Il filo che lega i droni, le spie israeliane, l’Iran e i missili per la Russia

Daniele Raineri La Repubblica 30 gennaio 2023
Il raid di spie infiltrate a Teheran per bloccare le armi alla Russia
L’uso dei quadricotteri suggerisce un’azione di una squadra locale all’interno della “guerra ombra” per indebolire le capacità della Repubblica islamica

 

L’idea di partenza del piano d’attacco di sabato sera contro una base militare iraniana a Isfahan era semplice, e assomigliava a quello che squadre di militari ucraini e russi fanno ogni giorno sul fronte della guerra in Ucraina: far alzare in volo mini droni armati con cariche esplosive e farli arrivare sopra a un bersaglio per distruggerlo, nella speranza che il nemico non faccia in tempo a reagire. È un metodo così lineare che persino i miliziani dello Stato islamico lo avevano adottato negli ultimi anni della loro guerra in Medio Oriente.

In Iran, tuttavia, lo scenario è differente e non c’è un conflitto aperto, c’è una guerra clandestina tra gli infiltrati dell’intelligence israeliana e il controspionaggio iraniano all’interno di un territorio iper sorvegliato. Le informazioni che riguardano questa guerra sono poche e quasi mai diventano di pubblico dominio. Ieri è successo.
L’uso di droni quadricotteri indica che l’attacco è arrivato da molto vicino al bersaglio, perché si tratta di apparecchi con un raggio d’azione limitato a pochi chilometri. Questo vuol dire che una squadra locale ha assemblato i droni, li ha caricati con l’esplosivo e li ha guidati verso l’edificio da colpire.

Da anni Israele ha creato un network formato da agenti con passaporto iraniano che detestano il regime di Teheran, hanno tutti i documenti in regola, simuovono sotto copertura e possono entrare e uscire dal Paese. Nel novembre 2020 questo network assemblò una mitragliatrice belga con un sistema di puntamento controllato via satellite da una centrale in Israele e la piazzò sul percorso dell’auto del generale Moseh Fakhrizadeh, capo del programma di ricerca nucleare dell’Iran. È possibile che lo stesso network oggi si occupi degli attacchi con i droni quadricotteri.

L’edificio colpito sabato sera prima di mezzanotte a Isfahan è sulla lista delle organizzazioni sanzionate degli Stati Uniti perché è accusato di fare parte di “un programma per lo sviluppo di armi di distruzione di massa”. Quella divisione a Isfahan si occupa di missili e dei loro sistemi di guida. Chi ha attaccato l’edificio vuole impedire che gli iraniani dispongano di molti missili a lungo raggio e questo ci porta in due direzioni. Potrebbe trattarsi di missili che fanno da vettore per eventuali testate nucleari oppure potrebbe trattarsi di missili che l’Iran vuole vendere alle forze armate di Mosca. La Russia ha bisogno di acquistare missili perché a intervalli regolari lancia ondate di attacchi contro le centrali elettriche e altre infrastrutture civili in Ucraina – e consuma le sue scorte di missili rapidamente.

Ieri sera funzionari americani hanno detto al Wall Street Journalche sono stati gli israeliani. Barak Ravid, giornalista israeliano di

Axios, aggiunge che l’attacco è stato «specifico, chirurgico ed è stato un successo» e ha colpito quattro puntidell’edificio-bersaglio. Le prime foto satellitari mostrano soltanto un punto danneggiato. Il governo di Israele, come al solito, non commenta questi eventi.

Se la seconda ipotesi fosse confermata, se quindi Israele avesse colpito una fabbrica iraniana di missili destinati a essere ceduti alla Russia che li avrebbe usati per bombardare l’Ucraina, non sarebbe da prendere necessariamente come un favore del primo ministro Netanyahu all’Ucraina – anche se ieri il consigliere di Zelensky, Mykhailo Podolyak, gongolava per la «notte esplosiva in Iran… l’Ucraina vi aveva avvertito». Israele ha un interesse strategico a menomare l’industria missilistica dell’Iran, sempre.

Non è il primo attacco di questo genere, operazioni in territorio iraniano con piccoli droni sono avvenute nel giugno 2021 e nel febbraio 2022 e fanno parte di una sequenza di azioni clandestine di Israele cominciata tredici anni fa. Nel giugno 2021 un quadricottero attaccò un sito del programma atomico iraniano a Karaj. Nel febbraio 2022 almeno sei droni attaccarono una fabbrica di Shahed – a Kermanshah, nell’Ovest del Paese. Da allora gli iraniani hanno cominciato a proteggere i tetti delle loro installazioni strategiche con reti metalliche.

 

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