Blindare il governo. Ma sulla coalizione c’è l’incognita Regionali

Monica Guerzoni Corriere della Sera 6 febbraio 2023
I passi della leader per blindare il governo. Ma sulla coalizione c’è l’incognita Regionali
Il richiamo all’unità in vista di un voto che può riaccendere le tensioni tra alleati
«Punto e a capo». Per Giorgia Meloni il caso Donzelli-Delmastro è chiuso.

 

Il vicepresidente del Copasir e il sottosegretario alla Giustizia resteranno assisi sulle rispettive poltrone, forti delle parole che la presidente del Consiglio ha scritto nella lettera al Corriere e ripetuto ai «big» della coalizione, riuniti ieri all’auditorium della Conciliazione: «Non vedo ragione alcuna per le dimissioni». Né vede, la leader della destra, «alcun genere di contraccolpo» sulla tenuta della maggioranza.

Per quanto malessere il «duo» di Fratelli d’Italia possa aver generato in Forza Italia, nella Lega e anche dentro il partito della premier (e per quanto infuriata possa essere lei stessa), Meloni si è convinta che fosse necessario difendere a oltranza i due fedelissimi, per blindare il governo. «Giorgia sa bene di non poter muovere una sola pedina — è la lettura di un ministro —. Cedere alle richieste delle opposizioni sarebbe stato un atto di debolezza».

Anche così si spiega il forte richiamo identitario del discorso da leader di partito, il primo dopo cento giorni, pronunciato nel luogo fondativo che nel 2012 vide la nascita di Fratelli d’Italia: la raccomandazione ai suoi di non diventare «come gli altri» e la determinazione a sopportare «molti colpi bassi», senza chinare la testa né farsi condizionare. La convention romana del centrodestra è stata occasione per provare a spazzar via «il polverone» parlamentare sollevato dai due esponenti di FdI e per riaffermare la linea di Palazzo Chigi: «Lo Stato non cede ai ricatti, restiamo uniti a difesa del 41 bis e abbassiamo i toni».

Tra i meloniani che contano prevale la convinzione che il polso duro su Cospito e l’attacco sferrato al Pd stiano pagando in termine di consensi, perché «l’Italia si è divisa tra chi difende lo Stato e chi sta con i criminali e con gli anarchici». Ragion per cui il capogruppo di FdI, Tommaso Foti, ha annunciato una mozione per compattare il governo sul mantenimento del 41 bis «a Cospito e ai mafiosi». In attesa che il Giurì d’onore della Camera si pronunci sulle gesta di Donzelli e Delmastro, la premier prova a voltare pagina.

Annuncia che il 2023 sarà l’anno delle riforme e disegna per il suo governo un orizzonte di cinque anni. La settimana che si apre porta dritto alle elezioni in Lazio e Lombardia e nessuno mette in dubbio che le Regionali, per dirla con Tajani, saranno «un voto di fiducia al governo». Berlusconi è rimasto «sconcertato» dalla performance di Donzelli e Delmastro («i due folli», li chiama un alto dirigente azzurro), ma ha scelto di non infierire sull’alleato in difficoltà e ha sfornato appelli all’unità della coalizione. Salvini, tirandosi lestamente fuori dalle polemiche, si è scagliato contro i «gufi» e non contro i meloniani. E Lupi ha fatto la sua parte per rilanciare gli appelli della premier all’unità nazionale e alla responsabilità.

Ma se nelle urne lombarde e laziali Fratelli d’Italia dovesse stravincere rispetto a Lega e FI, allora sì che le tensioni tra i leader, finora sopite, potrebbero accentuarsi e la tregua incrinarsi. «Salvini è l’alleato più fedele della premier in questa fase — sottolinea un esponente del governo —. Ma cosa accadrebbe se una crescita ulteriore di FdI in Lombardia schiacciasse la Lega sotto il 10%?». Altre scintille potrebbero presto scoccare in Parlamento. Ieri, dietro le quinte della convention elettorale, una voce dai palazzi fuggita ha agitato gli animi della premier e dei ministri: «Ma è vero che Nordio vuole anticipare a mercoledì l’informativa in Parlamento su Cospito e 41 bis?». Minuti di panico, poi il sospiro di sollievo: il Guardasigilli parlerà come previsto il 15 febbraio, dopo le Regionali.

 

Aggiungi ai preferiti : Permalink.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato.