Schlein “Non parla da premier Metodi squadristi, i suoi lascino”

Lorenzo De Cicco La Repubblica 5 febbraio 2023
Schlein “Non parla da premier Metodi squadristi, i suoi lascino”
L’intervista alla candidata alla segreteria Pd

 

Elly Schlein, la difesa di Meloni basta a chiudere il caso Delmastro-Donzelli?

«Direi proprio di no – risponde la candidata alla segreteria del Pd – È una difesa imbarazzante e imbarazzata, di una presidente del Consiglio che evidentemente non ha ancora assunto consapevolezza del suo ruolo, che non ha deciso se difendere gli interessi del Paese o del suo partito. Il governo non può uscire fuori da una vicenda così istituzionalmente grave con una lettera, una paginetta del suo diario».

Avrebbe dovuto pretendere le dimissioni di Delmastro?

«Certo, avrebbe già dovuto ritirargli la delega per il pericolo alla sicurezza nazionale che ha causato rivelando informazioni sensibili che il Dap ha giudicato non divulgabili. In altri Paesi ci si dimette per molto meno. Da noi invece quelli che dicono di difendere l’interesse nazionale sono gli stessi che lo infangano.
Confondono le aule parlamentari con via della Scrofa e Atreju».

Dopo l’invito della premier, FdI promette di abbassare i toni. Vi aspettate ancora delle scuse?

«Non è mai troppo tardi per scusarsi e per dimettersi. Anche perché qui siamo difronte a un’aggressione unilaterale.
Quando accusano con metodi squadristi una comunità intera, il secondo partito del Paese, il primo di opposizione, insinuando che si inchina ai mafiosi, le scuse sarebbero il minimo proprio. Ma vorrei che fosse chiara una cosa: non ci facciamo intimidire».

Il Pd proporrà la sfiducia a Nordio, se continuerà a coprire, con un po’ di imbarazzo, le rivelazioni del suo sottosegretario?

«È evidente che Nordio è stato costretto a coprire l’inadeguato Delmastro. Lo abbiamo visto in difficoltà in Parlamento. Ma il ministro della Giustizia, anche per difendere la sua storia di uomo di legge, dovrebbe essere il primo a chiedere al sottosegretario un passo indietro. Intanto gli abbiamo chiesto di tornare in Aula».

Ha la sensazione che la maggioranza, FdI in particolare, voglia alzare la temperatura del dibattito pubblico, per creare una “minaccia alla democrazia” e dipingere il Pd come fiancheggiatore degli anarchici?

«L’intento mi è sembrato evidente fin dall’intervento di Donzelli, costruito irresponsabilmente per creare e alimentare un conflitto.
Succede, con l’estrema destra al potere».

Perché?

«Meloni e il suo partito stanno alimentando un conflitto permanente nel Paese per nascondere l’incapacità di governare, di dare risposte ai bisogni delle persone. Questa destra non offre soluzioni, ma nemici, capri espiatori, per giustificare le preoccupanti svolte reazionarie, come abbiamo visto con i decreti sulle ong o contro i rave. Non dicono mai le parole precarietà e lavoro povero. Non parlano di emergenza climatica.
Strappano le reti di protezione sociale, come il reddito di cittadinanza. Noi vorremmo ricucire il tessuto di questo Paese che soffre».

Come?

«Intanto bloccando, sia in Parlamento che mobilitandoci nelle piazze, il ddl sull’autonomia differenziata che spacca il Paese, un favore elettorale alla Lega, visto che si vota in Lombardia».

Il regime del 41 bis crede vada mantenuto per Cospito, visto anche l’attentato a sua sorella Susanna ad Atene?

«Ai giudici spetta una valutazione complessa. Il 41 bis, che è un regime particolarmente invasivo e restrittivo delle libertà personali dei detenuti, ha avuto un ruolo fondamentale nel contrasto alla criminalità organizzata, ma occorre fare un’attenta valutazione nel caso specifico, per capire se non sia sproporzionato rispetto ai rischi e alla pericolosità concreta di contatti esterni».

Orlando, suo sostenitore, è per la revoca. Condivide?

«Io parlo per me. Il punto è uno solo. In uno Stato di diritto ai giudici spetta di valutare senza farsi influenzare dagli inaccettabili attacchi degli anarchici allo Stato, né dal dibattito politico, se questa persona abbia o meno un potere gerarchico di indirizzare gli atti concreti di una organizzazione che agisce con metodi criminali e violenti. I giudici dovranno stabilire questo. Certo, poi in uno Stato di diritto non si può lasciare che un detenuto muoia sotto la responsabilità dello Stato».

Frange anarchiche sembrano fare breccia nelle università, scendono in piazza. Lei che viene dai movimenti studenteschi, cosa direbbe ai ragazzi che si stanno unendo a queste proteste?

«C’è libertà di manifestazione, hanno diritto di protestare pacificamente, senza incorrere nel metodo violento. Mentre mi pare che il governo dimostri nuovamente problemi con la gestione del dissenso, represso spesso con la forza».

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