Tommaso Ciriaco La Repubblica 4 febbraio 2023G
Governo Meloni, sugli aiuti è una sconfitta. La contropartita per l’Italia è l’hub europeo del gas
La premier prepara la strategia per il Consiglio europeo del 9-10 febbraio L’obiettivo è limitare i vantaggi per le imprese tedesche
Quando a sera Giorgia Meloni sale a bordo del volo di Stato per fare rientro a Roma, il sospetto è ormai consolidato in certezza: la Germania continua a lavorare per l’interesse delle sue aziende nazionali e nulla, almeno nel breve periodo, le farà cambiare idea.
Difficilmente poteva andare peggio, nella missione a Berlino. La più importante da quando è diventata presidente del Consiglio. Perché il muro contro cui Meloni si scontra è duro come il granito della Cancelleria tedesca. Olaf Scholz glielo dice in faccia, la premier si sottopone a una doccia fredda annunciata: gli strumenti comuni europei già ci sono e si chiamano RepowerEu e Recovery. La presidente del Consiglio incassa il colpo e prepara una resistenza, che è soprattutto tentativo di limitare i danni in vista del Consiglio europeo del 9-10 febbraio.
Sia chiaro, si batterà per provare a ottenere almeno il massimo della flessibilità sulle risorse europee già stanziate. Per strappare una tempistica migliore sull’ipotesi di un fondo sovrano continentale. Ma avendo ben chiaro l’obiettivo più importante, divenuto lampante dopo il faccia a faccia con il Cancelliere: limitare in modo chirurgico l’allentamento delle regole sugli aiuti di Stato nazionali di cui inevitabilmente finiranno per godere le aziende tedesche.
C’è almeno un tema attorno a cui i due possono provare a intavolare un ragionamento comune: l’energia. Meloni porta a Scholz l’idea di rendere l’Italia l’hub europeo per il gas che arriva dal Nord Africa. Propone anche accordi sull’idrogeno. E anche il dossier migranti — trattato soprattutto al mattino durante la visita a Stoccolma — porta in dote qualcosa alla leader di FdI, almeno dal punto di vista degli slogan: dal Consiglio uscirà comunque qualcosa da poter rivendere in patria, a partire da meccanismi premiali sui visti e sugli investimenti per i Paesi più virtuosi nel bloccare l’immigrazione illegale. Ma è chiaro che è la cronaca a prevalere. E a rendere assai complesso l’incontro.
Meloni spiega al Cancelliere che esistono due strade per offrire una sponda alla voglia tedesca di aiuti di Stato: il via libera a un fondo europeo a cui possono attingere i Paesi ad alto debito come l’Italia, oppure una totale flessibilità sulle risorse già esistenti. La premier capisce da subito che la prima opzione non è sul tavolo e che comunque è difficile ipotizzare che la Germania dia il via libera a un timing molto più stringente, che anticipi all’estate l’entrata in vigore — e non solo la definizione — di uno strumento del genere. E intuisce che anche la seconda potrebbe diventare un pantano: il principio generico di flessibilità che potrebbe annunciare la Commissione è sì vincolante, ma da solo non basta a risolvere il nodo della competitività delle imprese italiane. E dunque, lima anche il piano B, in vista del Consiglio europeo.
L’obiettivo italiano, a questo punto, diventa quello di provare a ridurre i danni. Come? Limitando, come detto, lo spettro degli aiuti di Stato consentiti. Indicando con precisione pochissime filiere, quei settori in cui le aziende tedesche — e quelle di altri pochi virtuosi Paesi con ingenti risorse pubbliche a disposizione — potrebbero godere di un enorme vantaggio competitivo nel mercato unico europeo. Questo braccio di ferro diventa a questo punto, per paradosso, ancora più rilevante della invocata flessibilità richiesta da Roma sul Recovery e sui fondi di coesione. Se infatti il progetto di fondo sovrano europeo appare ancora un miraggio, almeno nel brevissimo periodo, allora è vitale limitare i danni che scaturirebbero dalla possibilità di Berlino di scatenare la propria potenza di fuoco.
L’effetto delle molte resitenze europee alla posizione tedesca sugli aiuti di Stato, insomma, potrebbe generare un documento ancora più generico di quello messo nero su bianco nelle bozze di conclusioni circolate i giorni scorsi.