Alta tensione in Rai, Fuortes resiste, Fdi ci prova, Forza Italia può decidere

Michela Tamburrino La Stampa 30 gennaio 2023
Alta tensione Rai
Oggi il Cda per l’approvazione del budget 2023. In caso di bocciatura, Fuortes potrebbe dimettersi

A questo punto in Rai si spera solo che la notte porti buoni consigli. Perché i fronti aperti sono tanti e a questi si aggiunge anche l’ospitata di Zelensky alla serata finale del Festival di Sanremo, di cui i consiglieri riuniti vorranno discutere. Ma a tenere banco è ben altro argomento; il Cda di oggi si appresta ad essere cartina di tornasole per determinare alleanze e contrasti politici che tracceranno il futuro non solo della Rai. E questo perché finalmente si vota l’approvazione del budget 2023, dopo innumerevoli e non meglio motivati rinvii.

L’Ad di Viale Mazzini Carlo Fuortes avrebbe voluto rinviarlo ancora, ma tergiversare oltre avrebbe significato irritare il governo già mal disposto e pronto a chiedere con imperio la risoluzione di questo passaggio cardine.

Proprio per determinare lo scacchiere di oggi, il fine settimana appena concluso è stato di lavoro febbrile, fatto di accordi aperti e malamente chiusi, riunioni, ripensamenti, un lavoro di dai e prendi che si è protratto fino all’alba di oggi. Perché se il budget fosse bocciato, per Fuortes si aprirebbero due strade: quella della dimissioni – come fece a suo tempo Campo Dall’Orto, quando si vide sfiduciare il piano industriale neppure presentato da lui – oppure la modifica del budget per poi riportarlo in un futuro Cda. Ma anche modificando il numero degli addendi il risultato potrebbe essere lo stesso, perché affidato alla politica più che ai numeri.

Il rappresentante interno Rai, Riccardo Laganà, rimarrebbe fedele alla sua estensione legata alle troppe esternalizzazioni operate in Rai. Francesca Bria (Pd) sarebbe intenzionata a votare per l’approvazione adducendo il fatto che altrimenti si consegnerebbe la Rai alla destra. Però una parte del Pd sta cercando di convincerla del contrario, perché è proprio Fuortes, considerano, l’uomo che sta dando alla destra tutto quello che desidera pur di non essere rimosso. E forse con un Ad di destra il governo sarebbe pronto a concedere qualcosa all’opposizione. Igor De Biasio (Lega) potrebbe essere convinto al sì ma per ora pende per una dolorosa astensione.
L’ago della bilancia è rappresentato da Simona Agnes (Fi). Da una parte è pressata dalla linea Ronzulli-Tajani-Barachini che le chiede di votare “no” per smarcare Forza Italia, dall’altra c’è Gianni Letta, artefice della sua nomina quale consigliere in Cda, amico di famiglia ma anche grande amico di Fuortes fin dai tempi dell’Opera di Roma, che le chiede di mantenere l’appoggio all’attuale ad. Però Agnes sa bene che votando sì vedrebbe sfumare le sue mire da Presidente della Rai al posto della Soldi. Se Agnes e De Biasio dovessero dare il loro assenso, allora significherebbe che la premier si starebbe indebolendo, almeno in Rai che è poi lo specchio del Paese. Ma in serata si affaccia l’ipotesi che non partecipino al voto.

Quando tutto sembrava quasi deciso, a fine serata si è sparsa la notizia che Giorgia Meloni fosse stata indotta a frenare il suo muro contro muro con Forza Italia e dunque a non spaccare il Cda.

Se questo si rivelasse vero, sarebbe sancita nei fatti l’entrata di FdI nel patto allargato del Nazareno con Fuortes in sella e messo da Draghi e dal Pd, e Soldi sistemata da Renzi. Se il Patto dovesse reggere alla votazione di oggi, Fuortes grato avrebbe assicurato la poltrona del Tg1 a Gian Marco Chiocci, attuale direttore dell’AdnKronos, colui che consegnò Gianfranco Fini al pubblico ludibrio svelando i retroscena dell’appartamento di Montecarlo, consierato vicino a FdI. Così facendo Fuortes avrebbe rivoluzionato ancora una volta le proposte che lui stesso aveva avanzato solo venerdì scorso.

Ora con il gioco delle tre carte, Preziosi (Fi) dovrebbe scivolare al Tg2 quando l’attuale neo direttore Rao si aspettava di essere promosso al Tg1 e alla radio sempre Pionati (Lega). Cosi Fuortes con una piccola mossa, avrebbe pensato di essersi garantito la maggioranza. Che in realtà volava alto, molto oltre di lui.

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