La Rai supera Crozza, controllerà il discorso di Zelensky

Giovanna Vitale La Repubblica 31 gennaio 2023
Rai, su Zelensky a Sanremo spunta il controllo preventivo
Il caso in Cda dopo la richiesta del consigliere Laganà: sarà il direttore dell’Intrattenimento a visionare i due minuti di video registrato prima della messa in onda. Se venissero evidenziate “criticità”, la palla passerà direttamente all’ad Fuortes

 

Sarà visionato prima della messa in onda il messaggio che il presidente ucraino Volodymir Zelensky registrerà per il Festival della canzone italiana. E, se dovessero esserci problemi, a farsene carico sarà l’amministratore delegato della Rai in persona.

È l’ultima novità del caso Zelensky-Sanremo: la Tv di Stato va avanti sull’ospitata all’evento clou della stagione catodica, ma prova a cautelarsi. Una procedura, quella di vigilare sui contenuti dei programmi, che Viale Mazzini sostiene esserci da sempre: fa parte del controllo editoriale. Ma siccome stavolta c’è di mezzo una guerra, oltre a uno scontro politico al calor bianco, il lavoro di verifica preventiva sarà ancora più accurato.

A svelare come intende muoversi il Servizio pubblico sulla querelle che divide la maggioranza di governo, è stato lo stesso Fuortes. Riccardo Laganà, il consigliere eletto dai dipendenti, gli aveva appena chiesto per quale motivo, “di fronte a una scelta tanto impattante come l’invito del presidente ucraino a Sanremo”, non avesse ritenuto di mettere al corrente il Cda, costretto ad apprenderla dai giornali. Ebbene, prima Fuortes ha precisato che è prerogativa del direttore artistico del Festival (Amadeus) e del direttore dell’Intrattenimento prime time (Stefano Coletta) decidere in piena autonomia scaletta e ospiti della kermesse, dunque nessun passaggio in Cda era dovuto.

Quindi ha spiegato: poiché l’intervento di Zelensky avverrà con un videomessaggio registrato, i dirigenti coinvolti avranno il tempo di visionarlo. Poi, se dovessero emergere criticità – ha concluso Fuortes – il messaggio verrà visionato anche dallo stesso amministratore delegato. Il problema, che nessuno in Rai è stato in grado di chiarire, è tuttavia un altro: cosa accadrebbe se le parole del presidente ucraino non dovessero piacere? Verrebbero censurate, a costo di aprire una crisi internazionale? O trasmesse egualmente? Mistero.

A ogni modo in Cda diversi hanno mugugnato. Sia Amadeus, sia Bruno Vespa – promotore dell’invito a Zelensky – sono infatti professionisti esterni: giocano cioè un ruolo decisivo in una vicenda che, se qualcosa dovesse andare storto, rischia di costare cara all’azienda. D’altronde era stato proprio il conduttore di Porta a Porta a raccontare, in un’intervista al Corriere della Sera, com’è nata l’ospitata: “Nella preparazione del mio viaggio in Ucraina, Zelensky ci ha fatto sapere che avrebbe gradito partecipare al Festival. Il che non è per lui una grande novità: è stato a Venezia, a Cannes, ai Golden Globe”. Ricevuto l’input, Vespa ne ha subito parlato con “i vertici aziendali, poi con Amadeus e, tutti d’accordo, hanno deciso la collocazione nella serata conclusiva”.

Intanto però la polemica politica non si ferma, alimentata dalle posizioni ostili di Matteo Salvini e Carlo Calenda, convinti che il palcoscenico della città dei fiori debba restare riservato alla musica. “Un’assurdità” per il presidente della Liguria Giovanni Toti: “Dal palco di ogni trasmissione nazional popolare di grande successo sono stati lanciati spesso messaggi di solidarietà o denuncia”, attacca il governatore della regione che ospita il Festival, “ricordo addirittura Gorbaciov sul palco di Sanremo”.

Non è dello stesso avviso l’associazione utenti dei servizi radiotelevisivi che ha diffidato i vertici Rai e la commissione di Vigilanza a verificare con urgenza i presupposti giuridici e normativi della presenza di Zelenky e a valutare la correttezza della scelta degli ospiti fatta dalla direzione artistica di Sanremo. Secondo l’associazione degli utenti Radiotv con l’invito al presidente dell’Ucraina si rischia di tradire la mission del Festival, addirittura, di “incentivare l’odio razziale”.

 

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