Paolo Berizzi La Repubblica 2 febbraio 2023
Delmastro, il meloniano doc che bruciava i libri al liceo
Dal Fronte della Gioventù a via Arenula, dai convegni negazionisti dell’Olocausto e pro-Mussolini (“l’uomo della pace”) – alla seconda poltrona, ora traballante, del ministero della Giustizia. Un’ascesa politica nel segno della fedeltà a Giorgia Meloni, di cui riposta e ritwitta ogni sospiro. Consigliere vicinissimo.
Ma adesso, dopo l’azzardo delle informazioni “protette” consegnate al collega Giovanni Donzelli, ha messo la premier in forte imbarazzo. «Giorgia sta valutando. Non mi dimetto». Andrea Delmastro Delle Vedove, 46 anni, avvocato penalista, da Biella. Figlio d’arte (il padre Alessandro fu deputato di Alleanza Nazionale; nel 2001 dopo l’omicidio di Novi Ligure commesso da Erika e Omar accusò immediatamente “gli albanesi” del fatto di sangue).
La scorsa settimana, nella Giornata della Memoria, il sottosegretario usa una prosa “larga”: «Lo sforzo in termini di memoria che lo Stato continua a fare serva a non dimenticare ma, soprattutto, a trasmettere valori eterni che possano guidarci perché la libertà e ragione contrasteranno sempre le ideologie folli e sanguinarie ». Le parole nazismo e fascismo? Neanche per sbaglio. Una dimenticanza, chissà. Forse un blocco ancora da rimuovere. Perché nella storia politica di Delmastro ci sono dei segni.
Nel 2002, da consigliere provinciale, al liceo classico “Sella” di Biella promuove l’incontro “Benito Mussolini: l’uomo della pace” – relatore Guido Mussolini, nipote.
Al duce e alla marcia su Roma Delmastro dedica post celebrativi (“M. il Mondo lo ha conosciuto e per esso ha conosciuto l’Italia”, 28 ottobre 2011) e lo stesso fa con Léon Degrelle detto “il figlio illegittimo di Hitler” (lo cita sui social, 2010). Chi immaginva una carriera così fulminante? Domanda non retorica.
C’è stato un tempo in cui Delmastro – che adesso su Cospito ripete «Lo Stato non arretra » – aveva una condotta piuttostoeffervescente. «Io nuovo Sofri del 2000», si descrisse così. Era il primo anno del terzo millennio. Dirigente di Azione Giovani, Delmastro guida un’irruzione ad un convegno sul ‘900 in università a Biella: relatore, lo storico Giovanni De Luna. I camerati salgono sul palco e interrompono. “Vogliamo una scuola libera e pluralista”, recita lo striscione steso da Delmastro.
Il blitz contestava le fonti di ricerca e di didattica e alcuni libri, tra cui quelli di De Luna. Si parlò di “azione squadrista”.
Delmastro la rivendicò paragonandosi ad Adriano Sofri, l’ex leader di Lotta Continua condannato a 22 anni di carcere come mandante dell’omicidio di Luigi Calabresi. «Ho contestato dalla parte dove stava lui nel ’68». Parole che oggi, nel pieno del caso dell’anarchico Cospito, suonano beffarde. Eletto alla Camera nel 2018, nel 2004 il futuro vice di Nordio è ritenuto autore di un pestaggio al termine di un comizio di Giorgia Meloni. Sempre Biella. Vittima: un giovane che aveva mostrato un’immagine di Che Guevara. Delmastro finisce a processo.
Verrà assolto. L’inclinazione “muscolare”, però, non svanisce. Così come agli atti sono le sponde con l’estrema destra. A settembre 2019 il deputato “patriota” è ospite alla festa nazionale di CasaPound a Verona. Sembra un ritorno al passato. Nel 1992 è lui che organizza a Biella un convegno con ospite lo storico negazionista inglese David Irving: uno che definisce i campi di sterminio un’ “invenzione”.
C’è infine un ricordo nitido dei vecchi compagni di liceo. Che chiude il cerchio. Nel 1998 il rappresentante di istituto brucia davanti a scuola libri di storia “sgraditi”. In primis l’odiato Camera Fabietti. Libri che, appunto, secondo il futuro sottosegretario alla Giustizia, non offrivano un’interpretazione corretta della storia del ‘900, foibe in primis. Forse era già tutto scritto