Le carte di Delmastro finite nella “matriciana” di Donzelli

Tommaso Ciriaco, Giuliano Foschini La Repubblica 1 febbraio 2023
Delmastro (FdI) ammette: “Quelle intercettazioni su Cospito le ho passate io a Donzelli”. Ora rischia la poltrona
Il sottosegretario con delega al Dap ha svelato al collega il documento riservato con le conversazioni tra l’anarchico e i boss sulla battaglia contro il 41 bis

 

 

Un documento riservatissimo finisce sul tavolo del ministero della Giustizia, perché si possano prendere decisioni sulla detenzione di Alfredo Cospito e su quella di alcuni dei più pericolosi mafiosi italiani. Il testo contiene informazioni coperte dal segreto istruttorio, tra cui intercettazioni ambientali preventive. Quelle informazioni, comprese le conversazioni, finiscono sul tavolo del sottosegretario alla Giustizia, Andrea Delmastro. Che le riferisce al suo collega di partito e amico (condividono la casa), Giovanni Donzelli. Il quale Donzelli prende la parola in aula a Montecitorio, durante un acceso dibattito sul caso Cospito, e rende pubbliche quelle notizie riservate e delicate, che non avrebbero potuto superare le mura del ministero della Giustizia, per utilizzarle come arma nella contesa politica con l’opposizione. Basta questo per spiegare perché il governo di Giorgia Meloni da ieri ha un nuovo problema. Grande.

Un problema ingigantito anche da una bugia. Scoppiato il bubbone, nella serata di ieri, Delmastro sostiene: “Avrei potuto rivelare a qualsiasi parlamentare il contenuto di quegli atti”. Ma come hanno confermato a Repubblica fonti qualificate, quei documenti sono a uso esclusivo e riservato del ministero. Un grande pasticcio, insomma, che nelle prossime ore potrebbe mettere a rischio anche i ruoli dei due protagonisti – Delmastro è il numero due di Carlo Nordio a via Arenula, Donzelli vicepresidente del Copasir – nonostante il fatto che ancora nella tarda serata di ieri la premier provasse a minimizzare: “Colpisce molto – è il senso dei suoi ragionamenti – che dopo tutto quello che è successo negli ultimi giorni sulla vicenda Cospito, la sinistra non prenda una posizione di condanna netta”.

Ma è come mettere la testa sotto la sabbia. A dimostrare che la partita è lontana dall’essere chiusa, arriva nel pomeriggio l’intervento di Nordio. Il quale, dopo aver in un primo momento minimizzato (“ero in conferenza stampa, di questa storia non so nulla”) annuncia una sorta di indagine interna: “Ho chiesto al capo di gabinetto, Alberto Rizzo, di ricostruire con urgenza quanto accaduto in relazione alle circostanze riferite nell’assemblea parlamentare del 31 gennaio 2023”.

La questione non è formale, ma sostanziale. I passaggi riferiti in aula da Donzelli sono contenuti in un’informativa che il Dap, il Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria, ha scritto e inviato non più di una settimana fa al ministro della Giustizia. Si tratta di relazioni periodiche che vengono effettuate per documentare cosa accade ai detenuti al 41 bis. Testi dal contenuto, evidentemente, delicatissimo, vista la caratura criminale dei protagonisti. Nella nota si fa riferimento ai contatti avuti da Cospito con il casalese Francesco Di Maio e con l’ndranghetista, Francesco Presta. Ma il Gom – il reparto scelto della polizia penitenziaria che segue i detenuti al 41 bis – aveva indicato anche altri contatti: quella con i siciliani Pietro Rampulla (che confezionò l’esplosivo per la strage di Capaci) e Pino Cammarata e più in generale da settimane aveva segnalato come ci fosse gran fermento tra i boss al carcere duro per l’iniziativa di Cospito.

Ma perché Delmastro ha informato Donzelli? Di certo i due i sono più che colleghi: sono amici. Di più: coinquilini nel quartiere Monti. Ma nessun rapporto personale può giustificare una fuga di notizie di questo tipo. Anche perché, certo, nulla è accaduto per caso. Delmastro è uomo di assoluta fiducia della premier, plenipotenziario sulla giustizia, mastino di Fratelli d’Italia che deve bilanciare il garantismo di Nordio. E allora: cosa sapeva Palazzo Chigi? Alcuni dettagli si possono già ricostruire. Primo: Delmastro non decide da solo di veicolare attraverso Donzelli la questione dei rapporti tra Cospito e alcuni mafiosi, ma lo fa perché l’esecutivo – e i suoi vertici – decidono di far sapere all’opinione pubblica che esiste questa dinamica. La linea della denuncia di alcune ambiguità del centrosinistra, insomma, ricalca la linea della premier. È un modo anche per uscire dall’angolo, dopo giorni di tensioni.

Altro discorso è che Meloni abbia apprezzato la modalità con cui Delmastro e Donzelli hanno gestito le rivelazioni. La prima reazione è tiepida. Trapela infatti che la premier sia venuta a conoscenza soltanto a cose fatte della bagarre in Aula. Passano un paio d’ore e Meloni intuisce che la situazione sta per sfuggire al controllo dei protagonisti. Ma non può sconfessare apertamente due dei suoi uomini più fidati, che si sono esposti in nome del governo. E infatti, la leader contatta Matteo Salvini, chiedendogli di non entrare in polemica e anzi difendere la posizione di FdI (così farà poco dopo il leghista). Lo stesso fa con il quartier generale di Silvio Berlusconi, trovando però soprattutto gelo.

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