%) con una percentuale superiore a quella di metà dicembre.

Nei cluster analizzati solo i giovani tra i 18 e i 25 anni si differenziano nelle risposte: il 15,8% sente vicine le ostilità della guerra rispetto all’8,2% del dato nazionale, mentre il 51,2% le sente prossime e ben il 33% non ha saputo offrire una valutazione. Nei dati si conferma quella tendenza che perdura dai primi mesi delle ostilità in cui gli italiani continuano a mostrarsi in maggioranza contrari all’invio delle armi all’Ucraina (52%). Questo trend non ha mai presentato una singola inversione. Si può dire che solo gli elettori di Pd, FI e Azione con Italia Viva si dichiarano maggiormente favorevoli. Così se il 33,9% degli intervistati ritiene doveroso il sostegno all’Ucraina con l’invio dei Panzer – Leopard tedeschi, ben il 58% non legge positivamente questa scelta principalmente perché teme l’inasprirsi della guerra con la possibilità che la Nato sia costretta ad entrare come parte attiva nel conflitto.
Naturalmente, su questa possibilità il 68,5% del campione si dichiara contrario e il giudizio appare trasversale dal punto di vista dell’elettorato politico. Questo pensiero stimola le paure più profonde degli italiani che, pur comprendendo l’aiuto necessario e dovuto nei confronti di un Paese che è stato violato nei suoi confini e nei suoi principi, leggono tutto ciò come un’importante crisi per la sicurezza europea.

Ed è proprio lo stesso termine dei carrarmati “panzer” che evoca i terribili scenari legati alla seconda guerra mondiale in territorio europeo. Il possibile sfondamento della guerra da fatto locale a fatto europeo spinge il 38,2% dei cittadini ad augurarsi un negoziato di cessate il fuoco con i russi “alle spalle” degli ucraini per imporlo agli aggrediti. Il 25,6% è convinto che riducendo il sostegno militare a Kiev si potrebbe riuscire a convincere Zelensky dell’impossibilità di vincere e quindi giungere ad una sorta di negoziato. Infine, l’8,4% auspica un impegno diretto di tutti gli “alleati” per salvare l’Ucraina andando direttamente al confronto militare con la Russia, anche a rischio di perdite importanti per il nostro Paese.

In queste tre opzioni ben il 41,4% degli elettori del Partito Democratico non si ritrovano. Tuttavia i dati cambiano di poco quando la domanda viene posta in termini previsionali seguendo le indicazioni di un recente articolo di Lucio Caracciolo su questo giornale. Uno su tre degli elettori (il 32,5%) è convinto che prima o poi si riuscirà a negoziare con i russi imponendo all’Ucraina una soluzione. Un cittadino su quattro (il 24,9%), invece sostiene che piano piano si ridurrà il sostegno militare a Kiev, mentre il 10,2% pensa che alla fine si entrerà in maniera attiva nel conflitto. Ancora una volta il 41,4% dell’elettorato del Pd non sa indicare una sua visione nel merito. Questa situazione rischia di incancrenirsi in un conflitto che si protrarrebbe sine die sulle macerie di un Paese aggredito e che salverebbe le nostre coscienze nella libertà della nostra quotidianità.

Nell’elenco delle paure nulla trova assoluzione. L’ingresso dei carri armati tedeschi e americani, gli interessi Usa e la strategia di Biden, la debolezza europea, Putin e Zelensky… Tutto questo mina le nostre abitudini mettendo in luce tutto il nostro egoismo, senza comprendere che anche noi ne facciamo parte. E allora il dibattito tende a salvaguardare quello spazio e quel “luogo sacro” del nazional popolare che è il Festival della canzone, perché non vedendo e non sentendo i drammi di una guerra ci possiamo sentire un po’ più liberi… E sì è così, perché Sanremo è Sanremo!

Aggiungi ai preferiti : Permalink.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato.