A Cuneo c’è vita nel Pd. Effetto Schlein

Stefano Cappellini La Repubblica 29 gennaio 2023
Schlein, il tour fa il pieno “Da sempre sottovalutata vinco io e sfido la destra”
Folla ai comizi della candidata alla segreteria dem tra Cuneo, Alessandria e Torino: ad ascoltarla ex militanti del centrosinistra, giovani, prof, elettori 5S. L’appello per andare a votare ai gazebo

 

Attenzione a non sottovalutare Elly Schlein. La candidata alla segreteria del Partito democratico si presenta in mattinata a Cuneo, prima tappa piemontese del suo tour congressuale, e ad aspettarla fuori dalla sala scelta per il comizio, capienza 100 posti, ci sono decine di persone rimaste fuori. Folla anche ad Asti e Alessandria. A Torino sono circa 700 le persone stipate dentro la storica discoteca Hiroshima mon amour. Non sono truppe cammellate. Alle iniziative di Schlein c’è molta di quella che un tempo si amava definire sinistra diffusa: ex militanti di ogni possibile partito e pertitino di area, giovani, volontari, civatiani, cigiellini, cossuttiani, grillini di ritorno, e poi ambientalisti, vegani, cani sciolti, professoresse democratiche, hipster, signore con il barboncino. La maggior parte non ha la tessera del Pd. ma alle primarie aperte del 26 febbraio andrà a votare, eccome. A naso, chi diventerà segretario del Pd non lo farà con un margine ampio.
Una sfida doppia per Bonaccini, perché una parte dei voti perduti dai dem di cui il governatore dell’Emilia Romagna dice di essere a caccia sta senz’altro nelle platee che aspettano adoranti “Elly” e dovrà trovare il modo di tenerle comunque agganciate. Schlein, però, pare sinceramente convinta che il rivale potrà risparmiarsi la fatica: «Vincerò io — dice aRepubblica — la mia forza è sempre stata questa, arrivare sotto traccia, a fari spenti. Anche quando fui eletta all’Europarlamento le mie 50 mila preferenze andai a prenderle una a una in ogni angolo del territorio, mica nei circoli. C’è un’onda nel Paese, le persone hanno bisogno di tornare a credere».
Quando nel comitato di Bonaccini scoppia la grana Dino Giarrusso, l’ex M5S che si è iscritto al Pd per sostenere il governatore, lo staff di Schlein le legge la dichiarazione del sindaco di Firenze Dario Nardella, sostenitore di Bonaccini, che prende le distanze da Giarrusso: «C’è chi vuole salire sul carro dei vincitori», è la dichiarazione di Nardella. «Pensa quando scopriranno che non è nemmeno quello dei vincitori », è la battuta di Schlein, che se la ride di gusto. L’ex vice di Bonaccini in Regione sa di partire indietro nella conta dei circoli, quella che seleziona i due candidati che il 26 febbraio andranno al voto dei gazebo: «Chiedo a tutti di prendere subito la tessera per partecipare anche alla prima fase del congresso, perché è la più bella, quella in cui non ci si limita a mettere una x, eperché è fondamentale che la partita sia in equilibrio». Il timore è che un vantaggio troppo marcato di Bonaccini possa scoraggiare isenza tessera e spingerli a non votare alle primarie. Schlein è anche convinta che la prossima segretaria del Pd sarà chiamata a sfidare Giorgia Meloni prima del previsto: «Il governo non durerà cinque anni, in Parlamento abbiamo toccato con mano in questi mesi quanto sia fragile e divisa la maggioranza. Dunque cambiamo il Pd e andiamo a battere la destra». Ma poi, a fugare il dubbio che sia già in ansia da sondaggi sulla premiership, spiega: «Sogno un partito che rifugga l’ossessione della prossima scadenza elettorale e ragioni su un orizzonte di 20 anni».
Negli spostamenti tra una città e l’altra Schlein si documenta sulla tappa successiva, dà istruzioni per la comunicazione social e si concede qualche tiro di sigaretta elettronica: «Ma non si deve sapere», dice. Questione di salutismo o ambientalismo? «No, è per papà. C’ho messo più tempo a confessargli che fumavo che a informarlo sul mio orientamento sessuale», scherza, forse non troppo.
Schlein funziona meglio nei comizi che in tv. Senza domande e obiezioni, sciorina un repertorioche manda in sollucchero chi la ascolta, anche perché nelle sue parole c’è un bel pezzo del quaderno dei rimpianti della sinistra. Per esempio: «Dobbiamo abolire la Bossi- Fini e approvare una legge sullo ius soli. Il Pd che noi vogliamo costruire non finanzia la guardia costiera libica, perché la guardia costiera libica viola i diritti fondamentali, lo dice l’Onu, lo dicono testimonianze di testate giornalistiche internazionali, e lo dice ciò che abbiamo visto negli ultimi anni». Oppure: «Dobbiamo ridare garanzie e dignità al lavoro, il Jobs Act è stato unerrore. Bisogna limitare i contratti a termine, fare una legge sulla rappresentanza che spazzi via i contratti pirata, introdurre il salario minimo. Tenere insieme queste lotte e farle con tutta l’opposizione, anche quella parte che ora sembra più impegnata a polemizzare con noi». Poi elenca i provvedimenti che sarebbero in cima all’agenda del suo Pd: «Serve una legge per bloccare il consumo di suolo, una per impedire la delocalizzazione delle imprese all’estero, una per le comunità energetiche, e congedo parentale retribuito di tre mesi».
A Cuneo una prof prende la parola dalla sala: «Non deve passare — dice — la linea del merito e del primo della classe, la scuola deve accogliere tutti». Schlein ne approfitta per sfottere un po’ i terzopolisti: «Non si può parlare di merito se non si garantiscono a tutti uguali condizioni di partenza. Vogliamo parlare dei danni fatti dagli ex ministri dell’Istruzione? Moratti. Minuto di silenzio… E pensare che nel Pd c’era chi la voleva candidata in Lombardia. E Gelmini? Altro minuto di silenzio. Qualcuno voleva anche lei in coalizione. Io dico: come si fa a ricostruire il centrosinistra proponendo candidature di destra?». Un ex iscritto al Pd le chiede del disegno di legge sull’autonomia differenziata. La risposta: «Pericoloso, inaccettabile e inemendabile».
Ad Alessandria le si fa incontro Adriano Icardi, sindaco comunista di Acqui negli anni Ottanta e senatore di Rifondazione nel 1992: «In lei rivedo il meglio del Pci» Ad Asti, all’iniziativa ospitata in una ex chiesa sconsacrata che oggi è un locale gestito dall’Arci, Il diavolo rosso, nomen omen, dicevano i latini, una signora quasi abbraccia Schlein e cita Nanni Moretti: «Finalmente qualcuno dice cose di sinistra». Altro indice di crescita della candidatura è il fattore selfie. In tanti vogliono una foto e poi la ringraziano con un misto di gratitudine e commozione.
Dice Schlein: «So di avere una grande responsabilità, ma la forza di cambiare il partito può arrivare solo da questa gente. Ho già detto che non voglio lottizzazioni delle liste per l’assemblea nazionale e che non voglio parlare di squadra, perché per superare le logiche che hanno governato il Pd in questi anni bisogna saper dire no e cambiare metodo». Ma Schlein sa che, se vincesse davvero, sarebbe con tutta probabilità la prima segretaria eletta alle primarie ribaltando il verdetto degli iscritti? «Questo — risponde lei — è il regolamento congressuale. Del resto, a che serve la costituente del nuovo Pd se non ad allargare la base di partecipazione e quella elettorale? Comunque nel mio Pd non si ragionerà per mozioni. Se una è brava o bravo sarà coinvolto e premiato. Il tempo dell’uomo solo al comando è finito. In tutti i sensi».

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