Le sofferenze di Berlusconi, a Milano era meglio la Moratti

Tommaso Ciriaco, Lorenzo De Cicco La Repubblica 6 febbraio 2023
Berlusconi è già al bivio “Così si va troppo a destra a Milano avrei scelto Moratti”
Il Cavaliere allarmato dai sondaggi su FI Tajani: “Noi non abbiamo alzato i toni”

 

La confidenza risale a martedì scorso, poche ore dopo l’esplosione del caso Donzelli. E descrive la faglia che rischia di aprirsi già martedì 12 febbraio nel centrodestra. Silvio Berlusconi si confronta con uno storico consigliere che gli è rimasto vicino e consegna tutta la frustrazione, l’amarezza, l’ossessione che lo turba da settimane. «Per colpa di Fratelli d’Italia stiamo andando troppo a destra. Non si vince senza un centro moderato. Fosse per me, in Lombardia voterei Moratti».

Il Cavaliere non ce l’ha con l’uscente Attilio Fontana, ovviamente, né sosterrà la candidata del Terzo Polo a scapito della coalizione di cui fa parte. E ovviamente negherà in pubblico quanto confidato in privato. Ma lo sfogo rivela altro, che è anche peggio: ha paura che le Regionali possano sancire la polverizzazione di Lega e Forza Italia, la cannibalizzazione dei due partiti da parte di FdI. Il rischio è che la premier mortifichi gli alleati proprio in terra lombarda, culla del leghismo e del berlusconismo.

Accanto a questo senso di impotenza dell’anziano leader, si fa strada in queste ore un altro scenario di cui si parla ormai apertamente ai vertici della coalizione: un collasso elettorale del Carroccio, l’apertura di una fase di profonda instabilità a via Bellerio, il rischio di un ribaltone interno a danno di Matteo Salvini. Uno spettro che ha monopolizzato ieri anche i dialoghi riservati nel retropalco della manifestazione per Francesco Rocca.

Quella di Berlusconi è quasi un’ossessione. Come tutte le ossessioni, vive di rituali che si alternano in un pendolo tra orgoglio e fastidio. «Non riusciranno mai a dividere il centrodestra», ha ricordato ieri il fondatore di FI davanti a Meloni e Salvini, strappando l’applauso dei militanti. Il Cavaliere, però, non nasconde privatamente la rabbia per «l’ingratitudine» dell’alleata.

Un sentimento che si intuisce anche da alcuni passaggi consegnati alla platea: «Il centrodestra esiste grazie a me, Forza Italia è l’esclusiva rappresentante del Ppe in Italia. Dal punto di vista dei numeri, siamo una forza politica indispensabile per tenerein vita questa maggioranza e questo governo». Segnali, colpi di coda, promesse di vendetta che si scontrano con un assoluto squilibrio nei rapporti di forza. Difficile che basti, allora, provare a prendere le distanze, ad esempio sul caso Cospito, per mostrarsi moderati.

Il problema è che di moderato questo governo ha ben poco. Certo,Berlusconi prova a smarcarsi. A ricordare ad esempio che FI si è «tenuta alla larga dalle polemiche» attorno alla detenzione al 41 bis dell’anarchico e ha chiesto nuove carceri «per adempiere alla fondamentale funzione di rieducazione dei detenuti». E anche Antonio Tajani – vicinissimo a Meloni – prende le distanze dall’appello a contenere le polemiche lanciato dalla premier: «Noi non abbiamo mai alzato i toni».

La verità è che da giorni girano sondaggi riservati clamorosi, che hanno agitato le segreterie della maggioranza. Nel Lazio, Fratelli d’Italia sarebbe da sola quattro volte più forte della somma dei voti di Lega e Forza Italia. In Lombardia, triplicherebbe il consenso del Carroccio. Politicamente, i meloniani sopra la soglia del 30% potrebbero vantare un predominio totale sull’area di maggioranza. Se poi Salvini non riuscisse a superare il 10% in terra lombarda – con gli azzurri ancora più indietro – l’effetto sarebbe imprevedibile.

Meloni non sembra curarsi di questo rischio, almeno per quanto riguarda Forza Italia. Non teme di “vincere troppo”. Quanto alla Lega, il ragionamento è lievemente più sfumato: ha concesso la bandiera dell’autonomia a Salvini, provando a tutelare un segretario a rischio ribaltone. Resta però il fatto che volerà domani a Milano per chiudere di persona la campagna elettorale di Fontana e intestarsi l’eventuale exploit di FdI. Di certo, non smetterà di cavalcare le intercettazioni rivelate dai suoi fedelissimi, concentrandosi soprattutto sul tema del carcere duro.

Dopo alcune ore di tribolazione a ridosso della missione a Berlino, ha sposato la linea dei falchi, quella incarnata a Palazzo Chigi dal sottosegretario Giovanbattista Fazzolari. E questo perché le rilevazioni riservate in mano al partito indicherebbero che gli italiani hanno capito poco dello scandalo. E che, in questa nebbia, a guadagnare consensi sarebbe la destra. «Vinciamo le Regionali – è il senso dei suoi ragionamenti – e poi vediamo se avevamo ragione noi o i presunti osservatori illuminati. Vediamo con chi stanno gli italiani».

 

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