TWEET: I moti di Sanremo contro il Tik Tok di Zelensky

La scissione necessaria tra la politica e questa rappresentanza politica

 

Le reazioni al video messaggio di Zelensky sono inaspettate nella estensione e nel carattere trasversale che lo caratterizza. L’eterogeneità dei personaggi e delle motivazione lo rendono un segnale importante e da non sottovalutare. Ascoltare che persino Massimo Giannini e Lucio Caracciolo lo definivano inappropriato dalla Gruber a 8 e mezzo rompendo il loro consueto equilibrismo a tutela della compattezza atlantica è passato inosservato solo ai camerieri dei giornaloni fedelissimi del rosario atlantico.

 

Ma anche leggere il fondo di Minzolini sul Giornale lascia interdetti per le argomentazioni rivolte al leader ucraino Zelensky : “è giusto che il presidente Zelensky  abbia il nostro appoggio, le nostre armi e magari pure il palco del Festival di Sanremo per cantare una canzone, ma non può pretendere di essere il solo a decidere su una guerra che ormai sempre meno indirettamente coinvolge mezzo mondo” e “L’Occidente deve pretendere  di partecipare e dire la sua  nel negoziato. Altrimenti non se ne esce o se ne esce male. Anche perché sarebbe la prima volta  nella storia che Paesi che intervengono in aiuto di una nazione non hanno voce in capitolo sul modo di condurre e chiudere la guerra.”

Ci sono dentro alcuni argomenti ineccepibili, che non posso respingere perché il centro destra è opportunista e ambiguo rispetto a Putin. I sondaggi da 11 mesi ci dicono che il Paese è contrario a questa guerra, con diverse motivazioni, alcune anche opportuniste e lontane da quelle a me più care. Ma come potrebbe essere che l’Italia rifiuta la guerra se dentro non ci fossero anche argomenti di destra, ma sono contro la guerra e contro la guerra nell’epoca del nucleare ci si allea anche con il diavolo.

I video messaggi di Zelensky che invoca “armi armi armi”, fa la morale all’ occidente, alterna lo “stanno per invadere l’Europa” al “possiamo riprenderci tutto” con il proprio  popolo massacrato a cui attendono anni di fame e odio in un mondo che si scopre di nuovo bellicista perché un governo corrotto, da sempre quello ucraino,  ha dismesso la politica e gioca a vincere una potenza atomica ormai in mano ad un dittatore senza scrupoli.  Tutto questo ovunque apre divisioni, dubbi, critiche ad eccezione del nostro paese in cui qualsiasi dubbio è accusato di filo-putinismo. E Zelensky un intoccabile leader simbolo della resistenza contro il nuovo Hitler.

Tutto messo a tacere per devozione atlantica, appoggio ad una leader post fascista che ci garantisce da Salvini e Berlusconi, silenzio sulle armi che si inviano, sufficienza sugli italiani egoisti e per questo contro la guerra.

C’è una parte del paese che non ce la fa più, non solo per gli effetti di una crisi che presto si aggraverà, ma anche perché non sa a che e chi affidarsi, con una politica irrilevante e screditata, una sinistra ininfluente se fa la sinistra, ridicola quando pensa di parlare di politica, patetica quando si litiga i voti dei sopravvissuti delle urne.

Infatti non si riparte da questa rappresentanza politica.

Il Pd e il M5S non sono da buttare, sentiamo a volte che qualcosa che pulsa c’è ancora, ma da li non uscirà niente se non arriverà una ventata che nella società invece tarda a crescere.  Il pensiero pacifista è una componente importante, se  qualcuno saprà connetterlo con il lavoro  l’ecologismo e il protagonismo femminile.  Ma qualcuno si dovrà inventare come fare la scissione necessaria, tra la necessità della politica e l’impresentabilità della politica.

 

 

 

 

Aggiungi ai preferiti : Permalink.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato.