Tommaso Labate Corriere della Sera 28 gennaio 2023
Regionali, la contesa in FdI, la gara Pd-M5S. Tutte le sfide incrociate nel Lazio
Corsa (e alleanze) di Rocca, D’Amato e Bianchi. L’incognita dei confronti tv
«Il giorno di San Valentino lo festeggeremo tutti insieme alla Pisana». Francesco Rocca, candidato del centrodestra alle elezioni regionali del Lazio, ha trovato questa frase a effetto che evidentemente gli è piaciuta assai, visto che la ripete da giorni in tutte le occasioni. Il sogno di ritrovarsi martedì 14 febbraio alla guida di una Regione sottratta al centrosinistra e di festeggiare nella sede del consiglio regionale (la Pisana, appunto) è a portata di mano ma neanche troppo. «Tutti i sondaggi ci danno in vantaggio, neanche uno ci ha mai dato al secondo posto», ripete da settimane nelle riunioni riservate. C’è una nota dolente, anzi due. La prima: nonostante il vento a favore del governo Meloni, il centrodestra di Rocca — rispetto alle elezioni politiche del 25 settembre — sembra aver perso terreno; la seconda: si tratta di un vantaggio che non chiude la partita, anzi. Soprattutto visto che, sulla sua strada, Rocca ha davanti a sé ben due confronti tv aperti con gli altri candidati, il primo dei quali sarà moderato da Bruno Vespa.
La posta in gioco
«Una sconfitta nel Lazio non è immaginabile. Ma, se succedesse l’imponderabile, è ovvio che ci sarebbero ripercussioni sul governo», ragiona a microfoni spenti un componente dell’esecutivo. Sarebbe possibile che, dopo settimane di tormenti su benzina e intercettazioni, una sconfitta imprevista passi come se nulla fosse? No, non è possibile. Il dilemma di Giorgia Meloni — cioè se entrare o meno in prima persona nella contesa — è stato risolto: la faccia sì, ma quella di tutti. E così, domenica 5 febbraio, all’auditorium della Conciliazione a Roma, parlerà davanti a Rocca con Matteo Salvini e Silvio Berlusconi (forse in collegamento). Un modo come un altro per ribadire che si vince o si perde tutti insieme. Un modo come un altro per mostrare la faccia compatta di una maggioranza che deve assumersi responsabilità collettive, a cominciare dal testo sull’autonomia regionale che lo stesso Rocca ha criticato a più riprese. I problemi sono tanti ma non tutti i guai vengono per nuocere. Sulla contesa interna a Fratelli d’Italia, con la maggioranza meloniana impegnata in una guerra fredda contro i Gabbiani di Fabio Rampelli, il candidato governatore è più tranquillo. «Faranno a gara a sfidarsi sulle preferenze», gli ha detto un collaboratore. «E sono tutte cose che faranno guadagnare voti alla coalizione».
D’Amato, fronte diviso
Alessio D’Amato, candidato del centrosinistra, ha con sé un pezzo di Pd che ha remato contro la sua candidatura. A cominciare dai mister preferenze vicini a Franceschini e apprezzati anche da Zingaretti e Bettini: Daniele Leodori e Bruno Astorre. Il congresso in corso nel partito ha complicato ulteriormente il quadro, visto che questa supercorrente di ex popolari s’è divisa in due blocchi: Leodori parrebbe intenzionato a sostenere Schlein, Astorre potrebbe sposare la causa di Bonaccini. Tutto per ora passa sulla testa di D’Amato, l’ex assessore alla Sanità che ha costruito la sua popolarità con la miracolosa campagna di vaccinazione all’epoca del Covid. Comprese le liti, ormai costanti e continue, tra il Pd e il blocco Calenda. Vale anche qui la lettura delle guerre che non finiscono mai per essere un danno, visto che la contesa interna tra liste e candidati arricchisce il malloppo della coalizione. Con un rischio, che il Pd vive come un’ansia: il sorpasso, in termini di voti assoluti, da parte della lista dei 5 Stelle.
Il repulisti in casa M5S
E qui si arriva al vero sogno di Giuseppe Conte, sull’altare del quale ha scardinato le già pochissime possibilità di sperimentare nel Lazio, come in Lombardia, un’alleanza col Pd: sorpassare il Pd stesso. Il gap di 4,3 punti alle Politiche di settembre potrebbe essere in aumento. Colpa, si mormora tra i pentastellati, anche dalla rottura tra il nuovo corso dei 5 Stelle del Lazio, capitanato dalla candidata Donatella Bianchi, e la vecchia guardia delle componenti della giunta Zingaretti, Roberta Lombardi e Valentina Corrado. La prima guida il gioco; le seconde ne sono finite ai margini. Forse addirittura oltre.