Film-tv, Fernanda un atto dovuto alla Storia, vecchio stile Rai

Antonio Dipollina La Repubblica 2 febbraio 2023
Fernanda un atto dovuto alla Storia
Film-tv come atto dovuto, in vecchio stile Rai e senza alcun timore di sembrare didascalici nonché passatisti nell’azione.

 

Del resto il concetto di Servizio pubblico si può allargare a piacimento e, magari anche tenuto conto dei tempi in corso, nulla da eccepire infine su Fernanda: film-tv appunto, diretto da Maurizio Zaccaro, passato su Rai 1 martedì sera e che è risultato essere il ritratto delle fasi salienti, quasi gli highlights della vita benemerita di Fernanda Wittgens.

Prima donna a dirigere l’Accademia di Brera a Milano, dentro anni nerissimi – la partenza è nel 1928: la giovanissima Fernanda, di ascendenze da MittelEuropa, è un talento assoluto nell’apprezzare l’arte el’incanto davanti al Cristo morto del Mantegna di quelli che non si gestiscono. A Brera c’è un direttore che si chiama Modigliani e che ha il brutto vizio di negarsi da sempre alla richiesta, diciamo, di iscrizione al partito Fascista.

Viene così trasferito in periferia dell’impero e Fernanda prende il suo posto: ma senza mostrare alcuna condiscendenza al regime, anzi. Tanto che il trasferimento di opere in Svizzera a fini di sicurezza diventa l’occasione anche per far espatriare milanesi ebrei sotto persecuzione. Finché arriva un collaborazionista che si finge altro e per Fernanda – nonostante le simpatie di un gerarca nazista ex pretendente e appassionato d’arte, ma alla fine laido gerarca nazista – si aprono leporte della galera.

La liberazione è quella per tutti, il 25 aprile, con ripresa dell’incarico. Matilde Gioli interpreta la protagonista e il risultato è lo stesso ottenuto del lavoro complessivo, porgendo la storia e cavalcando l’aspetto edificante di tutto quanto, dentro un film-tv appunto doveroso: da intendere anche come fatto per dovere e confidando, si direbbe troppo, nella forza intrinseca della vicenda, narrata come in una cronologia senza rischiare alcun guizzo.

 

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