Leonardo Martinelli La Repubblica 29 gennaio 2023
Dal figlio di Gheddafi ad Haftar il gioco a 5 attorno alle urne
Dovevano svolgersi il 24 dicembre 2021 le elezioni in Libia, legislative e presidenziali. Vennero annullate pochi giorni prima.
Da allora, il tormentone riaffiora regolarmente, perché in questo Paese diviso, tutti (all’apparenza) quelle consultazioni le vogliono e tutti remano contro.
Ieri anche Giorgia Meloni, in trasferta a Tripoli, dopo aver incontrato il primo ministro Abdul Hamid Dbeibah, ha «ribadito la piena disponibilità italiana a favorire il legittimo percorso per la celebrazione delle elezioni e la stabilizzazione del quadro politico libico». Sì, ma per centrare l’obiettivo, non basta l’assenso di Dbeibah. Ci vuole pure quello degli altri uomini forti della Libia. Si tratta in tutto di cinque personaggi.
Dbeibah, appunto, il premier di Tripoli, nell’Ovest, che appare oggi in ascesa. Riconosciuto dall’Onu, appoggiato (anche militarmente) dai turchi, sembra avere riallacciato il filo di un’alleanza con gli americani, dopo che William Burns, direttore della Cia, è venuto a incontrarlo a Tripoli loscorso 12 gennaio. Il suo rivale storico è il maresciallo Khalifa Haftar, l’uomo di Bengasi, nell’Est. Controlla parzialmente la Cirenaica e il Fezzan. È appoggiato da russi ed egiziani (forse anche la Francia continua discretamente a sostenerlo).
Nel 2020 fallì nell’impresa di espugnare Tripoli (e Dbeibah),ma controlla ancora le aree dei pozzi petroliferi (per la cronaca, sarebbe furioso per la scelta di Meloni di vedere solo Dbeibah e non anche lui). La crisi libica, comunque, non si riduce alla sfida Dbeibah-Haftar. L’ex ministro degli Interni Fathi Bashagha, che cercò invano di entrare a Tripoli nell’agosto scorso in funzione anti-Dbeibah, se ne sta ora asserragliato a Sirte, sulla costa. Si è avvicinato ad Haftar, ma le relazioni fra i due restano ambigue. Lo sono anche quelle tra Haftar e Aguila Saleh, presidente della Camera dei rappresentanti di Tobruk.
Lui non ha un esercito dietro, ma resta influente. Infine, c’è l’uomo invisibile: Saif Al-Islam Gheddafi, che, ai tempi, era il figlio prediletto dei rais. Pure lui si era candidato (nonostante sia ufficialmente ricercato dalla Corte penale internazionale dal 2011). Non si sa dove si trovi. Ma in tanti in Libia pensano che, se queste presidenziali si facessero, le vincerebbe Saif. Insomma, si fa presto a dire che si sosterranno le elezioni in Libia.