Giuliano Foschini, Fabio Tonacci La Repubblica 4 febbraio 2023
Errori e allarmi ignorati: così la galassia pro Cospito è diventata una polveriera
Tanti i segnali arrivati dall’estero con una serie di attentati. Persa l’occasione di agire per evitare la saldatura con sigle antagoniste, studenti e destre No Vax
Si è arrivati al punto dove non si doveva arrivare: un fine settimana di tensione in nome di Alfredo Cospito. Col timore che in decine di piazze d’Italia, da Milano a Palermo, ogni alito di vento possa trasformarsi in tempesta. Anche perché non si sa neanche con precisione chi ci sarà a riempirle, quelle piazze: oltre ad anarchici, antagonisti e studenti, pare che parteciperanno anche i movimenti di estrema destra che hanno cavalcato le proteste dei No Vax e No Pass. E c’è da scommettere che si affaccerà, come accaduto nei giorni scorsi, qualche vecchio arnese che un tempo gravitava attorno (senza mai aderirvi) alle Br.
Non si doveva arrivare a questo punto perché le forze di polizia che si occupano di Prevenzione avevano avvertito il governo Meloni già due mesi e mezzo fa, con un’allerta lasciata cadere nel vuoto. Era la fine di novembre e da Milwaukee, Oregon, era arrivata questa segnalazione: la notte del 21 un camion della ditta di trasporti Kone era stato dato alle fiamme. Poche ore dopo, una sigla anarchica aveva rivendicato il rogo in solidarietà col “detenuto italiano Cospito”, recluso al 41 bis. Non è rimasto un caso isolato. Dopo si sono susseguiti gli attentati a simboli italiani in Spagna e in Cile, poi l’auto della console Schlein incendiata in Grecia e lo stesso tipo di azione all’ambasciata di Berlino. Tutti accomunati dalla matrice “per Cospito”.
Segnali su segnali anche in Italia, dove, però, la Federazione anarchica informale (Fai) di cui Cospito fa parte è numericamente esigua: non più di 150 anarco-insurrezionalisti, secondo la recente ricognizione dell’Antiterrorismo. Il governo di Giorgia Meloni poteva dunque muoversi in tempo e provare a raffreddare la brace che covava sotto la cenere del risentimento dell’anti-Stato, eccitato dal decreto ministeriale firmato da Cartabia che a maggio ha messo Cospito, condannato a trent’anni ma senza alcun omicidio alle spalle, nel carcere duro.
Anche perché il piano dell’anarchico era stato scoperto mesi fa. “A giugno, luglio e settembre – si legge nella relazione del Gruppo operativo mobile, che accompagnava il plico inviato al ministero della Giustizia e finito nella disponibilità del deputato meloniano Giovanni Donzelli – Cospito lo aveva preannunciato ai familiari nei colloqui: aveva iniziato a mangiare molto di più per rinforzare il fisico e prendere peso in vista di una “dieta” da iniziare nel mese di ottobre. All’inizio temeva di non avere seguito e risonanza mediatica, poi ha assunto un atteggiamento spavaldo, annunciando che non si fermerà fino a quando il regime differenziato non sarà abolito”.
Era questo il momento in cui, se avesse voluto, la politica avrebbe potuto intervenire. Ancora all’inizio di gennaio si era presentata l’occasione: l’avvocato Flavio Rossi Albertini aveva depositato un’ulteriore istanza di revoca del 41 bis, sulla base di una sentenza della Corte di Assise di Roma che aveva assolto gli imputati anarchici dall’accusa di associazione con finalità di terrorismo, rimarcando il tratto orizzontale della Fai dove non è possibile individuare un capo. Né, a maggior ragione, lo si può individuare in Cospito. Pure l’invito del Garante dei detenuti al trasferimento per motivi sanitari è stato ignorato per settimane: mentre Cospito girava per la cella con tre pantaloni e tre maglioni per il freddo (la perdita di peso gli aveva provocato uno choc termico), svenendo sotto la doccia bollente, gli operatori del carcere scrivevano “situazione non critica”, specificando: “Il detenuto afferma che grazie allo sciopero della fame ha notato un grande miglioramento dell’asma cronica”.
La preoccupazione per questo weekend è il frutto di un lungo elenco di errori e di omissioni, che rende oggi la situazione di complessa gestione. Volantini che chiamano alle manifestazioni di Roma, Palermo, Taranto stanno girando nelle chat di chi protesta per il caro bollette e sono di questo tenore: “Non lasciamo che Alfredo esaurisca i colpi nel suo caricatore”, “Siamo sicuri che ogni colpo ben assestato crei una breccia nei muri che il potere erige per contenerci dentro e fuori le sue gabbie”. Sui muri di alcune città sono apparse le foto di magistrati e politici, bollati come “gli assassini” di Cospito. “Ma dal movimento anarchico non insurrezionalista – ragionava ieri sera una fonte dell’Antiterrorismo – non ci aspettiamo disordini programmati a tavolino. La questione è capire però se tra i manifestanti qualcuno ha interesse che ci siano”. Non soltanto tra i manifestanti, probabilmente.