Mulè e Forza Italia prendono le distanze da Donzelli

Niccolò Carratelli La Stampa 1 febbraio 2023
Caso Donzelli, Giorgio Mulè: “Questo non è il nostro stile, FdI ha la sindrome di Fonzie”
Il deputato di Forza Italia: «Chiarisca come ha avuto gli atti»

 

Giorgio Mulè ha assistito allo scontro sul «caso Donzelli» dallo scranno più alto dell’Aula di Montecitorio. In qualità di vicepresidente della Camera, il deputato di Forza Italia, in quel momento, guidava i lavori dell’assemblea. «La dialettica è andata senza dubbio oltre il rispetto reciproco – dice – tanto che Donzelli è stato richiamato ufficialmente. Anche il presidente Fontana ha sottolineato che ho fatto bene a richiamarlo».

Regolamento alla mano, non poteva fare di più?
«Ho fatto quello che andava fatto, tanto che il mio richiamo a Donzelli è stato accolto dagli applausi dell’opposizione. Le sue parole sono state come un cerino gettato in un pagliaio e, quando il fuoco divampa, non è facile spegnerlo. Ma è stato garantito l’ordinato svolgimento dei lavori, sospendendo la seduta al momento opportuno».

E ora che succede?
«Ora spetterà al Giurì d’onore stabilire se e quanto le espressioni di Donzelli siano andate fuori dal seminato. Non è una commissione a cui si ricorre spesso, a dimostrazione di quanto sia stata grave l’iniziativa di Donzelli, che ha sporcato un importante momento di condivisione nella lotta alla mafia».

Iniziativa non proprio isolata, altri deputati di Fratelli d’Italia lo hanno sostenuto. Considerato anche il ruolo di Donzelli nel partito, la premier Meloni poteva non sapere?
«Non faccio dietrologia, voglio pensare che non ci sia una strategia politica e che Meloni fosse totalmente all’oscuro. Mi aspetto che Donzelli lo dica chiaramente, altrimenti ci sarebbe davvero da preoccuparsi. Quanto agli altri di Fratelli d’Italia, credo che si siano incaponiti, pur di non chiedere scusa. Sono stati vittime della sindrome di Fonzie».

Dovrebbero chiedere scusa?
«Beh, Donzelli ha fatto un processino, che non appartiene al mio modo di fare politica e allo stile di tutta Forza Italia. Ha usato metodi che non dovrebbero avere cittadinanza nella battaglia politica: se avesse avuto elementi per muovere accuse fondate ai colleghi del Pd, sarebbe dovuto andare in procura».

In pratica, li ha accusati di sostenere terroristi e mafiosi…
«Il riferimento ai contenuti del colloquio in carcere tra i deputati del Pd e Cospito, con il presunto “incoraggiamento alla battaglia”, è uno dei passaggi più gravi. Sono rimasto molto sorpreso dai dettagli precisi esposti da Donzelli, citando atti del Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria, nella disponibilità unica del ministero della Giustizia. Trascrizioni di intercettazioni, anche molto recenti, di conversazioni tra detenuti al 41 bis. È materiale a cui è molto difficile avere accesso. Come ha fatto Donzelli a entrarne in possesso? ».

Già, come ha fatto? Un amico al ministero della Giustizia?
«Lui dice che qualsiasi deputato potrebbe ottenere quelle informazioni, magari fosse così. Non è che uno chiede le intercettazioni di Cospito e gliele danno. Questo è un punto che Donzelli deve assolutamente chiarire».

Donzelli dovrebbe dimettersi da vicepresidente del Copasir?
«Qui il Copasir non c’entra, non è da lì che Donzelli ha ottenuto quelle informazioni. Ma sono davvero perplesso sul fatto che ci sia riuscito e mi dà molto fastidio che, una volta avuto accesso a questi dati riservati, li abbia usati per la lotta politica. Così si devia dal normale percorso istituzionale e si travalica la corretta dialettica politica».

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